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La scienza può minacciare il credo religioso?

In che misura la scienza empirica è una minaccia per il credo religioso? Esistono “altre forme di conoscenza”? Queste ed altre domande si pone il filosofo Stephen Law in un articolo dalla rivista Freethinker tradotto in italiano e pubblicato sul numero 6/2022 della rivista Nessun Dogma.

Cos’è la scienza? Con questa parola mi riferisco all’attività in cui siamo impegnati quando applichiamo il “metodo scientifico”: un equipaggiamento di tecniche che abbiamo sviluppato negli ultimi cento anni per cercare di capire come funziona l’universo. La pietra angolare della scienza è l’osservazione empirica: le teorie sono sviluppate e testate in base all’acquisizione di dati, alla conduzione di esperimenti, all’osservazione attraverso telescopi e microscopi, e così via.

La religione è tipicamente focalizzata sulla risposta a domande come: il motivo per cui l’universo esiste; che cosa rende le cose moralmente giuste o sbagliate; come dovremmo vivere; quale potrebbe essere il significato ultimo e lo scopo della nostra esistenza. Tipicamente, sottolinea anche l’importanza di ciò che potremmo chiamare “altri modi di conoscere”. In particolare, le religioni suggeriscono spesso che le sacre scritture, l’esperienza e la rivelazione religiose sono in grado di fornire risposte a tali domande.

Si pensa spesso che scienza e religione siano in conflitto. Certamente, alcuni scienziati sono sprezzanti nei confronti delle affermazioni religiose, insistendo sul fatto che sono tutte false. Ad esempio, in The God Delusion (L’illusione di Dio, nella versione italiana – NdT), Richard Dawkins sostiene che la “scienza” mostra che probabilmente Dio non esiste.

D’altra parte, molte persone religiose, tra cui molti scienziati, sostengono che coloro che cercano di usare la scienza per minare le affermazioni religiose sono colpevoli di un malinteso. Insistono che critici come Dawkins non riescono ad apprezzare il fatto che, sebbene la scienza empirica basata sull’osservazione sia certamente un potente strumento per indagare l’universo fisico, non è nella posizione di giudicare su questioni che trascendono l’universo fisico, incluso il divino.

Il pensiero che scienza e religione riguardino domini completamente diversi, e che non sia corretto che l’una possa invadere il territorio dell’altra, è stato espresso dallo scienziato Stephen J. Gould, il quale sostiene che scienza e religione sono «magisteri non sovrapponibili». Gould scrive che la scienza «cerca di documentare il carattere fattuale del mondo naturale e di sviluppare teorie che coordinino e spieghino questi fatti.

La religione, d’altra parte, opera nel regno altrettanto importante, ma completamente diverso, degli scopi, dei significati e dei valori umani, soggetti che il dominio fattuale della scienza potrebbe illuminare, ma non potrà mai risolvere». (Gould 2002: 4 – vedi bibliografia)

Secondo Gould, se le anime esistano o meno è una questione che sta al di là della capacità della scienza di stabilirlo: «Ma so anche che le anime rappresentano un soggetto al di fuori del magistero della scienza. Il mio mondo non può provare o smentire una tale nozione, e il concetto di anime non può minacciare o influenzare il mio dominio». (Gould 2012: 575)

Tali “grandi domande”, riteneva Gould, sono l’attività propria della religione. Tuttavia, la religione non è nella posizione ideale per affrontare domande, ad esempio, sul modo in cui si è formata la Terra ed è apparsa la vita. Questa questione è la scienza a doverla risolvere. Quando la religione comincia a invadere il dominio della scienza, e viceversa, ne derivano problemi. Scienziati e teologi devono rimanere ciascuno nel proprio campo.

I difensori della religione spesso aggiungono che supporre che la scienza sia potenzialmente una minaccia per il credo religioso significa essere colpevoli di “scientismo”, di supporre cioè che la scienza empirica sia in grado di rispondere a ogni domanda significativa. Insistono sul fatto che scienziati come Richard Dawkins dovrebbero mostrare un po’ di umiltà e riconoscere che ci sono «più cose in cielo e in Terra di quante se ne sognano nella tua filosofia» e anche che ci sono altre “forme di conoscenza”.

Allora qual è la risposta? In che misura la scienza empirica è una minaccia per il credo religioso? Ci sono “altre forme di conoscenza”?

