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Lavoratori italiani: i più sfruttati

Secondo le ultime rilevazioni Eurostat gli stipendi italiani sono i più bassi d'Europa.

I giornali ne hanno fatto grandi titoli, come se fosse una clamorosa novità; è una non notizia, invece, dato che erano già i più bassi o quasi l'anno scorso e l'anno prima ancora. I numeri aggiornati? Un lavoratore italiano di un'azienda con più di dieci dipendenti, guadagna in media 23.406 euro; la metà di un lussemburghese, (48.914), di un olandese (44.412) o di un tedesco (41.100) e meno di quel che guadagna uno spagnolo, un cipriota o addirittura uno dei derelitti greci. Solo i portoghesi guadagnono qualcosa meno.

Stipendi bassissimi, in cambio di uno degli orari di lavoro più lunghi del mondo sviluppato. Stando ai dati forniti dall’ ufficio statistico del Dipartimento del Lavoro americano, che ha stilato una classifica a riguardo, nel 2010 gli italiani hanno lavorato per 1.778 ore, un po' più dei giapponesi (1752) e degli americani (1741) , più degli inglesi (1647) e assai più, circa il 25%, di francesi (1439) e tedeschi (1419). Detto questo, riaffermato che non solo lo stipendio, ma lo stesso costo del lavoro italiano è tra i più bassi dell'OCSE, (nel 2008 era già inferiore del 32,3% rispetto alla media UE), poco superiore alla metà di quello tedesco e nettamente inferiore a quello francese, c'è da chiedersi perché mai le aziende degli altri paesi europei non facciano la coda per traferire da noi la loro produzione.

Una domanda che andrebbe rivolta a chi sostiene, per esempio, che nulla sia da imputare alla nostra meravigliosa Pubblica Amministazione, 97sima sul pianeta per efficienza, secondo il WEF e quindi perfetta... per un paese del terzo mondo. Altre domande andrebbero poste ai nostri industriali, che fino a ieri non sono stati capaci, come categoria, che di piagnucolare "dobbiamo ridurre il costo del lavoro" (qualcuno ha provato a spiegargli che il costo del lavoro per unità di fatturato si può ridurre anche in modi diversi che segando le retribuzioni reali? Certo che se vogliamo fare i prodotti del nonno, usando i macchinari di papà...) e altre ancora ai nostri sindacati che, visti i numeri riportati sopra, hanno completamente fallito la loro missione, se questa era la difesa degli interessi dei lavoratori e non di questo o quel feticcio.

Sono vent'anni almeno che il nostro paese è fermo al palo; che si sta sfaldando lentamente come gli intonaci di certe fascinose, ma decrepite, facciate della vecchia Palermo che tanto amo. Un degrado sempre meno lento e sempre più difficile da arrestare. Per farlo, l'Italia eternamente immobile che attende ad ogni ritorno noi che l'abbiam dovuta lasciare, sempre uguale a se stessa, eppure sempre un po' peggiore, dovrebbe rassegnarsi a cambiare. Cambiamenti di poco conto, in fondo, essendo riuscita finora a conservare la propria base industriale, ma non ulteriormente rimandabili. Una sola categoria ha ben poco da concedere; sono, se non lo si fosse capito, i dipendenti del settore privato.

Malgrado il miserabile trattamento economico, fanno ancora del nostro paese uno dei più forti esportatori al mondo e sono, alla faccia dei Marchionne, (ancora una volta, confrontate le "odiose" statistiche sull'assenteismo; da noi, nelle aziende, ce n'è meno che in Germania) tra i più disciplinati. Gli altri? Dovrebbero fare un po’ tutti un esame di coscienza: imprenditori e prenditori (mai capito come le due categorie possano essere rappresentate dalla stessa organizzazione; i prenditori, i signori delle bollette, con l’industria non vedo che c’entrino), dirigenti e sindacalisti, tassisti e idraulici e, ovviamente, finanzieri (quelli con la divisa grigia) e impiegati al catasto.

Viste le sceneggiate di questi ultimi mesi, c'è da temere che molti non lo faranno; che tanti di loro, anzi, faranno di tutto per conservare lo status quo. Bianchi, rossi o neri che si definiscano, sono gli eterni bigotti; i rivoluzionari di cartepesta, pronti a cambiare il mondo, ma non una virgola di se stessi. I perenni grandi accusatori, prontissimi a puntare il dito contro la poltica, la storia, il costume, questo o quello, ma incapaci di accettare la minima critica nei confronti della propria categoria. Facile riconoscere i nostri veri reazionari. Il paese fa schifo, a sentirli; loro no: loro sono perfetti.

 

FONTE: http://www.bls.gov/fls/chartbook/chartbook2010.pdf

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.22) 28 febbraio 2012 15:48

    Ma ache dite l’ ISATAT ha gia corretto tutto...i nostri salari sono superiori a quelli greci e Spagnoli...(dubito)

    come diceva toto’ ..MA MI FACCIA IL PIACERE....

    sti professoroni , sti politici,sti manageri li condannerei tutti a 6 mesi di stipendio a 1200 € mese e senza articolo 18

    poi vediamo.

    ..MA VEDETE D’ ANNA..a...LAVORAREE

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