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La terra promessa di Letta, miraggio nel deserto delle idee

La prima considerazione a venire alla mente dopo le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio Letta circa la “terra promessa” oramai vicina è che vi sia più somiglianza a un trucco dialettico che non a una immagine metaforica. 

Il suo governo galleggia solo per il fatto di riuscire a tappare ancora i buchi nella stiva, con l’ausilio di un Presidente della Repubblica sempre meno convincente. I continui ricatti di un PDL appiattito in via ultimativa sulle miserie del proprio leader, rendono l’aria asfissiante a ogni persona onesta e, in particolare, a quelle che stanno subendo gli effetti della crisi in misura tragica, siano essi lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, pensionati.

Ciò che infastidisce è l’ipocrisia nel far passare alcuni flebili segnali di ripresa quali risultato dell’azione di questo governo. Se ne può verificare un esempio lampante nei commenti relativi allo spread più basso toccato nei giorni scorsi dai nostri BTP in rapporto ai Bund tedeschi, il cui merito, come ovvio, è stato attribuito alle “efficaci” azioni del governo. Ora, se alcuni commentatori politici fossero onesti e altri conoscessero il significato del termine “spread”, avrebbero evitato di cadere nel ridicolo dovuto alla malafede per i primi e all’incompetenza per gli altri.

Per intenderci, se un tedesco e un italiano vanno in rosticceria ad acquistare un pollo arrosto e quello del tedesco pesa un chilo esatto, mentre quello dell’italiano pesa 750 grammi, lo spread è di 250 grammi a favore del pollo tedesco. Qualora i due ritornino l’indomani in rosticceria, intenzionati al medesimo acquisto e il pollo tedesco vada a pesare 950 grammi, mentre quello italiano mantenga il medesimo peso del giorno precedente, cioè 750 grammi, lo spread risulterebbe di soli 200 grammi contro i 250 del giorno prima; non per questo l’italiano ne risulterebbe avvantaggiato: porterebbe via la stessa quantità di pollo, non un grammo di più. Insomma, giocare con i numeri non è onesto.

Non si può negare che qualche indicatore economico, in particolare tra i volumi dell’export, inizi a decrescere con minor brutalità e nel manifatturiero inverta addirittura la tendenza, ma ciò non giustifica l’ottimismo di Letta circa la “terra promessa” della ripresa economica. Semplicemente, inizia a crescere il resto dell’Europa e, di conseguenza, ne beneficiano le aziende italiane verso lì indirizzate.

Gli indicatori interni invece sono sempre più tristi: continua crescere la disoccupazione, continuano a crescere le aziende in fallimento, continuano a crescere le imprese che delocalizzano, diminuiscono ancora i consumi interni, compresi quelli alimentari, aumentano i poveri e in misura tragica gli indigenti. C’è da chiedersi quanto in vista sia la “terra promessa” di Letta.

Stando alle cifre, stavolta senza giocarci intorno, il governo Letta non riesce a mettere una pezza al danno causato all’Italia dal governo Monti infarcito di tecnici bocconiani, i quali hanno contribuito a loro volta, nonostante il dottrinario sapere, a peggiorare il già tragico risultato del governo Berlusconi, per voler sorvolare sugli annessi e connessi.

Quest’ultimo personaggio, Berlusconi, nonostante condannato in via definitiva per gravi reati fiscali (si sorvoli sulle abusate analogie con Al Capone) tiene in scacco le istituzioni, dal Parlamento al governo, sino alla Presidenza della Repubblica, impedendo di metter mano a provvedimenti che riguardino la sopravvivenza dell’intera nazione.

Qual è la “terra promessa” di Letta nel governare col PDL? Se poi si leggono dichiarazioni tipo quelle di Rosi Bindi secondo la quale nel caso il “Cavaliere” si facesse da parte si potrebbe ipotizzare qualcosa di simile alla grazia, ebbene, cadono le braccia! Si è perso il senso stesso della realtà. Così come hanno dimostrato di averlo perso coloro che per protesta votarono M5S, nella disillusione conseguente. Insomma: pessima maggioranza, identica opposizione nella pochezza delle idee.

Aveva visto bene il grande Ungaretti il quale scrisse i versi: “Si percorre il deserto con residui di qualche immagine di prima mente, della terra promessa nient’altro un vivo sa.”

 

Foto: F.Bisson/Flickr

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