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La riforma dei sussidi. L’Europa verso il libero mercato?

 

L’agricoltura mantiene in salute l’Europa. L’Europa mantiene in salute l’agricoltura. Finora.

Con una decisione finale e concordata, le trattative sui sussidi a questo settore prendono una svolta diversa. Sempre stati al centro di controversie, gli aiuti economici che provengono dalla comunità europea potrebbero subire un arresto.

I settori che ne beneficiano sono molti, dalla produzione di riso, di fecola di patate, di lino e di cotone alle famose quote del latte, che permettono di mantenere i prezzi più alti del normale, e andando contro il libero commercio alimentare. Ciò significa che le economie dei paesi emergenti, basate in gran parte sull’agricoltura, non riescono a vendere in Europa i loro prodotti perché non concorrenziali, ovvero senza contributi artificiali. Anzi, grazie ai sussidi, molti coltivatori europei riescono a vendere a prezzi minori in questi paesi così lontani. Questa è una delle cause principali della povertà di molti paesi africani. 

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Cosa cambierà. L’ultima riforma della politica agricola dell’UE ridurrà gradualmente i sussidi diretti agli agricoltori e reindirizzerà il denaro verso altri progetti di sviluppo rurale, dal 2013. Le quote del latte saranno gradualmente alzate, e infine nel 2015 saranno abolite completamente. Queste quote permettono in teoria una produzione di latte stabile e controllata, ma impediscono il libero commercio e la concorrenza, favorendo i grandi produttori rispetto a quelli minori. Inoltre le quantità che si producono eccedono quelle che si possono vendere, aumentando quindi gli sprechi.

Per attutire il colpo alla aziende casearie le quote latte saliranno dell’1% l’anno dal 2009, prima di essere eliminate nel 2015. L’Italia, che ha superato il limite delle sue quote latte, potrà aumentare pienamente le sue quote dal prossimo anno.

La messa a punto del CAP (Common Agricolture Politics) tra i ministri dell’agricoltura significa anche che l’aiuto diretto agli agricoltori non sarà più collegato ad un prodotto specifico, con poche eccezioni.

Più flessibilità sarà concessa al budget nazionale degli Stati membri per i pagamenti diretti riguardo le misure per l’ambiente, o per il miglioramento della qualità e il marketing dei prodotti. I soldi ora potranno essere usati per aiutare gli agricoltori in regioni svantaggiate o altri tipi di coltivazioni vulnerabili.

Il tutto a partire dal 2013. Per ora, a causa della crisi finanziaria che sta investendo anche questo settore, si è deciso di continuare a donare gli aiuti.



Le proteste non si fermano.
Mentre queste decisioni venivano prese a Bruxelles, in alcuni paesi europei gli agricoltori hanno continuato a protestare per ottenere i sussidi statali. Dei soldi della comunità europea, una parte è reindirizzata verso altri settori, che vanno da un rimpinguamento del debito pubblico alla corruzione.

Ad Atene è in corso un vertice con il governo. Migliaia di agricoltori sono scesi nuovamente nelle strade con i loro trattori bloccando alcune principali strade in Grecia. A Creta, hanno invece bloccato l’aeroporto di Heraklion. I lavoratori chiedono prezzi minimi garantiti accettabili per i loro prodotti e miglioramenti fiscali e pensionistici, e denunciano le vuote promesse delle autorità. 090121_fermeri.jpg

I Baltici. In Lettonia più di 200 agricoltori si sono incontrati in Valmiera, circa 80 km da Riga, questa mattina per una pacifica protesta. Vogliono ottenere l’attenzione del governo sulla crisi che investe il settore.

Vogliono rendere chiaro al primo ministro e al ministro delle politiche agricole che non possono riuscire ad onorare gli obblighi contrattuali per cause di "forza maggiore".

Essi domandano quindi che parte del prestito internazionale alla Lettonia sia usato per stabilizzare il settore e offire aiuto finanziario agli agricoltori. Vogliono prestiti mensili fissi per il periodo di un anno, e il divieto del diritto delle banche di aumentare gli interessi sui prestiti concessi. Chiedono anche fondi per fondare un’azienda competitiva per la produzione di latte e la possibilità di prestiti per quegli agricoltori che vogliono intraprendere progetti di modernizzazione. Gli agricoltori, inoltre, raccomandano di fissare i prezzi di vendita al dettaglio del latte non più del doppio di quanto le aziende lo comprino dai produttori.

Se le proposte verranno rifiutate, minacciano di estendere questa piccola manifestazione a tutto il paese.Già nelle proteste del 13 Gennaio a Riga hanno partecipato circa 2000 agricoltori.

Ma la Lettonia non è il solo paese baltico in profonda crisi. In questi giorni si prevede una diminuzione del Prodotto interno lordo del 6%, mentre per l’’Estonia è del 4.5% per la Lituania del 3%. Il declino continuerà anche nel 2010, afferma la Nordea Bank. La quale afferma che anche i Paesi scandinavi non se la vedano bene. Un meno 1.3% in Finlandia e 1.5% in Svezia.

 L’export dei paesi baltici subirà una battuta d’arresto. E se gli agricoltori incroceranno le braccia, le perdite saranno ancora più consistenti. Le ripercussioni per gli altri paesi europei non si faranno attendere, facendo aumentare ancora i prezzi dei generi alimentari.

Questo è sicuramente uno dei periodi in cui l’aiuto dello stato dà migliori garanzie del libero mercato ai cittadini.Ma sicuramente non rappresenta un modello di crescita sostenibile, a livello mondiale.

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