La mia opinione è che la scienza empirica può rappresentare una minaccia molto significativa per il credo religioso. Ma prima di spiegare perché, consentitemi di riconoscere che sì, lo scientismo è quasi certamente falso.

Sono un filosofo, non uno scienziato, quindi ci si può aspettare che io voglia ritagliarmi un territorio intellettuale appositamente per filosofi: domande che richiedono una riflessione filosofica per rispondere, piuttosto che un’applicazione del metodo scientifico.

Mi sembra che molti, forse tutti, gli enigmi filosofici siano in fondo enigmi puramente concettuali. Per risolvere un enigma puramente concettuale, l’indagine empirica non è necessaria. Tutto ciò che serve è una riflessione sui concetti coinvolti – e questa è un’attività da tavolino. Non abbiamo bisogno di impegnarci nell’osservazione del mondo.

Ecco un semplice esempio di enigma concettuale (se non filosofico). A una festa di famiglia, tra i partecipanti intercorrono tutti i seguenti rapporti familiari: figlio, figlia, madre, padre, zia, zio, nipote, nipotina, cugini. L’enigma è: ci potrebbero essere solo quattro persone alla festa? A prima vista, può sembrare che ci debbano essere molte più persone, se si vogliono mantenere tutte queste relazioni tra di loro. Tuttavia, una riflessione puramente concettuale rivela che, in realtà, basta che siano presenti solo quattro persone (ad esempio un fratello con il figlio e la sorella con la figlia). Si noti che questo enigma viene risolto non impegnandosi nella scienza empirica, ma con la riflessione a tavolino. Quindi ci sono enigmi cui la scienza empirica non può rispondere ma altri metodi sì.

Naturalmente questo enigma sui membri della famiglia non è un enigma filosofico. Tuttavia, a mio parere, la maggior parte degli enigmi filosofici sono di natura similmente concettuale e saranno risolti, se sono risolvibili, con metodi concettuali, non con la scienza empirica. Prendiamo ad esempio il problema “mente-corpo”. A molti di noi, filosofi e no, sembra che esista una sorta di ostacolo al credere che la mente sia qualcosa di fisico: un ostacolo rivelato dalla riflessione concettuale.

Per ‘dolore’, si potrebbe supporre, intendo questo (ora concentro la mia attenzione sulla mia esperienza di dolore soggettivo interiore), e posso riconoscere, semplicemente riflettendo su ciò che intendo per ‘dolore’, che esso potrebbe non rivelarsi come qualcosa di fisico. Ma forse quest’ostacolo è illusorio.

Forse, proprio come sembrava che esistesse un ostacolo concettuale al fatto che ci fossero solo quattro persone presenti alla festa, così potrebbe sembrare che ci sia un ostacolo concettuale al fatto che la mente sia qualcosa di fisico. Forse, impegnandoci in una riflessione concettuale, possiamo mostrare che anche quest’ostacolo è illusorio.

In tal caso, l’enigma filosofico di come la mente possa essere “fisica” avrà una soluzione non scientifica ma concettuale, anche se sapere esattamente come l’attività fisica nel cervello dia origine alla coscienza rimarrà una domanda cui è la scienza a dover fornire risposta.

Altri controesempi allo scientismo includono le questioni morali. Come ha sottolineato David Hume, le questioni morali riguardano ciò che dovremmo o non dovremmo fare, mentre l’osservazione diretta del mondo rivela solo ciò che è o non è, e sembra che non possiamo mai giustificare una conclusione in merito al “dovere” facendo appello solo a ciò che è (questo è il famoso “divario essere/dover-essere”). Ma allora la scienza empirica da sola non può rispondere alle questioni morali.

Un altro controesempio allo scientismo è fornito dalla domanda: «Perché esiste qualcosa?». Questa domanda sembra sensata. Tuttavia, poiché la spiegazione scientifica implica necessariamente di invocare qualche causa o legge che gli scienziati hanno scoperto e che spiega perché le cose stanno così, sembra che ci debba sempre essere qualche causa o legge che resta inspiegata.

