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 Home page > Attualità > Economia > La regione più povera d’Italia fa guadagnare miliardi di euro (...)

La regione più povera d’Italia fa guadagnare miliardi di euro all’ENI

Infatti, andando sul sito governativo, dello Sviluppo Economico, si troveranno i dati di produzione degli idrocarburi in Kg, mentre sappiamo benissimo che il costo del petrolio sulle borse mondiali lo si calcola al barile, e vi assicuro non è così semplice convertire i barili di greggio in kg, questo perché il petrolio è venduto in almeno una dozzina di qualità.

Infatti esiste sul greggio, un “differenziale di qualità”, si va dal ultra light&sweet (ultra leggero e dolce) al heavy&sour (pesante e acido) (sour e sweet dipendono dalla % di zolfo – light e heavy dai gradi API). Ci sono petroli heavy&sweet (pesanti ma dolci) e petroli light&sour (leggeri ma acidi).

Tenete presente che per gradi API > 40 i petroli sono light, inferiore a 25 sono heavy, in mezzo sono medium (i gradi API, la cui scala va da 1 a 100, sono inversamente proporzionali alla densità).

E’ ovvio che i petroli light (cioè costituiti da miscele di idrocarburi leggeri) hanno una più alta resa in benzina + frazioni leggere e bassa in oli pesanti e bitumi, viceversa gli heavy.

Ad una scala API da 1 a 100, corrisponde un range di densità da 1,07 (heavy) a 0,61 (light) (numeri arrotondati). Per cui 1000 litri di petrolio pesano da 1,07 a 0,61 tonnellate.

Quindi a conti fatti un barile di greggio (circa 159 litri) pesa dai 170 ai 97 Kg. La relazione tra °API e densità è la seguente: °API = [ (141,5/d) - 131,5].

Sarebbe interessante avere i dati sulla qualità del greggio estratto per determinare il corretto valore; io non sono riuscito a trovarli.

Comunque,la produzione nel 2010 è stata di 2.843.935.610 kg il che equivale a 29 milioni di barili nel caso di petrolio light di altissima qualità o 17 milioni di barili nel caso di petrolio heavy di pessima qualità.

Considerando che oggi, 21 Dicembre 2010, il prezzo del basket Opec, composto da dodici tipi di crudi diversi, è a 88,78 usd (circa 67 euro) al barile significa un valore che oscilla da circa 2 miliari di euro a 1 miliardo e duecento milioni di euro.

Cerchiamo di calcolare quanto ha guadagnato l’ENI in base alle Royality emesse alla Regione Basilicata, che dovrebbero ammontare al 7%, (sono le Royality più basse del mondo, in tutti gli altri paesi si corrisponde non meno del 30%) sul sito del governo, ammontano per il 2010 a 65.311.112 euro; questo implicherebbe circa 933 milioni di euro guadagnati dall’ENI.

E lo so, i conti non tornano perfettamente. E non tornano neanche se a questi togliamo i costi di estrazione che ammontano a circa 6-7 euro a barile (abbastanza bassi,rapportati alle medie mondiali). E difficilmente tornano se si considera anche il Gas estratto oltre che il petrolio.

Risulta anche molto bizzarro il fatto che i contatori sulle risorse estratte siano della stessa ENI. Immaginate se io mi costruissi una casa, e decidessi di collegarmi alla fornitura di energia elettrica, con un mio contatore; e poi a fine mese comunicassi i miei consumi; bizzarro vero? Se lo fa ENI, evidentemente no.

E’ veramente difficile per me, con le informazioni trovate, capire bene quanti soldi ha guadagnato l’ENI, anche perché lo scarto tra il prezzo di mercato di un qualsiasi greggio e quello di un greggio di riferimento dipende dalla diversa qualità e dalle distanze tra i luoghi di produzione ed il luogo di consegna. Il “differenziale di qualità” tiene conto della densità e del tenore di zolfo dei due greggi. Il “differenziale di trasporto” è dato dalla differenza tra il costo di trasporto del greggio considerato e del greggio di riferimento allo stesso punto di consegna; date le particolari caratteristiche del mercato petrolifero internazionale, un greggio più lontano di quello di riferimento deve essere venduto ad un prezzo più basso e viceversa.

Si dà il caso, che il greggio è estratto in Basilicata e raffinato a Taranto, quindi il valore del barile è molto più alto degli 88 dollari calcolati, e quindi per me il risultato che esce fuori dal pezzentissimo 7% rimane misterioso.

