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 Home page > Attualità > Cronaca > Le squallide contorsioni di Sgarbi sui professionisti dell’antimafia

Le squallide contorsioni di Sgarbi sui professionisti dell’antimafia

Sgarbi è il vero professionista dell’illusionismo dialettico. Nella polemica con la famiglia Borsellino è riuscito a compiere acrobazie illogiche enormi senza essere minimamente smascherato.

Il progredire del suo ragionamento è ai limiti della fanta-dialettica. Offre la cittadinanza onoraria, in qualità di sindaco di Salemi, alla signora Borsellino (vedova di Paolo) mostrando rispetto per il lavoro del marito. Salvatore e Rita Borsellino (fratelli di Paolo) legittimamente chiedono alla cognata di rifiutare quell’invito.

I giornalisti chiedono a Sgarbi perchè mai i fratelli del magistrato ce l’abbiano con lui. La risposta è allucinante: "Perchè sono dei professionisti dell’antimafia come quelli denunciati da Sciascia tanti anni fa". Come, come? Sciascia nel 1987 accusò di professionismo dell’antimafia proprio Paolo Borsellino.


Signor Sgarbi se, secondo il suo pensiero, Sciascia aveva ragione e quindi Paolo Borsellino sarebbe stato un professionista dell’antimafia, perchè offre la cittadinanza onoraria alla vedova dello stesso magistrato? se aggiungiamo che il signor Sgarbi ha più volte criticato (e diffamato) il giudice Caselli e il suo pool antimafia continuiamo a non capire.

Il potere della parola e la notorietà non le danno il diritto di fare teatrino e intaccare l’onore di una famiglia che ha pagato un tributo molto alto alla libertà e alla democrazia italiana. Aveva annunciato che voleva dimettersi? lo faccia per favore. Le saremo molto grati.

Viva Paolo Borsellino. Viva Gian Carlo Caselli. Abbasso i professionisti dello pseudo-garantismo all’italiana.

Commenti all'articolo

  • Di Barbara Cristina (---.---.---.118) 6 gennaio 2009 16:09

    Non comprendo il termine “professionismo dell’antimafia”. E scusate se è poco. Un’accusa? In apparenza, il termine non ha alcuna connotazione negativa: ben vengano i professionisti, quelli veri, ad adoperarsi contro la mafia. Se Sciascia intendeva velatamente accusare Borsellino di protagonismo, la questione è diversa: Sgarbi avrà voluto in tal modo criticare gli eredi del magistrato per il loro voler essere sempre e comunque sotto la luce dei riflettori – opinione sua. Sarebbe un equivoco da chiarire. In ogni caso, non capisco per quale ragione i fratelli di Borsellino dovrebbero avercela con Sgarbi; forse, quello alla vedova è stato un consiglio dettato da altre ragioni. Sull’opportunità o meno di certe uscite infelici del critico d’arte, ritengo appunto che egli sia a sua volta un ottimo “professionista dell’arte”… e che a quello dovrebbe attenersi.

    • Di Mistero Pagano (---.---.---.78) 6 gennaio 2009 17:15

      Grazie a Cristina forse si è capito un pò meglio il pezzo su Sgarbi e sul parere non favorevole dei fratelli di Paolo Borsellino come interposte persone alla domanda alla quale dovrebbe rispondere invece la stessa Signora che, nel caso rifiuti, non imbarezzerebbe il "politico" Sgarbi. Egli saprebbe uscirne fuori con sicuramente con il savoir faire della politica, ma l’intervento di altri quello no, il sanguineo vittorio nn potrebbe ammetterne intromissioni nella sua scena figurata, quella che fa di lui un sommo, indiscutibile protagonista.

    • Di freesud (---.---.---.55) 6 gennaio 2009 17:20

      "Professionismo dell’antimafia" è una accusa lanciata nel 1987 da Leonardo Sciascia. Si riferiva a coloro che utilizzavano l’antimafia solo per fare carriera. La cosa sciagurata di Sciascia furono gli esempi: Paolo Borsellino e Leoluca Orlando. Come possiamo constatare Paolo Borsellino non fu "un professionista dell’antimafia" ma uno che provò a combattere la mafia con tutte le proprie forze. E ci stava riuscendomolto bene. La sua triste fine è il sugello conclusivo al gravissimo errore di Sciascia. Se si condividono quelle parole non si può anche premiare simbolicamente Paolo Borsellino. E’ una contraddizione violenta.

