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Le mirabolanti promesse di Silvio B. e il nostro nuovo medioevo

Promesse mai mantenute e aperte menzogne come quelle di Berlusconi, che avrebbero portato alla conclusione, nel ridicolo, della carriera di qualunque uomo politico del passato, sono perfette per far parlare di sé, e ancor di più per distogliere l’attenzione dalle proprie colpe, insufficienze ed incapacità, nell’età dell’intrattenimento e della distrazione di massa.

Il campo di golf e il casinò (ricordarsi di mettere l’accento) a Lampedusa? Dev’essere davvero poco in forma, il Capo, angustiato dai suoi problemi personali e giudiziari. In passato ha promesso molto di più (e di meno realizzabile) ai propri fedelissimi: la cura del cancro, il rimboschimento dell’Italia con cento milioni d’alberi (il Duce voleva riempire l’Appennino d’abeti; pensava portassero neve e gelo e che con questi si sarebbe rinforzata la deboluccia italica schiatta: persistenze dell’immaginario autoritario) e, cosa ancora più irrealizzabile dato il nostro indebitamento l’abbassamento delle tasse. La promessa più fantasiosa? Ma quella che sta al cuore del suo messaggio; quella costantemente ripetuta di fermare chi non c’è o è ormai irrilevante nella politica e nella società italiane: i pericolosissimi, onnipresenti, potentissimi, comunisti.

Promesse e menzogne, stanno alla base della comunicazione del Presidente del Consiglio; menzogne tanto numerose e continue da non poter neppure essere enumerate. Una? La più infantile, forse: quella sul numero dei suoi processi. Sono ventisette, fin qui, ci comunica san Travaglio; sono novanta e più, cento e più, si vanta Berlusconi, quasi le imputazioni fossero medaglie al valore, per il giubilo delle sue truppe.

Promesse mai mantenute e scoperte menzogne, quelle di Berlusconi, che avrebbero portato alla conclusione, nel ridicolo, della carriera di qualunque uomo politico del passato, ma perfette per far parlare di sé, e ancor di più per distogliere l’attenzione dalle proprie colpe, insufficienze ed incapacità, nell’età dell’intrattenimento e della distrazione di massa.

E’ guardando oltre i confini italiani che il berlusconismo diventa comprensibile, e meno vergognoso; è la nostra declinazione di un generale imbarbarimento dell’occidente, iniziato un secolo fa, che proprio in questi decenni sta giungendo a compimento.

Non è solo in Italia che la politica è ridotta a slogan, urlati oggi per essere dimenticati domani; è ovunque che il ragionamento è stato sostituito dall’aforisma.

Ovunque questo contemporaneo ritorno all’alto medioevo mostra gli stessi caratteri, frutto della banalizzazione della parola, prima ancora che dell'immagine, prodotta dai moderni mass media; le paure e le insicurezze che fanno di ogni individuo una cittadella con il ponte levatoio sollevato, radice della disgregazione sociale di cui il berlusconismo si ciba, sono innanzitutto il risultato di un informazione gridata che, per distinguersi e conquistare un briciolo d'attenzione, deve far leva sui più elementari meccanismi psicologici.

E’ una società ridotta a somma d’individui incerti e spaventati quella che ha bisogno di un Capo e delle sue rassicuranti affabulazioni; è un politica ridotta a tribalismo quella che si combatte lanciandosi contro urla di guerra (questa è esattamente l’etimologia dello scozzese slo-gan).

E’ una società bizantina, con una classe dirigente che ha per primo obiettivo il mantenimento dello status quo, quella che accetta dei politici che solo possono essere guardati di fronte, tanto indegni sono se visti nella loro umana miseria, immersi nell’oro di una pseudo-realtà affatto virtuale; una società che ha perso la capacità di sognare e solo vuole che le siano risparmiati i peggiori incubi.

E’ nella natura di questi incubi che si rivela il carattere originario di questa nostra epoca, reazionaria e regressiva come tante altre; eleviamo a tragedie i piccoli inconvenienti di qualunque esistenza, non la peste nera, come tramutiamo in invasioni barbariche l’arrivo di qualche migliaio di disperati, non quello dei goti o degli unni.

Emergenze continue e pericoli sempre in agguato, ma debitamente remote e abbastanza improbabili da consentirci di dormire, magari con l’aiuto di una pastiglia, che il Capo ed i suoi cavalieri affrontano per noi; per proteggerci.