Malgrado questo grosso giro di denaro, in Basilicata il lavoro manca esattamente come prima, che si scoprisse il petrolio. Non sono state realizzate opere infrastrutturali, il costo della benzina non ha subìto sconti. La gente, soprattutto i più giovani, continua a emigrare: negli ultimi quindici anni a Grumento Nova, 2.500 abitanti, la popolazione è diminuita di un quarto, mentre da tutta la regione — che ha poco più di 570 mila abitanti — si continua a emigrare al ritmo di quattromila persone all’anno. E l’aria, l’acqua e persino il rinomato miele della Val d’Agri sono sempre più a rischio perché sempre più ‘ricchi’ di idrocarburi”.

Commenti all'articolo

  • Di fulviob55 (---.---.---.128) 27 febbraio 2011 11:32

    Senza dimenticare il metano che, per mancanza di un metanodotto, bruciano in candela invece di recuperarlo. E normalmente la quantità di metano è pari al petrolio estratto.

  • Di (---.---.---.27) 2 marzo 2011 00:02

    premetto che per me le royalties andrebbero impiegate meglio ma vabbè.

    Caro Mauro, una precisazione. La Basilicata non è la regione più povera d’Italia. Non so su che cosa tu basi questa affermazione visto che viene smentita dalle statistiche Eurostat sul PIL pro capite - sono uscite 3-4 giorni fa, più fresche delle uova che ho in frigo - (Basilicata 76.3% della media EU27, decisamente meglio di Puglia 67.4%, Campania e Calabria 65.5%, Sicilia 66.4%), sul reddito (meglio delle altre del mezzogiorno), sulla povertà estrema (non solo meglio di Campania e Sicilia, ma anche di altre aree metropolitane come Vienna) e sul rischio di povertà (meglio di Campania, Calabria e Sicilia). 
    Invece è una delle regioni in cui il settore pubblico aiuta di più le famiglie (30° posto su 189 regioni analizzate, dati Commissione Europea).

    Altra precisazione. Lasciamo stare se le royalties sono alte o basse, su questo si può discutere. Non mi risulta, però, che altrove le compagnie paghino royalties alle amministrazioni locali, nè che in Italia (e non in Basilicata, visto che il livello è stabilito da una legge nazionale, o no?) siano le più basse. Prendiamo l’esempio del mare del nord. La Scozia non prende un centesimo, a quanto mi risulta (se ho torto per favore smentitemi). Nel 2002, negli anni in cui da noi si firmava l’accordo in Basilicata, il governo inglese cancellava le royalties, che al momento sono.....zero.
    http://www.independent.co.uk/news/b...
    Se hai qualche altro elemento per poter dire che sono le più basse al mondo, ti prego di riportarlo!

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 2 marzo 2011 02:08
    Mauro Miccolis
    Gentile Signore,
    Il PIL è universalmente utilizzato come strumento di misurazione standardizzato della ricchezza prodotta; per quel che mi concerne non basta per mettere in rilievo quanto un Paese stia bene dal punto di vista ambientale ad esempio, non tiene conto della disoccupazione e neanche del tasso di emigrazione, tutti fattori che ai normali cittadini sembrano in relazione con la ricchezza di un posto.
    Come ha detto Bob Kennedy, il PIL «Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nuclear;non tiene conto della salute delle nostre
    famiglie.Misura tutto,eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».

    Anche io ho guardato le rilevazioni Istat, quelle del 2009 visto che l’articolo (pubblicato sul mio sito) risale al 21 dicembre 2010; ma non ho guardato solo il PIL; le faccio notare che ci sono dati inerenti la situazione demografica e sullo stato del settore ccupazionale in Basilicata;la suddetta indagine pone in luce in tutta la sua evidenza la drammaticità dei dati che mostrano come, dal punto di vista demografico, sia negativo il saldo naturale 2008, nel senso esso è pari a –1,3%, con un tasso di natalità pari all’8,3% e di mortalità del 9,6%. Dati questi che pongono la regione all’ultimo posto della classifica nazionale per quanto riguarda l’incremento della popolazione tra il 2008 e il 2009.
    La stessa situazione, se non peggiore, emerge, sempre secondo i dati forniti dall’ISTAT, per quanto concerne il tasso d’occupazione, per il quale la Basilicata si trova in pratica a metà della graduatoria delle regioni italiane con un tasso di occupazione pari al 49,6%. Dato quest’ultimo che, diviso per le due province, mostra come nella provincia di Potenza si abbia un tasso di occupazione del 50,1% e nella provincia di Matera del 48,7%; e considerando che c’è sempre meno gente...il dato risulta ancora più drammatico.
    Mentre il tasso di disoccupazione in Basilicata, è pari all’11,1% rispetto al dato nazionale che è del 6,7%, con un incremento della disoccupazione maschile maggiore rispetto a quella femminile; e ancora, considerando che c’è sempre meno gente il dato in contro tendenza è ancora più drammatico.
    Mi risulta che sono tantissime le persone in cerca di lavoro: 24.000 in tutta la Regione, di cui 16.000 nella provincia di Potenza e 9.000 in provincia di Matera.

