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Le Qualunquistiche epurazioni

Le pericolose similitudini tra Beppe Grillo e Guglielmo Giannini

Le epurazioni di Beppe Grillo nei confronti dei dissidenti sono cominciate. Forse è stata la prima volta che il politico genovese è apparso serio e turbato davanti a una telecamera quando ha comunicato “oxfordianamente”, a coloro che non la pensano come lui di cambiare aria: Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, allora prende e va fuori dalle palle”. La possibilità per il leader del M5S di entrare nel salotto buono della politica, inteso come poltrone e dipinti di Montecitorio e Palazzo Madama, dalla porta principale rischia di infrangersi contro le vetrate della democrazia interna al suo movimento.

La parabola dell’ex comico sta prendendo sempre più le sembianze di quella del qualunquista per antonomasia, l’ex commediografo Guglielmo Giannini, ideatore dell’Uomo Qualunque. Così come Grillo, Giannini proveniva da un campo più leggero, scriveva commedie, quando decise di cavalcare l’antipolitica dell’epoca. Ispirandosi al giornale napoletano “La parola del fesso”, pubblicò Il 27 dicembre 1944 il primo numero del suo settimanale “L’Uomo Qualunque” appunto. All’epoca non esisteva internet e tanto meno i blog. In poco tempo le invettive e gli strali contro i politici lo portarono alla ribalta nazionale tanto da riuscire a portare all’Assemblea Costituente, nel 1946, ben 32 deputati raccogliendo quasi un milione e mezzo di voti.

Il suo motto era: “Io non sono un vero capo partito. Io sono un uomo che dovrebbe mangiar pomodori e starsene tutto il giorno con una chitarra in mano”.

Nel 1945 si svolse l’unico congresso del partito dell’Uomo Qualunque, durante il quale si decise in maniera sommaria quali dovevano essere le cariche direttive. Alla fine i poteri confluirono tutti in una sola persona, Giannini.

Il settimanale americano Newsweek, nell’estate del 1947, in una corrispondenza dall’Italia dedicata ai volti nuovi della politica del nostro Paese lo definiva “il plebeo intellettualizzato”. Il Time ha definito Grillo nel maggio di quest’anno “il comico brizzolato ed esplosivo”. Tale il successo che l’Uomo Qualunque un giorno si presentò anche a casa di Benedetto Croce e dopo aver fatto tre ore di anticamera chiese al filosofo: “Siate buono, don Benedé, pigliatevelo voi sto movimento”. La risposta la possiamo immaginare.

Come sempre accade, però, il potere può inebriare. Cominciarono le prime proteste interne e i primi dissensi. I deputati si ribellarono ai metodi e ai sistemi totalitari che vigevano all’interno del movimento. L’onorevole Russo Perez accusava Giannini di: “Sistemi assolutamente incompatibili con il minimo di dignità umana”. Ma ormai l’Uomo Qualunque era in guerra e i dissidenti furono epurati. A chi gli si faceva notare che la sua vita politica poteva finire presto, rispondeva: “Qualcuno dice che io sono il secondo Coccapieller, ma non è vero”. Francesco Coccapieller, Sor Checco per gli amici e soprattutto per i nemici, fu il qualunquista dell’Ottocento.

Che il comico brizzolato possa passare alla storia come il terzo Coccapieller della politica italiana lo sapremo dopo le elezioni.

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