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La necessità di molecole innovative

La problematica legata alla multiresistenza microbica rappresenta di certo una delle più complesse da affrontare in termini di salute pubblica a livello globale. L’utilizzo massivo ed a volte inappropriato degli antibiotici nel corso degli ultimi sessanta anni ha condotto allo sviluppo di supermicrobi, in grado di creare non pochi grattacapi a coloro che quotidianamente si imbattono in pazienti con infezioni batteriche resistenti all’antibioticoterapia.

Negli ultimi anni è apparsa alla comunità medica come urgente la necessità di implementare linee di ricerca per giungere alla sintesi di nuove molecole capaci di agire efficacemente. Studi recenti hanno mostrato come solo una minima parte delle molecole presentano un nuovo meccanismo di azione e la maggior parte di queste sono nelle prime fasi di sperimentazione. Bisogna considerare altresì che gli antibiotici presentano uno scarso ritorno economico sull’investimento iniziale, perché sono assunti per brevi periodi e sono mirati al tipo di patogeno. Sicuramente non sono competitivi in termini di fatturato con i farmaci per le patologie croniche, che vengono somministrati ai pazienti per molti anni e che hanno periodicità di assunzione giornaliera.

Microbi come lo Stafilococcus Aureus meticillino-resistente, l’Acinetobacter, alcuni ceppi di Pseudomonas Aeruginosa, Klebsiella Pneumoniae ed Escherichia Coli si affacciano sempre più frequentemente negli ospedali causando polmoniti, sepsi, infezioni urinarie da catetere, infezioni in sede addominale e persino meningiti. Questo comporta un aumento del tasso di mortalità da patologie infettive ed un incremento dei costi diretti ed indiretti che i governi si trovano a dover fronteggiare. La ricerca di nuove strade come la terapia fagica e l’uso di enzimi litici così come la scoperta di classi nuove di agenti antibatterici come quelli che colpiscono le topoisomerasi IIA costituiscono senza dubbio delle frecce appuntite da utilizzare per curare le multiresistenze. Per fare ciò occorre che i governi investano maggiormente, introducendo meccanismi incentivanti che a vario titolo possano condurre le industrie farmaceutiche a fornire impulso alla ricerca antibiotica.

In definitiva è una corsa agli armamenti che vale la pena di essere combattuta e ciò può essere fatto solo con l’adozione di politiche sanitarie, che a livello internazionale e dei paesi maggiormente industrializzati promuovano sistemi premianti per tutti gli attori coinvolti nel processo senza trascurare gli operatori sanitari, che devono contribuire con il rispetto delle linee guida e dei protocolli terapeutici in linea con i dettami della medicina basata sulle evidenze.

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