Ad esempio, alcuni scienziati hanno tentato di spiegare il Big Bang attraverso il tunneling quantistico, che può spiegare la comparsa di particelle subatomiche dal vuoto (vedi Carroll 1988), ma questa spiegazione presuppone solo l’esistenza del tunneling quantistico e le leggi che lo governano. In questo caso, la scienza non ha ancora spiegato perché c’è qualcosa piuttosto che niente. Infatti, come potrebbe? Qualsiasi cosa la scienza proponga per spiegare perché c’è qualcosa piuttosto che il nulla è inevitabilmente solo un altro “qualcosa”.

In breve, lo scientismo, inteso come l’affermazione che la scienza empirica può rispondere a ogni domanda sensata, è falso. Questo significa che Dio e le affermazioni religiose sono off-limits per la scienza? Affatto. Sebbene alcune cose possano effettivamente essere off-limits per la scienza empirica, non ne consegue che dio o le affermazioni religiose lo siano.

L’assunto che più spesso sembra guidare il pensiero che tali affermazioni siano off-limits è che riguardano il soprannaturale o l’inosservabile e che la scienza empirica è necessariamente limitata al regno naturale o osservabile. Questa ipotesi è falsa.

In primo luogo, la scienza può confermare o confutare in modo abbastanza definitivo le affermazioni sull’inosservabile. Il lontano passato di questo pianeta è necessariamente inosservabile. Le particelle subatomiche sono necessariamente inosservabili. Gli oggetti molto distanti sono necessariamente inosservabili. Ciò non significa che la scienza non possa stabilire in modo abbastanza definitivo la loro esistenza o non esistenza.

Questo perché, mentre ciò che è postulato può essere non osservabile, le ipotesi sulle entità non osservabili possono comunque avere conseguenze osservabili. Possiamo confermare sperimentalmente l’esistenza di elettroni o del bosone di Higgs, per esempio. E possiamo stabilire oltre ogni ragionevole dubbio fatti sul lontano passato di questo pianeta, come la precedente esistenza dei dinosauri.

Allo stesso modo, quindi, le affermazioni su Dio, e più in generale sul soprannaturale, possono essere confermate o confutate in modo abbastanza definitivo dalla scienza nella misura in cui tali affermazioni hanno conseguenze osservabili empiricamente. E molte di queste affermazioni le hanno.

Prendiamo l’affermazione religiosa che Dio risponde alla preghiera di domanda. Dio può non essere osservabile, ma i malati di cuore lo sono, e sono stati condotti parecchi studi accurati, in doppio cieco, da molti milioni di dollari, sugli effetti della preghiera di domanda sui malati di cuore. Questi studi hanno dimostrato, in modo abbastanza definitivo, che tale preghiera non funziona: non offre alcun beneficio per i malati di cuore.

Oppure prendi l’affermazione religiosa che l’universo fu creato da Dio meno di seimila anni fa. Tale affermazione religiosa è stata confutata scientificamente in modo definitivo. Possiamo non essere in grado di osservare la Terra com’era molte migliaia o addirittura milioni di anni fa, ma ciò che possiamo osservare stabilisce oltre ogni ragionevole dubbio che la Terra ha molto più di seimila anni.

Che dire dell’affermazione che Dio esiste? Sicuramente almeno quest’affermazione è off-limits per la scienza?

Ancora una volta no, se l’affermazione ha conseguenze osservabili empiricamente. Considera l’ipotesi che esista un dio onnipotente, onnisciente e sommamente malevolo. Quasi nessuno crede in un dio del genere, e per una buona ragione: una tale divinità avrebbe sicuramente creato un mondo molto più cattivo di questo.

Sì, c’è dolore, sofferenza e orrore morale nel mondo, ma c’è anche una grande quantità di bene – troppo bene perché questa sia plausibilmente la creazione di una divinità così malvagia. Se fosse la creazione di un dio malvagio, il mondo sembrerebbe molto più simile a un paesaggio infernale di quanto non sia in realtà.

Ma se possiamo ragionevolmente escludere una divinità così malvagia sulla base dell’osservazione, perché non possiamo ragionevolmente escludere, sulla stessa base, un dio buono? Sì, il mondo contiene molto bene. Ma contiene anche terribile dolore, sofferenza e orrore morale: troppo perché sia plausibile la sua creazione a opera di una divinità estremamente potente e benevola.

