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Lettera da un lavoratore truffato

Lunedi 25 gennaio ’10 si è svolto in Calabria a Catanzaro l’ennesimo Sit-in di protesta davanti ad una delle sedi dell’ex Phonemedia società colosso dei call center italiani

Lettera da un lavoratore truffato

I lavoratori ormai svolgono quotidianamente quasi tutti i tipi di protesta in modo pacifico nelle varie sedi dislocate in molte città, dalla Sicilia al Piemonte. Tutte le undici sedi italiane sono in stato di occupazione. Ci sono solo per Phonemedia 7000 persone che, pur essendo occupate, non percepiscono uno stipendio dal mese di ottobre e nemmeno la tredicesima. Non solo studenti, ma soprattutto madri e padri di famiglia che si trovano in una situazione insostenibile.

Phonemedia, azienda nata nel novarese nel 2002 ad opera del geometra Fabrizio Cazzago, aprì varie sedi di call center in varie parti d’Italia negli anni a seguire, specialmente nel Sud Italia dove l’azienda usufruì di cospicui finanziamenti del Fondo Sociale Europeo. Successivamente, in seguito a grossi problemi economici - nonostante questi introiti dalla comunità europea e nonostante le commesse che Vodafone,Telecom, Sky etc. hanno pagato - è stata ceduta in modo poco chiaro, a settembre, all’ormai famoso gruppo Omega, capitanato dai due manager compratori di aziende sull’orlo del fallimento: Massa e Liori.

Ma la regione più “generosa” è stata la Calabria, dove l’azienda Wccr Phonemedia, grazie alla politica regionale, ha ricevuto finanziamenti per 11,5 Milioni di euro per costruire due sedi, una a Vibo Valentia ed una a Catanzaro. In questa sede sono presenti 2000 postazioni: è infatti la seconda più grande del gruppo, ed è proprio qui che si è in occupazione dal 4 gennaio. Lunedì 25 Gennaio si è svolto l’ennesimo sit-in di protesta di fronte all’azienda, davanti alle telecamere della trasmissione di Michele Santoro “Anno Zero”, con la troupe guidata dal giornalista Luca Rosini, oltre alla presenza di varie reti e tesate giornalistiche minori. I lavoratori, ormai esasperati dalla situazione di assenza degli stipendi, incertezza per il futuro e dal silenzio dell’azienda, ma di quello della politica regionale calabrese, hanno espresso il loro disagio bloccando una via d’accesso alla città di Catanzaro. Tuttavia già giorni prima erano state organizzate varie forme di protesta davanti alla sede del palazzo della Regione.


Tempo fa l’unica cosa che è stata dichiarata è che secondo la regione Calabria non ci sono irregolarità, poiché non ci sono persone licenziate. Per questo motivo non si possono revocare i fondi europei prima dei 36 mesi. Ma gli operatori sanno che l’irregolarità è nei loro stipendi e non nello stato di occupazione. I lavoratori hanno piazzato le tende sul tetto dell’azienda e non le leveranno fino a che non avranno delle risposte dai politici regionali e dall’azienda stessa.

C’è stato qualche momento di tensione quando la polizia, in assetto anti-sommossa, ha ordinato lo sgombero della strada fatto, fortunatamente senza nessun ferito. La protesta degli operatori calabresi - per difendere il diritto al lavoro ed alla dignità - si è azionata leggermente in ritardo rispetto ai loro colleghi del Nord. Ma ha dato e sta dando un segnale che forse sembrerà scontato per chi non conosce la realtà calabrese. C’è una parte di Calabresi che non vogliono tacere di fronte alle ingiustizie, vogliono far rispettare il proprio diritto di lavorare onestamente ed essere pagati,ma vogliono, al di là di tutto, cambiare.

Giuseppe Berlingò

 

Credits Foto: www.terramara.it

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