    Dai dati sopra emerge che malgrado un continuo spopolamento la disoccupazione aumenta, e questo mi perdoni per me è indice di povertà; e in questi termini la Basilicata è la regione più povera d’Italia, se poi teniamo conto della situazione ambientale, il dato peggiora ancora di più (consulti il sito del movimento ambientalista Lucano).

    Le royalties sono le più basse rispetto alla media mondiale, e dovrebbero essere aumentate almeno al 30%. E’ vero che l’entità delle royalties è stabilita per legge, ma è una legge ingiusta a vantaggio dell’ENI e del NORD visto che l’ENI è milanese. Il petrolio è una risorsa che si trova nel SUD, per estrarlo si violenta il territorio Lucano, e pugliese (visto che è raffinato a Taranto), perdendo vaste aree di territorio che prima erano dedicate all’agricoltura; sono del parere che questa risorsa deve portare più ricchezza al SUD. SI deve sfruttare questa fortuna per creare un futuro per la regione e le popolazioni.

    cordialmente Mauro Miccolis
  • Di (---.---.---.27) 2 marzo 2011 09:00

    Caro Mauro, condivido il discorso sul PIL e per quello ti ho riportato altri indicatori. Non voglio dire che tutto è perfetto, anzi, ma da dove la prendi la prendi, la Basilicata non è la regione più povera. Anche per l’emigrazione, se consideriamo il livello provinciale, ci sono 400 province in Europa (su 1300) che stanno messe peggio nell’ultimo decennio. E parecchie sono italiane. E comunque dire che la popolazione decresce non significa dire che è la più povera. Altre aree rurali come la Basilicata hanno tassi di decrescita simili o maggiori......

    La disoccupazione è aumentata meno che altrove. Se prendo gli ultimi dati disponibili (e lo ammetto, non considerano tutto l’impatto della crisi), la Basilicata è al 52o posto su 256 in Europa (dove 1 è la migliore) dal 2000 al 2008, meglio di molte regioni tedesche, inglesi e.....italiane. E comunque, la disoccupazione non è indice di povertà, semmai lo è la bassa occupazione (perchè ci sono gli scoraggiati che non sono inclusi nella % di disoccupazione). Puoi fare anche una formula matematica per dimostrarmi che è la più povera, ma ho dei dati terra terra, immediati e coerenti che ti dicono che non lo è. 

    Per un confronto serio bisognerebbe partire da dati certi e allargare l’analisi al contesto Europeo, oltre che riconoscere che il problema non è solo il Sud e il contesto difficile in cui la Basilicata si trova, ma l’Italia nel complesso.

    Il 30% di cui parli tu probabilmente include, oltre alle royalties, le tasse societarie e le altre imposte che gravano sul settore del petrolio. In quel caso, ci avviciniamo molto alla media mondiale.

    Ultimo punto, tra le tante azioni di disequlibrio economico tra Nord e Sud (...non ultimo, il taglio dei fondi FAS), quella dell’ENI mi pare la goccia nel mare. Avrai probabilmente scritto con passione e la passione acceca la ragione certe volte e ti capisco. L’ENI ha sede a Roma. Il principale azionista è il ministero dell’economia.

    Il tuo articolo ha il merito di far discutere di questi argomenti, ma secondo me il dibattito vero non è "sul quanto" ma "sul come". Risorse ce ne sono, ci sono un mare di fondi a disposizione. Che fare? Su questo dovrebbe esserci un confronto più vivo.