E’ l’essenza del berlusconismo, ma è anche l’essenza della politica dell'era post-post-moderna o chiamate voi come vi pare questi nostri anni folli.

I comunisti di Berlusconi non sono più irreali delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein; le sue menzogne addirittura più accettabili di quelle con cui si è condotto un emisfero alla guerra.

La scomparsa del cittadino, la sua riduzione a plebeo disinformato, ammansito da prediche dai pulpiti, tenuto a bada da continue restrizioni della libertà personale e d’espressione (giustificate, va da sé, dalla suprema esigenza della sicurezza), costretto a rimirare da lontano una raffigurazione artefatta del sovrano, non è, purtroppo, un fenomeno solo italiano: è di tutto l’occidente.

Reagire a questo degrado combattendo il male con il male, opponendo alla slogan quello contrario, ribattendo con gli aforismi agli aforismi, proponendo soluzioni diverse ai non-problemi messi al centro dell’attenzione pubblica dai fautori dell’imbarbarimento, non serve a nulla; rappresenta, anzi, l’estrema resa alle forze di questa reazione che solo mi viene da chiamare anti-illuminista. Anti-rinascimentale.

Alla riduzione del mondo a paesaggio stilizzato, a vuoto più o meno dorato, si reagisce tornando ad informarsi in prima persona imparando come trovare, tra i miliardi di notizie disponibili in rete, quel che ci interessa veramente; agli aforismi vanno opposti, meticolosi, forse noiosi (quanta noia c’è dentro ogni lavoro ben fatto), ma certo compiutamente svolti, i ragionamenti.

Ad una politica che urla, deride, sghignazza, e s’affida alle sparate del Capo, va opposta una politica della ragione, che non s’affida al carisma del singolo, ma alle profonde convinzioni di molti.

Non è adatto ai salotti televisivi, un simile modo d’agire? Non fornisce titoli ai giornali?

Benissimo; si dovrà tornare a fare la politica dove va fatta: nella polis, nell’agorà, tra i cittadini. Bisognerà lasciar perdere le telecamere e i palchi ed andare nei soggiorni, nei bar e sui luoghi di lavoro.

Il Capo mente? Le sue menzogne, costantemente ripetute e amplificate dai media, diventano per molti la realtà?

E’ certo un problema, e il prezzo di questo scollamento dal mondo lo pagheremo nei decenni a venire, ma non durerà a lungo; la realtà nient’affatto virtuale di carrelli della spesa da riempire, case da riscaldare e figli da mandare a scuola, si sta già incaricando di mostrare, a chi la vuol vedere, la verità.

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.75) 5 aprile 2011 13:43
    fernanda cataldo

    vero, quando si vive a distanza dal "berlusconismo" la manipolazione mediatica è molto più evidente, salta immediatamente agli occhi. però non giustifica l’assenza di capacità analitica degli italiani, o se vogliamo è mettere "la faccia" al proprio dissenso che sta diventando problematico, il potere dei soldi sovrasta la dignità "politica" come non mai.

    sì, forse i cittadini individualmente e non fusi nell’anonimato della massa potrebbero riacquistare un sussulto di dignità sociale e politica.

    ferni

  • Di pv21 (---.---.---.146) 5 aprile 2011 19:41

    Silenzi e abbagli >

    I suoi metereologi Mediaset non hanno informato Berlusconi che il maestrale avrebbe soffiato per 48, 60 ore (e oltre) proprio su Lampedusa.
    I suoi consulenti immobiliari non l’hanno avvertito che la Villa vista sul web è a ridosso dell’aeroporto e “tutta da rifare”. E ancora.

    I suoi funzionari ministeriali non gli hanno ricordato che alla base delle “riammissioni” a Ventimiglia c’è un trattato italo-francese (1997) .
    Le sue entrature vaticane non gli hanno segnalato gli oltre 2500 “posti pronti” messi a disposizione dalla Caritas.
    I suoi alleati Leghisti non gli hanno detto che i migranti irregolari scappano dai “rimpatri forzosi” mentre con i “permessi protezione umanitaria” (Bossi-Fini) possono andare nei paesi Schengen.

    Così il Cavaliere può dire che la politica “è impotente” e che al posto del cavallo si ritrova un dromedario.
    E’ così che la ex-ripresa, diventata “semi-crescita”, continua a pesare sul paese come Se fosse Stagnazione

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