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La svolta di Obama

Dal 1789 anno dell’insediamento di George Washington primo presidente degli stati uniti si sono succeduti ben 43 presidenti a rappresentare l’Unione degli stati Americani.

Di questi 43 presidenti e da 219 anni trascorsi non vi è mai stato un rappresentante di colore a rappresentare questa grande nazione multietnica.

La multietnicità di questo grande paese costituisce una delle sue principali caratteristiche, in quanto la popolazione autoctona è praticamente estinta, ma l’immigrazione sin dai tempi della tratta degli schiavi e della conquista dell’Ovest ha alimentato il popolamento di questa moderna nazione.

L’arricchimento di culture europee, africane e dal continente australe ha quindi formato una nuova miscela etnica che in pochi secoli ha permesso all’Unione di raggiungere uno sviluppo tale da conquistare la cima dell’economia mondiale.

Nonostante questa multietnicità che non ha mai avuto un equilibrio interno che le evitasse problematiche sociali di razzismo, discriminazione e povertà, la nazione non ha mai espresso il desiderio di essere rappresentata da un Presidente di razza/etnia diversa da quella bianca.

Vi sono stati molti casi di candidati di colore più o meno rappresentativi del collettivo di colore che percorrendo il loro tragitto verso la Casa Bianca hanno perso tutta la forza perché ogni qual volta un ingrediente importante è mancato come bassa rappresentatività popolare, ridotto carisma, mancato appoggio delle lobbies di potere.

Questo tabù è sempre stato sorretto ed alimentato dalle più potenti lobbies economiche e politiche del paese a stelle striscie, per proteggersi da qualsiasi cambiamento epocale che con l’avvento di una leadership di colore alla conduzione del paese avrebbe potuto ridurre i privilegi di cui i bianchi ancora tutt’oggi usufruiscono nei confronti delle altre etnie ed intaccare la supremazia socio-economica dei bianchi.

Oggi la realtà è profondamente cambiata, da buona parte dei cosiddetti yankees la presa di coscienza che questo attempato pensiero classista non può ancora durare è stata espressa chiaramente negli ultimi mesi con la candidatura unilaterale (bianchi, neri) di Barack Obama senatore di colore dell’Illinois.

L’elezione a Presidente di Obama sarebbe la svolta per gli Stati uniti indirizzata ad imboccare un nuovo percorso di rinnovamento a partire dalla lotta al razzismo che avrebbe un immediato rinvigorimento e porterebbe equilibrio a quelle componenti sociali divise ancora tra bianchi e neri.

Egli riprende il filone di Martin Luther King che nel 1963 nel suo più popolare discorso disse “Io ho un sogno, che i miei quattro bambini possano un giorno vivere in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle”.

Si avrebbe la rottura definitiva con le potenti lobbies dei petrolieri e dei produttori di armi che hanno sempre condizionato la condotta politica degli ultimi 2 presidenti dell’unione.

Inoltre l’avvento del giovane Obama porterebbe ossigeno alla politica sociale di supporto alle famiglie in difficoltà nel paese, come già sviluppato nella sua attività politica nei precedenti 8 anni nello stato dell’Illinois portando tagli di tasse alle famiglie di confine.

Il momento è arrivato per ricevere un nuovo Presidente dall’aspetto ancora di ragazzo di buona famiglia, ma che porterebbe la nazione ad una profonda rottura con il passato e la possibilità dello sviluppo di ideologie nuove più aperte al sociale che avrebbero comunque un’influenza sul resto del pianeta.

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