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La terra promessa

Se il PD lascia la sinistra, la sinistra lascia il PD.

I sondaggi sono molto eloquenti al riguardo.

Il popolo di sinistra ha avviato la sua diaspora, ma non ancora avviato la marcia verso la terra promessa. Si è disperso in mille rivoli. E’ confluito nell’IDV per ritrovare il senso della legalità e dell’onestà. E’ confluito nel SEL per ritrovare la difesa delle classi deboli. E’ confluito nella destra liberale per ritrovare il garantismo, la difesa dei diritti civili, la laicità.

Ma esiste una terra promessa che possa ricomporre queste idee in un programma, e con esso, questo popolo disperso?

Il percorso verso la terra promessa passa necessariamente attraverso posizioni precise e chiare su questi temi e l’assunzione della lotta come metodo dell’azione politica e quindi attraverso un partito che abbia sempre presente che si combatte perché è giusto l’obiettivo e non perché si è sicuri di vincere.

"E’ meglio perdere bene che vincere male" ha detto Vendola ed ha ragione, la vittoria a qualsiasi costo non paga. Allearsi con chicchessia pur di andare al governo non paga. Utilizzare i faccendieri per avere più voti non paga. E così la politica del silenzio, della polvere sotto il tappeto per tenere insieme culture alleabili ma non fondibili, non ha pagato e ha prodotto solo un amalgama mal riuscito e con esso la perdita dell’identità di sinistra a favore di una identità centrista, spingendo la gente del PD fuori la porta, alla ricerca di risposte per gli interrogativi inevasi.

Combattere per un obiettivo giusto, anche se la vittoria è incerta, paga, perché quella lotta è un mattone che costruisce il futuro della sinistra.

E d’altra parte in questi ultimi anni insieme a vicende congiunturali, due sono i dati strutturali che si sono affermati e che condizionano la vita delle genti in Italia come nel mondo: la globalizzazione e la comunicazione. Il passaggio verso la terra promessa richiede un confronto della sinistra con questi temi. Fino ad oggi non vi è stata sufficiente riflessione al riguardo. E così sono rimasti senza risposta gli interrogativi:

  • come si fa difendere i più deboli in una società globale?
  • come si fa difendere i più deboli in una società videocratica?

Il possesso di questi dati conoscitivi, è condizione essenziale perché un partito:

- Parli di futuro:

E quindi di ricerca innovazioni e qualità dei prodotti come fattori competitivi, ma anche di imprese globali, diritti globali di intervento pubblico nell’economia come strumento per affrontare la globalizzazione dove la competizione non è più delle singole imprese ma del sistema paese;

- guardi al presente:

e quindi riconosca la realtà in cui vive come società videocratica, in cui la comunicazione è non solo strumento di divulgazione ma anche strumento di:

costruzione di linee politiche strutturali quali la mercificazione e la personificazione della politica;

di analisi politica, che non considera solo i fatti ma anche come essi vengono comunicati, cosiddetta analisi politica mediatica.

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