In breve, il soprannaturale e il divino non sono necessariamente off-limits per l’indagine empirica o per la scienza. In effetti, la chiesa cattolica è d’accordo: il suo Dicastero per le cause dei santi utilizza esperti medici per indagare sui supposti miracoli. Molti teisti ritengono anche che le scoperte scientifiche sulla regolazione fine dell’universo forniscano un supporto importante per credere in Dio.

È solo quando la scienza viene percepita come una minaccia per il credo religioso e altre credenze soprannaturali, che viene tirato un velo e ci viene detto che ciò che si nasconde dietro il velo è vietato alla scienza.

È possibile proteggere le affermazioni su Dio dalla falsificazione riducendo ciò che intendiamo per ‘Dio’. Un Dio onnipotente e infinitamente malvagio sembrerebbe qualcosa che possiamo facilmente falsificare guardando fuori dalla finestra per cinque minuti: troppo amore, risate, gelati e arcobaleni. Lo stesso vale per un Dio che sia onnipotente e infinitamente buono.

Ma se per ‘Dio’ intendiamo molto meno: un essere onnipotente, ma né buono né cattivo, per esempio. La distribuzione di bene e male nel mondo non è una minaccia per la credenza in un Dio del genere.

Tuttavia, rimangono molte altre potenziali minacce per la credenza in Dio. Ad esempio, se si suppone che Dio sia ancora una persona con convinzioni e desideri in base ai quali agisce, allora come può avere senso suggerire che un tale essere potrebbe esistere fuori dal tempo come creatore del nostro universo spazio-temporale?

Convinzioni e desideri sono stati psicologici e come tali hanno una durata, che richiede tempo. Una persona “non temporale” sembra avere tanto senso quanto una montagna “non spaziale”.

Tuttavia, come sottolinea il filosofo Antony Flew, puoi sempre difendere ulteriormente la credenza in Dio riducendolo ancora di più, in modo che la parola ‘Dio’ diventi un simbolo per… beh, nemmeno un “oggetto”, ma una specie di “roba cosmica”: qualcosa di ineffabile e oltre la comprensione umana.

Ora, è certamente difficile confutare l’affermazione che esista un’ineffabile roba cosmica. Tuttavia, coloro che restringono il proprio concetto di Dio per affrontare tali minacce al loro credo spesso lo fanno in modo incoerente. Quando un critico lo prende di mira, alcuni difensori insistono sul fatto che il critico ha mancato l’obiettivo – che ciò che è stato confutato non è ciò in cui crede effettivamente la persona religiosa.

Tuttavia, altre volte queste stesse persone religiose possono insistere sul fatto che il loro Dio non è poi così ineffabile e incomprensibile, dopo tutto. Potrebbero suggerire per esempio che, nonostante tutto, è possibile riconoscere che Dio merita la nostra lode e gratitudine. Adottano un metodo “adesso lo vedi, adesso no”, saltellando in modo elusivo avanti e indietro tra posizioni incoerenti per mantenere la propria credenza.

La risposta che «questo è al di là della capacità di decisione della scienza» è diventata un mantra in alcuni circoli religiosi, una formula verbale ripetuta all’infinito al punto da poter facilmente ipnotizzare e far addormentare chiunque sia stato momentaneamente spinto al dubbio da critici come Dawkins. Ma, come abbiamo visto, la verità è che molte affermazioni religiose e soprannaturali non sono off-limits per la scienza. Il credo religioso può riguardare l’aldilà, ma ciò non lo rende immune alla confutazione scientifica.

Stephen Law

Traduzione a cura di Leila Vismara

Per gentile concessione del Freethinker. Articolo originariamente pubblicato in inglese alla pagina go.uaar.it/rxpp8s9.

#scienza #religione #falsificabilità #magisteri

Approfondimenti

  • Carroll, William E. (1988), Big Bang Cosmology, Quantum Tunneling from Nothing, and Creation, Laval théologique et philosophique, vol. 44, n° 1, pp. 59-75.
  • Flew, Antony (1971), Theology and Falsification, in Mitchell, B. (ed.), The Philosophy of Religion, Oxford University Press.
  • Gould, Stephen J. (2002), Rocks of Ages, London: Vintage.
  • Gould, Stephen J. (2012), Nonoverlapping Magisteria, in Pojman, L. e Rae, M. (eds.), Philosophy of Religion: An Anthology, Wadsworth, pp. 568-577.

 


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Questo articolo è stato pubblicato qui

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