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“Le finestre dei pensieri” di Alessandro Bagnato

«A volte osserviamo i pensieri distesi su un grande prato come la purezza dei fiori ed essi aspettano che qualcuno si accorga della loro presenza. Restano lì fermi in attesa, ma nessuno li raccoglie. I pensieri si ritrovano come le foglie che cadono dagli alberi in autunno. Cadono, cadono e cadono e rimangono lì, pure e innocue. La gente passa e le calpesta, e neanche chiede scusa».

Il pensiero dell’essere umano è il punto cardine di questo libro pubblicato dalla Booksprint Edizioni nel novembre del 2011. Un compendio di filosofia del pensiero, senza contare che ormai la filosofia si insegna sin dalle scuole superiori, se non prima. A tratti sembra quasi un’apologia della filosofia. «Personalmente credo che la filosofia sia la massima meraviglia, capacità intellettiva dell’uomo. L’uomo si creò con la filosofia e la filosofia si creò con l’uomo».

Un testo senza pretese di scientificità che analizza un argomento già studiato e già discusso da filosofi e letterati del passato che con una rapida carrellata di analisi altrui ci porta ad un’interpretazione in chiave moderna della questione. Da Anassimene a Talete, da Anassimandro a Platone, da Aristotele a Sant’Agostino, da Kant a Hegel, da Heidegger a Voltaire. Nel saggio filosofico, si rimette in gioco tutto ciò che è stato detto e lo si fa con gli occhi del giovane Alessandro Bagnato, classe ’84 e laureato in filosofia, il quale in prima persona s’interroga e ragiona: le finestre dei pensieri che si aprono, si chiudono, ci fanno vedere attraverso i loro vetri e riducono allo stesso tempo la nostra visuale. Oltre ad analizzare il pensiero, critica la società contemporanea e lo fa affrontando in ogni capitolo una finestra diversa. Dall’imperialismo ai media, dallo Stato alla morte, dal linguaggio alla morale.

L’autore, appassionato di saggistica e libri storici, è sempre stato un accanito scrittore. Sin da piccolo, appena aveva un pensiero in mente, lo scriveva su carta. La sua spiccata sensibilità è data dalle difficoltà che ebbe da bambino nel parlare. Cominciò a sei anni ed era capito solo dai familiari, su tutti il fratello maggiore. Avvertiva la sensazione di essere diverso, che tutti lo schivavano per le sue difficoltà espressive. E per questo ha sempre visto la scrittura come una valvola di sfogo, una passione «che dona musica alla mia vita».

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