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Le fragranze della primavera nel tanfo della politica

In queste sere primaverili in cui la brezza dondola appena l’aria, il pitosforo in fiore emana un’essenza che ti fa comprendere appieno il significato del termine “inebriante”; l’albero di limone, accanto, geloso del pitosforo, lo sfida sparando il profumo dei propri fiori nel tentativo di sopraffare il concorrente mentre la menta selvatica sonnecchia sorniona nel vaso di terracotta in attesa di essere solo sfiorata per poter competere con i due. Che meraviglia!

In pace con te stesso entri in casa, le narici ancora pregne di tante fragranze, accendi la luce e meccanicamente afferri il telecomando puntandolo verso la tv già sintonizzata sul canale che trasmette il TG a quell’ora. Premi il tasto “ON”, allarghi il nodo alla cravatta, ascolti i titoli inframmezzati dalla musica della sigla e già le narici perdono la memoria dei profumi appena goduti per essere sopraffatte dal lezzo. Eppure la tv olfattiva non è stata ancora inventata!

S’inizia col leghista di turno, quel “deputato” europeo Borghezio che ama farsi ritrarre “cornuto”, cioè bardato di finto elmo vichingo le cui corna però non appartengono neppure a un mascolino toro italico, ma solo a una pur onorevole vacca padana di dubbia genealogia. Costui si scaglia contro la neo-ministra Kyenge, colpevole di avere la pelle nera e le idee ben più civili e umane delle sue. Come se non bastasse, il citato elemento viene affiancato dal suo degno compare di partito, tale Salvini, spalleggiato da quell’altro grande intelligentone centrista cattolico osservante, il cui cognome risponde a Giovanardi, impegnato anche lui a dare addosso al “nero”, anzi, alla “nera”. Il “padano” Salvini coglie al volo la tragica, ma per lui ghiotta circostanza dell’omicida congolese di Niguarda, per fare della solita erba un fascio. Nella sua pochezza, però, non commenta le gesta dell’omologo italiano, tale Fabio Conti Tozzo il quale si è scagliato contro inermi passanti nella stazione di Palermo. C’è da scommettere che i “nostri” evoluti padani, se intervistati in merito, sosterrebbero quanto segue: l’italiano Conti Tozzo ha usato “solo” un martello sfondando “solo” la scatola cranica di uno degli aggrediti, mentre il congolese Kabobo si è avvalso di un più pericoloso piccone producendo danni ben più gravi e poi, in fin dei conti, l’italiano Conti Tozzo è pur sempre un terrone, nonostante che l’altisonante cognome composto richiami ascendenze “longobarde”!

Che pena dover prendere atto di essere noi tutti a garantire le ingenti indennità ai Borghezio, ai Salvini, ai Giovanardi. Se si pensa che paghiamo le tasse anche per mantenere costoro mentre i nostri figli laureati campano, quando gli va bene, con contratti precari da seicento euro al mese!

Il lezzo invade le narici. Eppure la pagina politica continua ad offrire “puzzette” a non finire. Apprendi che il vice di Letta, Alfano, affiancato da alcuni neo-ministri, va a manifestare contro la magistratura, non soddisfatto della indegna pagliacciata sui gradini del tribunale di Milano a sostegno del più squallido elemento che abbia mai calpestato i pavimenti e le scalinate del Parlamento nazionale. La faccenda più sconcertante sta nel silenzio della Presidenza della Repubblica. Ti chiedi: è mai possibile che il “difensore primo” della Costituzione e della dignità nazionale taccia di fronte a tali sconvolgenti manifestazioni eversive? Eppure è così. Ti spieghi ora il sorriso soddisfatto di Berlusconi ad avvenuta riconferma del Presidente Napolitano, il comunista.

Oddio! Tenti di trattenere il respiro nella speranza di contenere anche il disgusto, ma non vi è pace; arriva l’altra notizia: il PD elegge il traghettatore. Ora ti vien da pensare: ma questo cavolo di partito non può stare attento almeno alle definizioni? Il termine “traghettatore” evoca il dantesco “Caron dimonio spaventoso e sozzo”. Come dire che il neo-segretario non potrà far altro che “traghettare” il PD verso le sponde dell’inferno, come se già non ci fosse.

Come se non bastasse, la timida giornalista introduce il servizio riguardante le ultime tanto triviali quanto scarsamente intelligenti esternazioni del comico nazionale, quel Grillo secondo solo a Berlusconi nel far ridere coloro che ancora non sono costretti al pianto.

Basta. La misura è colma. Spegni la tv ed esci in giardino per rinfrancarti coi profumi della primavera, ma è tardi; ti accorgi che il pitosforo dorme, il limone si è appisolato. Ti rimane la menta sorniona. L’accarezzi e lei non ti delude, ti avvolge in tutta la sua essenza e pensi: ah, se la sinistra fosse come la menta! Sorniona sì, ma appena l’accarezzi esplode nella sua più intima anima e nella più profonda genuinità. T’illudi, ma è bello. Non sarà la “rossa primavera”, però quel profumo è la speranza in un futuro nel quale l’umanesimo potrà prevalere sull’arroganza del potere come sull’imbecillità, sull’ignoranza e sul dominio sterile del denaro.

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