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Lavoro, sono italiani gli stipendi più poveri d’Europa

Solo Malta, Portogallo, Slovenia e Slovacchia lamentano salari più bassi dei nostri, pur potendo contare su un costo della vita minore ed una pressione fiscale nettamente inferiore. La Fornero ha la ricetta giusta: flessibilità. Ma Bonanni contrattacca: "Ci sono troppe tasse sul lavoro".

Inutile negarlo: la crisi c'è e coinvolge gli strati inferiori della popolazione. Inferiori per disponibilità economica, sia chiaro, giammai per dignità e diritti. Il principale limite che si riscontra nell'azione di governo, è quello relativo al modo di riconoscere le priorità: non la fame di un popolo, ma la credibilità internazionale. Non la morte dello stato sociale, ma il paragone con le più civilizzate realtà europee. E' un esecutivo dal quale l'italiano attendeva le riduzioni delle spese assurde della politica (vitalizi e indennità, riduzione delle province, un limite al numero di assessori regionali nominabili) e dal quale il signor Rossi ha ottenuto soltano una maggior pressione fiscale. Benzina alle stelle, tabacco, iva: aumenti che inevitabilmente finiscono per incidere sul bilancio familiare, rendendo ancor più povero il popolo dei salariati.

Ma la dignità italiota compie uno scatto d'orgoglio: non a causa del crescente numero dei suicidi di disoccupati o imprenditori, messi al tappeto dalla crisi. E' un rapporto dell'Eurostat a far drizzare le orecchie ai tecnici del governo Monti. La statistica colloca impietosamente l'Italia al quintultimo posto per quanto riguarda gli importi delle buste paga. Dietro, solo stati come Malta, Slovenia, Slovacchia e Portogallo, paesi in cui la pressione fiscale non è certo quella imposta dai bocconiani ed il costo della vita è sostenibile.

Finalmente ci si rende conto, grazie all'istituto europeo di statistiche, che il lavoratore italiano vale la metà di quello tedesco od olandese e che (l'aggiunta è mia, nessuno si è preoccupato di farlo notare) non può contare sul welfare che invece blinda i diritti delle popolazioni che pongono sul piedistallo lo stato sociale e l'assistenza ai meno abbienti.

In Italia, invece di preoccuparci per i servizi carenti e la pressione fiscale intollerabile, ci si tedia perché non ci si allinea con gli stati che hanno una grande tradizione democratica e che da sempre pongono in cima alla propria attività la tutela dei servizi al cittadino. Siamo lontani dall'Europa: la stessa Europa della TAV e delle banche, quella in cui è indispensabile star dentro (ditelo anche agli Scandinavi e agli Inglesi che hanno risposto con un secco "no grazie"). Non certo l'Europa dei popoli, quella da vedere come una irrinunciabile comunione di culture, in ossequio alla nostra storia ed alle nostre tradizioni, vendibili a Berlino come un computer vecchio, da realizzare per poter prendere quello "nuovo".

La logica è spaventosa: la pressante e continuativa ingerenza dei mass media ci ha illusi dell'indispensabilità di far parte di un progetto plutocratico. Anche le attuali campagne pubblicitarie, abbastanza deficitarie sotto il punto di vista estetico, sono volte ad ottenere una tacita adesione del popolo al sistema di (op)pressione fiscale voluto da Monti e dai suoi predecessori. Il continuo martellamento sul canone Rai, il risibile spot sugli evasori fiscali (parassita della società: invece il parlamentare è un male necessario!) e quello ancor peggiore sul bisogno di pagare le tasse, sono indici di una forma di pubblicità regresso che non lesina le pressioni psicologiche sul pubblico assuefatto. Certo, oltre alla necessità di pagare le tasse, si spiega che queste servono per garantire i servizi essenziali: se tra questi rientra pure la "farfalla" di Belén, son certo che molti preferiscano la compagnia di una lucciola...

Ci si preoccupa di riformare il lavoro e si permette alle aziende italiane (la Marcegaglia in primis, delocalizzata nell' paradiso fiscale irlandese) di lasciare la nostra terra per andare a produrre sottocosto in Serbia e Romania. Quel che è peggio è che la Ministressata Fornero plaude a Marchionne, che, a suo modo di vedere rompe gli schemi (c'è da giurarci, non solo quelli!) e pone problemi giusti: abbiamo mandato in sala operatoria il boia, non lamentiamoci se il paziente non passerà la notte.

Quali servizi vengono garantiti dal gettito fiscale? Un'assistenza sanitaria penosa? Ammortizzatori sociali? Infrastrutture? O forse auto blu e parassitismo per quasi mille parlamentari?

Euro, debito, spread: ma a pranzo, cerchiamo tutti un panino. Perché alla fine, Gesù Cristo, diede pane e pesci per sfamare il popolo di Dio. Se avesse distribuito dividendi, sarebbero tutti morti di fame. Come presto potrebbe toccare al nostro popolo: che, nonostante tutto, ce la farà.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.22) 28 febbraio 2012 16:00

    tranquilli ci ha pensato l ISTAT ha dire che in vece i dati non sono veri ...noi guadagnamo + di grecia e Spagna...

    .....che palle....

    il farei vivere loro 6 mesi con 1200€ al mese senza articolo 18...... e poi vediamo...

    rimane un dato che TUTTI i nostri ministri,deputati e alte cariche della burocrazia pubblica GUADAGNANO MOLTO DI PIU’ che negli altri paesi del mondo...si dimezzassaro loro SUBITO gli stipendi e vediamo...

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