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La politica non deve avere costi

Leggo, su Il Fatto Quotidiano del 3 maggio, il dettaglio delle spese elettorali di alcuni candidati alle prossime elezioni europee del 25 di questo mese e vedo che si parla di staff di 25 persone, spot tv, manifesti, depliant, santini da pagare con denari donati da privati con un tetto massimo di spese definito per legge di 167.000 euro.

Se vogliamo tener conto di ciò che succede negli USA, quasi matematicamente vince il candidato che ha raccolto più denaro per la sua campagna elettorale e questo fattore soldi diventa decisivo. In Italia, per sottrarre la politica al potere dei soldi, per far partire i candidati tutti con le stesse possibilità di vittoria, come avviene nello sport, basterebbe introdurre semplici regole che vado ad elencare:

- non è candidabile chiunque possieda mezzi di informazione (giornali, tv, radio, anche locali).

- gli unici strumenti di propaganda utilizzabili da tutti i candidati sono il “porta a porta”, con diffusione del proprio programma elettorale scritto, e assemblee e comizi in spazi messi gratuitamente a disposizione dai Comuni del collegio elettorale.

Solo così il denaro non sarebbe decisivo nella competizione, la democrazia ne guadagnerebbe e anche le città sarebbero risparmiate dalle affissioni più o meno selvagge di manifesti. Le regole che riguardano le elezioni sono le più fondamentali per definire la democrazia di un paese e se si bara su questo punto tutto quello che viene dopo è marcio, corrotto, deviato dal potere del denaro.

Naturalmente una nuova legge elettorale dovrebbe comprendere la ineleggibilità dopo aver compiuto due legislature, l’impossibilità di passare da un partito ad un altro durante la legislatura (evitando la compravendita di deputati e senatori), l’impossibilità di presentarsi in più di un collegio, l’obbligo di risiedere nel collegio dove ci si presenta da almeno due anni.

Certo che in un paese dove l’attuale legge elettorale non dà ai cittadini nemmeno il potere di dare preferenze e che è stata definita incostituzionale dalla suprema Corte viene un po’ da ridere a proporre una reale “par condicio”, ma visto che saremo obbligati a cambiar legge, può essere che gli italiani escano dall’apatia e dalla rassegnazione e si fidino solo di quel partito che ha restituito allo Stato 42 milioni di euro di finanziamento pubblico.

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