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Lettera aperta all’On. Presidente Fini (parte 2). Sono io il suo consigliere?

Lettera aperta all'On. Presidente Fini (parte 2). Sono io il suo consigliere?

Illustre Presidente Fini, vengo subito al punto: sono stato citato in giudizio da Mario Landolfi (PDL) per una serie di articoli.
 
Nell’atto di citazione si legge, in merito al mio articolo Lettera aperta all’Onorevole Gianfranco Fini quanto segue: “Il Nazzaro, poi, non contento, decide di scrivere, lui che, come confessa, nella medesima lettera, è un elettore di sinistra e non un membro di AN, una lettera aperta all’Onorevole Gianfranco Fini, leader del partito di Landolfi (con l’evidente fine di discreditarlo presso il massimo esponente dell’allora Alleanza Nazionale e del partito intero e, come vedremo, ci è riuscito).
 
La citazione continua come segue: “…l’opera diffamatrice presso Fini ha avuto successo in quanto l’On. Landolfi ha perduto tutte le cariche istituzionali nonché gli incarichi di rilevanza nazionale nell’ambito di partito”.
 
Di poi ancora “…della volontà di aggredire la reputazione dell’On.le Landolfi e di discreditarlo, in particolare nei confronti di Gianfranco Fini, e ciò senza alcuna ragione giustificatrice…”.
 
Illustre Presidente Fini, può immaginare la mia sorpresa: sono un suo (presunto) consigliere e non lo sapevo. Presunto, ovviamente, perché su questo punto dovrà decidere un tribunale.
 
Però, mi consenta On. Presidente Fini che questa notizia mi coglie di sorpresa. Se fosse accertato il mio potere di influenza sulle sue decisioni, beh ci sarebbe una svolta.
 
Certo, immagino anche quelli che la vorranno attaccare dicendo: “Avete visto si fa consigliare da un comunista!”. Però non tutto il male viene per nuocere. Posso riscrivere il mio curriculum vitae. Mi vedo già ad un colloquio di lavoro:
“Lei cosa fa nella vita?”
“Io influenzo le decisioni politiche del Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini!”
 
E posso chiedere anche un bello stipendio. Ma detto questo, potremmo avere una grana con l’agenzia del Lavoro. Sa come vanno le cose in Italia, qualcuno si mette, fa un controllo, e poi si dice che Lei On. Fini non retribuisce i suoi consiglierei, perché io non ho mai percepito nulla da Lei.
 
Lei si chiederà: “ma perché questo Nazzaro, che è di sinistra mi scrive anche una seconda lettera aperta?”.
 
Ottima domanda. Volevo metterla a conoscenza del fatto che sono un giornalista, ma non di quelli importanti. E quindi se Lei si offende per l’accostamento alla mia figura, ha proprio ragione. Anche io mi offenderei. Però non mi citi o quereli perché non è stata una mia intuizione quella di essere suo consigliere.
 
Ed è qui il punto di questa mia seconda missiva: d’improvviso mi ritrovo durante un normale giorno lavorativo di febbraio a scoprire di essere persona capace di influenzare il suo giudizio, e non per dire, Lei è la terza carica dello Stato. Mia mamma voleva che facessi carriera, forse ora posso dirglielo che sì, ne ho fatta di strada.
 
Immagino che importanti compiti istituzionali l’attendano e quindi non le rubo più tempo, io anche ho un contratto a progetto che devo rispettare. E come dice un mio caro amico: iamm’ a faticà.
 
La saluto con il dovuto rispetto.
 
Sergio Nazzaro

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