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Ttip, affari e salute

Nel lungo gioco sommerso tra coloro che vogliono fare salute con profitti e quelli che la considerano un diritto umano da garantire ed erogare in un sistema pubblico si inserisce anche il Transatlantic Trade and Investment Partnership, un accordo monstre tra USA ed UE, che tocca tutto e tutti per dare efficienza agli scambi commerciali tra Vecchio e Nuovo Continente, senza trascurare sanità e cure in senso lato. A fine 2016 verosimilmente si giungerà alla stesura finale del Ttip, e di lì a poco alla sua ratifica. Semplice e veloce quando si parla di investimenti. Nel frattempo la salute rischia di diventare prodotto commerciale. 

Colpisce molto la richiesta dei colossi farmaceutici di allungare i tempi di durata dei brevetti. in Europa adesso a venti anni. Tutto questo sembra andare nella direzione di ritardare l'introduzione di generici per classi importanti di farmaci. Magari anche i salvavita e gli essenziali. Meno concorrenza, prezzi al consumo più alti. Sui brevetti poi c'è il rischio di assistere ad una revisione dei criteri di rilascio. Requisiti più blandi, con un sostanziale pericolo di intaccare anche il principio di precauzione europeo. Si riduce sicurezza e protezione e si facilita l'esportazione di farmaci a stelle e strisce verso l'Europa. 

E se si entra sul tema della concorrenza il problema si complica in sanità. Qui la concorrenza è fatta sui costi, non sulla qualità. Ma fino a quando? In fondo si punta a maggiori investimenti, scambi e profitti e questo mal si sposa con la tutela del malato. 

Un aspetto che reca inquietudine è quello della protezione dell'investitore. Diritto sovranazionale che porta i colossi privati a poter citare in giudizio dinanzi a tribunali speciali come l'Investment Court System o l'Investor-state-dispute-settlements i governi in caso di "minaccia" ad affari ed iniziative commerciali. Un pò come dire che un'istituzione pubblica deve guardarsi bene dal definire un farmaco pericoloso o inefficace pubblicamente, potrebbe essere considerata un'informazione confidenziale o addirittura un segreto commerciale. E questo anche se fatto a tutela della salute dei cittadini. 

Per i governi si rischia una perdita di capacità di intervento sulle politiche sanitarie in concomitanza con una crescente possibilità di azione sul pubblico dei grandi gruppi privati. Meno concorrenza, meno controlli su farmaci e dispositivi e sui loro costi. Spesa sanitaria che addirittura potrebbe lievitare minando il diritto alla salute di tutti nel futuro e generando maggiori profitti per le industrie ed oneri non sostenibili dagli stati.

Il tutto condito da negoziati condotti con scarsa trasparenza istituzionale e disattenzione da parte dei cittadini

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