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La rivoluzione leghista di Maroni

Questa mattina mi sono svegliato e ho letto, dopo tanto tempo, una notizia che finalmente sa di nuovo. La Lega dei duri e puri si allea con Berlusconi.

Bello, direi. In fin dei conti non avrebbero potuto fare diversamente, almeno che avessero voluto estinguersi come i dinosauri.

Facciamo il punto della situazione.

La Lega ha un segretario che è tale perché è l’unico che si è presentato. Era fantastico sentire i giornali in quei giorni: “Maroni dovrebbe essere nominato segretario della Lega Nord”. Dovrebbe? In che senso dovrebbe? È l’unico candidato perché gli altri sono stati fatti fuori prima che potessero pensare di candidarsi. Bossi addirittura è stato silenziato perché se avesse partecipato sarebbe stato sicuramente rieletto. Ti piace vincere facile vero, Bobo?

Da quel giorno scope e ramazze per tutti. “Facciamo pulizia”, “Fuori tutti i ladri dalla Lega”, ma la perla delle perle è stata, “Basta con Roma, adesso faccio ritirare tutti i parlamentari e torniamo a essere un movimento popolare”.

Ora, non per essere pedante, ma che cosa pretende la base leghista! Se si guarda alla realtà dei fatti come possono aver pensato che le cose sarebbero potute cambiare.

Bobo ha fatto pulizia di quelle 5 o 6 persone che gli davano fastidio, tanto che il tutto è parso più un regolamento di conti che una sana pulizia di primavera. Tutti gli altri sono rimasti lì inchiodati alle sedie e guai a fare domande, ma il vero problema è che Maroni non è Bossi,non ne ha le capacità.

Più lo guardo più mi fa tenerezza. Con quegli occhialetti rossi mi sembra la caricatura di Harry Potter quando avrà la pensione di mago.

In fondo lo capisco. Quando Bossi è diventato impresentabile, assieme a tutti i suoi parenti e il “cerchio magico” è diventato il “buco senza fondo”, non poteva fare diversamente. La Lega la ha fondata Bossi, ma lui c’ha messo del suo: tempo, fatica, passione e tutti gli ingredienti che sono serviti per diventare ciò che la Lega “rappresentava” per la sua base.

Una cosà, però, è avere il Senatur davanti e una cosa è non avere nessuno. Una cosa è eseguire e un’altra è comandare e credo che Bobo, questo, lo abbia capito.

Certo lui c’avrà anche messo del suo per accentuare la crisi della lega allo scopo di diventare il nuovo Bossi, ma non credo che si sarebbe mai aspettato di trovarsi in una situazione simile.

Si trova per le mani un partito che sta affrontando un emergenza tsunami senza precedenti. Attenzione! Ho detto che “sta affrontando” e non che “ha affrontato” perché per chi non lo sapesse, uno tzunami non è composto di una sola onda.

In questi giorni infatti, la seconda e forse non l’ultima, è già ben visibile all’orizzonte ed è ben più grossa della prima che ha fatto danni, ma la Lega ne ha comunque contenuto gli effetti eliminando solo qualche persona e riuscendo a mantenere la propria identità.

Quella che sta arrivando rischia di colpire parecchie persone molto vicine a Maroni, mentre prima erano più che altro avversari, e tirare dentro nel turbine anche il poveretto.

In più il nostro segretario sa bene una cosa: se non si allea con Berlusconi rischia veramente di dover abbandonare Roma con tutti i suoi privilegi e non gli sembra il caso visto che lì fuori c’è la crisi, quindi perso per perso, con uno tsunami all’orizzonte è meglio salvare il salvabile, cioè luie i suoi sodali, anche rischiando l’estinzione del partito.

In fin dei conti la Lega è nata come un movimento ed è composta da gente che “una volta” era come tutti gli altri. Persone comuni che hanno aderito a un’idea e la hanno portata avanti. Oggi rischiano di tornare a essere tali, anche se i paracadute della politica sono infiniti e i segreti che si portano dentro alcuni di loro sono un ottimo viatico per una qualche carica istituzionale che gli tappi la bocca per sempre.

Una cosà però è essere lì a comandare e a gestire il potere e una cosa è avere uno stipendio dorato. Per capirci è come se una persona fosse titolare di un’azienda e di punto in bianco si ritrovasse dirigente della stessa. Certo, anche il dirigente prende dei bei soldini, ma nulla a che vedere con il titolare e soprattutto questo comanda e l’altro esegue. Bella differenza!

Non invidio proprio il caro Bobo. Una scandalo da decine di milioni di euro l’anno divisi tra i politici leghisti “in nero” e gestito su conti fantasma, che sta per scoppiare come una bomba atomica, questa volta, tra i suoi fedelissimi e un’alleanza praticamente obbligata con Berlusconi.

Il bello della nuova alleanza strategica consiste nel fatto che è una presa in giro. Berlusconi dice che se vincono le elezioni lui sarà ministro delle finanze e Alfano il nuovo presidente del consiglio. E se perdono? Che è praticamente sicuro.

Se ciò accadesse, chi rappresenterebbe la sua coalizione? Lui, lui e basta e quindi in nome della presa della Lombardia, Bobo sta andando verso il suicidio politico della Lega ma non certo dei suoi dirigenti!

Il fatto è che se non lo facesse, Berlusconi gli scaglierebbe addosso il 7° cavalleggeri rappresentato dai suoi giornali e le sue TV. Per i leghisti, carichi come muli di segreti inconfessabili, sarebbe finita i 3 minuti. Resta, ovviamente, sempre valida l’ipotesi che quando Silvio salvò la banca di Umberto, questo gli abbia ceduto i diritti sul marchio della lega (il che significherebbe che questa non è altro che il PDL con un altro nome). In questo caso se Maroni (che sarebbe un banale prestanome) non facesse quello che dice Berlusconi, quest’ultimo gli leverebbe l’uso del marchio e sai che bellezza vedere il logo della Lega con gli occhialetti tondi rossi come segno distintivo!

In tutti e due i casi mi sento solo di fare un in bocca a Silvio a Bobo Maroni perché mi sa che ne avrà tanto bisogno e intanto sto qui a vedere come farà questa volta a darla a bere alla base, sono proprio curioso.

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