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 2 marzo 2011 14:21
    Mauro Miccolis

    Egregio Signore,

    (continuo ad indicarla così, perché i suoi post sono anonimi) lei sta polemizzando solo sul fatto che la Basilicata sia o non sia la regione più povera d’Italia, e cerca di difendere le sue posizioni in base al valore di indicatori economici. 
    Dall’articolo è chiaro che la Basilicata ha enormi ricchezze (gas,petrolio) e che sono sfruttate dall’ENI (e magari qualche amministratore/politico colluso), compagnia del NORD, ovvio che questo influisce positivamente su gli indici finanziari; ma ripeto non sul benessere della popolazione.
    Per un confronto serio, scenda per strada e parli con la gente, entri nelle case ed ascolti i problemi delle persone.Una regione dove la gente scappa, e dove c’è un saldo negativo morti nascite, non è ricca, è una regione che muore ogni anno di più al tasso dell’ 1,3%. Come sintetizzare questa situazione in un titolo, se non dicendo che la regione più povera fa guadagnare miliardi all’ENI?
    Riguardo ai soci ENI mi risulta che sin dal 1996 dal collocamento del 15% del suo capitale sociale emergono i nomi come quelli della Ras, della Fideuram Vita (gruppo Imi) e della Mediolanum Vita (gruppo Fininvest): le tre compagnie di assicurazione hanno acquistato azioni del "cane a sei zampe", per un totale di oltre 70 miliardi di lire. In particolare la compagnia milanese ha acquisito un pacchetto di 7,5 milioni di titoli, con una spesa di poco meno di 40 miliardi. La Fideuram Vita ne ha ritirato uno da 5 milioni di azioni (26 miliardi e rotti). La Mediolanum Vita ne ha comprate 840.000 (esborso di circa cinque miliardi). Ma anche altre compagnie del NORD hanno fatto shopping azionario sull’ Eni: ecco quindi l’ ingresso nel libro soci da parte di Veneta Vita, Arca Vita, Mgf Vita. 
    Lei dice che io ho scritto quest’articolo senza ragione ed accecato dalla passione? E’ un articolo zeppo di conticini aritmetici e domande legittime e ragionevoli; le faccio notare che il mio articolo non discute solo del quanto, ma anche sul come quel poco che l’ENI concede alla Basilicata non sia sfruttato.
    Piuttosto mi sembra che la sua replica sia animata da fatti personali, chi è lei?
  • Di Quench (---.---.---.14) 2 marzo 2011 16:29

    Mauro, mi dispiace davvero che tu ti senta attaccato, ma non ho avuto l’intenzione di farlo, tantomeno dal punto di vista personale. Mi chiamo Rocco, non ti conosco, faccio l’economista di mestiere e sono intervenuto per precisare - senza polemica (e scusami se i miei commenti sono risultati polemici) - alcune inesattezze che, permettimi, dal mio punto di vista sono dei falsi e ridondanti luoghi comuni e che sicuramente in buona fede hai riportato: 1. regione piu’ povera in Italia; 2. royalties piu’ basse al mondo. Tutto qui. Sono troppo pedante? Probabilmente si. Credimi, se tu avessi scritto "la regione si svuota e l’ENI si arricchisce" forse non sarei neanche intervenuto!

    Poi, possiamo discutere apertamente su ENI, azionisti, emigrazione, se ci truffano o no, su come usare sti’ soldi, etc.........sempre aperto al confronto!!!

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 2 marzo 2011 17:27
    Mauro Miccolis

    Gentile Sig. Rocco,

    da questo nostro botta e risposta mi sembra evidente la diversa concezione di ricchezza di una regione, che io e lei abbiamo. Lei si basa sulla valutazione di indicatori economici, che come ho più volte sottolineato nascondono molti aspetti e non garantiscono il benessere di una regione e della sua popolazione (ad esempio non è valutato lo stato di salute dell’ambiente). Per quel che mi riguarda, la Basilicata potrebbe avere il PIL più alto del mondo, ma se il flusso di denaro finisce nelle tasche di poche persone e al resto della popolazione miseria, tanta, che è necessario emigrare, mi scusi se insisto per me la Basilicata rimarrebbe la regione più povera d’Italia, ed uno dei motivi per cui ai miei occhi sembra più povera, è che è depredata dai ricchi.
    Circa il punto 2 : Le royalties pagate alla regione sono stimate al 7% dei prezzi di mercato di cui solo il 15% va alle amministrazioni locali. L’Eni afferma che alla fine del 2007 ha speso 368 milioni di euro, con una produzione lorda del valore di circa 5,2 miliardi di euro. La convenienza è spudoratamente palese e i lucani non ne beneficiano affatto. In compenso perdono la salute e il territorio. Le royalties in Libia sono al 90%, Norvegia 80%, Canada 60%. In Italia al 7% su terraferma e 4% in mare. In più se viene estratto gas o petrolio sotto un determinato volume massimo, non si paga assolutamente nulla. Se il petrolio,invece che in Basilicata, fosse in Lombardia, le assicuro che le royalties sarebbero di tutt’altra entità.

