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Dalla Legge Truffa al Porcellum e ritorno

Ogni Paese ha la legge elettorale che si merita.

Il protagonista delle prossime elezioni politiche sarà ancora una volta lui: il Porcellum. In ogni democrazia che si rispetti, la legge elettorale rappresenta, o almeno così dovrebbe essere, un segno di civiltà e di saggezza da parte dei propri legislatori. L’eccezione che conferma la regola è che tale assioma sembra non valere per l’Italia.

Nella breve storia della nostra Repubblica quello che emerge, infatti, è che mai nessun partito politico ha avuto a cuore l’istituzione di una legge elettorale degna di questo nome consentendo, di conseguenza, ai cittadini di esprimere realmente il proprio pensiero. Sin dalla fine della seconda guerra mondiale, nonostante il fine democratico fosse comune a tutte le forze politiche, lo scontro tra le diverse anime era più acceso che mai. A dimostrazione di ciò possono servire le dichiarazioni di Francesco Saverio Nitti che, il 23 febbraio 1946, attaccava la Consulta rea di aver approvato una legge elettorale proporzionale che: “in nessun Paese d’Europa esiste. L’elettore nove volte su dieci non conoscerà i suoi rappresentanti. Le liste saranno l’espressione della volontà dei partiti e dei loro segreti esecutivi che sceglieranno i candidati più utili, non i migliori...”

Passano sei anni e un Quarantotto di mezzo, ma il problema della legge elettorale si ripropone in tutta la sua drammaticità. Mentre i democristiani danno sfogo alla loro creatività, i comunisti fanno barricate e l’editoriale apparso su l’Unità il 12 luglio del 1952, a firma Ottavio Pastore, non dà adito a fraintendimenti: “Hanno a loro disposizione il potere economico, la burocrazia, la stampa, la radio, le parrocchie, l’inferno e il paradiso. Hanno bisogno di una legge elettorale che chiamarla truffa è il meno che si possa dire”. Nel giugno del 1953 si andrà a votare con la “Legge Truffa” e pochi voti faranno naufragare definitivamente il sogno democristiano.

Dopo quarant’anni il problema ritorna e questa volta a incidere sarà Tangentopoli e una classe politica allo sbando che messe insieme daranno vita, nell’autunno del 1993, al cosiddetto Mattarellum. L’autore è il democristiano Sergio Mattarella che realizza un contorto sistema elettorale, maggioritario per il 75% e proporzionale per il rimanente 25%, con scorpori e sbarramenti degno della confusione più totale. La sua, però, sarà una vita breve perché passa poco più di un decennio e a chiudere il cerchio arriverà da Bergamo Roberto Calderoli che dopo essersi impegnato con tutte le forze nella realizzazione, con queste parole giudicava la sua creatura: “l’ho scritta io ma è una porcata. Una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti con il popolo che vota”. Il politologo Giovanni Sartori pensò bene di rendere meno cacofonico il termine “porcata” latinizzandolo con un più civile Porcellum. Proprio quel Porcellum che alle prossime consultazioni gli italiani si ritroveranno, loro malgrado, nelle cabine elettorali.

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