    • Di HOPLA’ (---.---.---.78) 6 gennaio 2009 19:35
      HOPLA'

      ...cioè vuoi dire che il conio di quell’espressione, la tangibilità improvvisa di quella realtà ne ha orientato il drammatico assassinio?

    • Di freesud (---.---.---.212) 6 gennaio 2009 20:58

      Alle parole di Sciascia il Coordinamento antimafia di Palermo reagì con parole durissime. Per tutta risposta Il Giornale di Sicilia pubblicò nomi, cognomi e indirizzi degli appartanenti al coordinamento antimafia. Una cosa pericolosissima per quegli anni. Quasi tutti gli intellettuali dell’epoca si schierarono con Sciascia. Tranne qualche positiva eccezione. Io non dico che quelle parole orientarono il drammatico assassinio. Voglio però ricordare che nel 1992 Paolo Borsellino in un discorso pubblico affermò che Giovanni Falcone cominciò a morire con quell’ articolo.

    • Di hopla (---.---.---.78) 6 gennaio 2009 22:00

      Vorrei capire ancora meglio il ruolo di Sciascia e quel suo "diritto d’autore" dei termini ... e la voracità di quei giornalisti che per puro scoop pubblicarono i nomi del pool antimafia. Se ritieni come me che a volte il mestiere di giornalista, in nome dell’informazione a tutti i costi, consiste, e in questo caso a maggior ragione grave, nell’inutile parlare e mai del fare.

    • Di freesud (---.---.---.237) 6 gennaio 2009 23:52

      Provo a contestualizzare gli eventi. L’articolo di Sciascia fu pubblicato con grande evidenza dal Corriere della Sera, diretto, in quel periodo, da Piero Ostellino. IL precedente direttore di quel giornale era Alberto Cavallari rimosso perchè antipiduista. Il Giornale di Sicilia dell’epoca era molto vicino a discussi ambienti imprenditoriali palermitani e catanesi. Sciascia attaccò anche Leoluca Orlando. In quel momento fiero oppositore di Lima e degli Andreottiani.

    • Di HOPLA’ (---.---.---.78) 7 gennaio 2009 00:56
      HOPLA'

      Hai letto il libro "Leoluca Orlando racconta la mafia"? Dice Orlando «Sarei tentato di scrivere l´elogio della vecchia tangente. La vecchia tangente inquinava un affare e da essa potevi difenderti: pagandone una maggiore o rivolgendoti a un procuratore della Repubblica. Il conflitto di interessi, invece, inquina un sistema e non è configurabile di regola come un reato. E allora cos´è oggi Palermo? Palermo, capitale dell´antimafia, faceva scandalo. La Palermo di oggi, la Palermo sede sociale della nuova mafia, non fa scandalo. Non fa scandalo perché è in sintonia con la crisi di sistema dell´intero Paese. Nell´intero Paese dopo anni di corruzione e dopo anni di mani pulite oggi l´Italia illegale si è modernizzata e il nostro Paese è diventato sede sociale del conflitto di interessi. Non sto parlando di Berlusconi, soltanto di Berlusconi, sto parlando di una cultura, di uno stile di vita che sta coinvolgendo e omologando esponenti politici, imprenditori, intellettuali e artisti di entrambi gli schieramenti. Il conflitto di interessi è la carta d´identità delle nuove caste; è il comune denominatore di tutte le illegalità, al Nord come al Sud; è la cifra culturale che consente alla mafia di prosperare in una stalla di Corleone così come nella borsa di Milano. Il conflitto di interessi è la nuova tangente, il nuovo pizzo del terzo millennio. (...) L´Italia parabola di Palermo e viceversa. Tutto si tiene - Palermo e l´Italia - nel bene e nel male».

    • Di freesud (---.---.---.237) 7 gennaio 2009 01:30

      Non l’ho ancora letto. Condivido il brano che hai gentilmente trascritto.

    • Di daniela zannetti (---.---.---.78) 7 gennaio 2009 14:50

      Freesud grazie, sei stato molto gentile a chiarire tutta la vicenda.
      Adesso è possibile concordare sullo "sgarbo dei contorsionisti".

    • Di freesud (---.---.---.183) 8 gennaio 2009 17:48

      Grazie a voi per l’attenzione :)

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