    Cordialmente Mauro Miccolis
  • Di Quench (---.---.---.14) 3 marzo 2011 10:40

    guarda Mauro, da emigrato a emigrato, da lucano a lucano, e’ normale avere opinioni diverse ma stravolgere i dati a piacimento e scrivere cose non precise (eufemismo) per sostenere cause giuste e in cui credo - non so se si e’ capito - e’ controproducente in primis per me che ci credo.

    • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 3 marzo 2011 20:40
      Mauro Miccolis

      Egregio Quench,

      Primo,chi le dice che io sono un emigrato?

      Secondo,quali dati avrei stravolto? 
      Tutti i numeri da me citati sono autentici. Ho citato la fonte (ISTAT 2009) e i dati nello specifico da me valutati. 
      Perchè affermando il falso, non vi firmate con il nome e cognome? 


  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 3 marzo 2011 20:28
    Mauro Miccolis

    Egregio Quench,

    Primo,chi le dice che io sono un emigrato?
    Secondo,quali dati avrei stravolto? Tutti i numeri da me citati sono autentici. Perchè affermando il falso, non vi firmate con il nome e cognome? 
    Ho citato la fonte (ISTAT 2009) e i dati nello specifico da me valutati. 


  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 14 marzo 2011 12:49
    Mauro Miccolis

    I nuovi poveri dimenticati
    in una Basilicata in cadutadi MIMMO SAMMARTINO

    La storia della famiglia Grippo (Pasquale, 43 anni, invalido, sua moglie Ida Viggiano, 45 anni, e dei loro due figli), costretti a vivere in una casa di 40 metri quadri pieni di muffa e umido, con un reddito annuo di 1370 euro e senza il riconoscimento nemmeno del diritto alla casa popolare, è emblematica. Un esempio, purtroppo, non più straordinario di quelle nuove povertà che dilagano. 

    In Basilicata, dicono le statistiche, uno su quattro è sotto la soglia del bisogno. Non si arriva a fine mese, mancano lavoro, certezze e casa. L’Osservatorio Casa.it fotografa un mercato dell’abitazione che vede Potenza primeggiare sui costi. Per un’abitazione di 90 metri di superficie il costo medio, in centro, oscilla intorno ai 1800 euro a metro quadrato. Per un’alloggio di nuova costruzione si può arrivare anche a 2500 euro. In periferia, se la casa non è nuova, si può sperare di scendere a 1400 euro. Ma è sempre troppo per chi ha redditi ridotti al lumicino e nessuna sicurezza di continuità lavorativa. 

    D’altra parte, come osservano gli economisti, la Basilicata continua a perdere terreno e numeri. Non solo sul fronte dello spopolamento galoppante (ormai si è scivolati sotto le 590 mila unità) per denatalità e ripresa dell’emigrazione, ma anche sul versante del reddito medio dichiarato al fisco: a fronte dei 19 mila euro annui dell’Italia, la Basilicata si ferma a 14.580 euro. Con il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che ha segnalato la caduta di 20 punti di prodotto interno lordo (per mancati interventi privati, essenzialmente), in Basilicata e in Puglia, per il contagio della criminalità organizzata. Una conferma che viene dall’analisi (sempre di Bankitalia) relativa al riciclaggio di denaro sporco: nel territorio lucano, solo nel primo semestre del 2010, ci sono state una cinquantina di segnalazioni di operazioni sospette. Fenomeno in netta crescita rispetto a 2008 (78 movimenti sospetti in un anno) e 2009 (84 operazioni dubbie nell’arco dei dodici mesi). In questo scenario, il risultato è che crescono le povertà e gli usurai sono iperattivi della loro attività di strozzinaggio con un giro d’affari, nella sola Basilicata, che Confesercenti calcola in 270 milioni. 

    Fra le vittime dell’usura ci sono almeno tremila commercianti lucani negli ultimi due anni (il 18,7% degli operatori economici attivi). Il Ministero dell’Interno conferma: sono stati 184 in Basilicata (131 in provincia di Potenza e 53 in quella di Matera) gli episodi relativi al racket estorsioni-usura. Davanti a questo disastro, il dramma quotidiano della famiglia Grippo, a cui non è concessa neanche la casa popolare, pare destinato ad attendere. 

    http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=411698&IDCategoria=1

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