• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > La morte bianca: lezione sul capitalismo (Thyssen Krupp)

La morte bianca: lezione sul capitalismo (Thyssen Krupp)

A un anno dalla morte: per non dimenticare. Riproponiamo quest’articolo.


Si può morire per qualche centinaio di euro?
 
Si può lavorare in contesti indecorosi, flessibili quasi fossimo ai confini del mondo lì dove la vita è appena possibile ?
 
Si può morire provando tutta l’ingiustizia per questo presente senza dignità governato da gente senza pudore ?
Si. Si può morire.

Te lo dicono gli indici dell’andamento produttivo della tua azienda.

Te lo dice il macrosistema impersonale lontano, lontano dell’economia.

Te lo dice la borsa, la globalizzazione.

E questo paese che nasconde l’emigrazione dei suoi figli che ancora partono alla ricerca di una dignità negata, strozzata da migliaia e migliaia di conflitti d’interesse come quelli, pensa, che avrebbero dovuto vigilare sull’idoneità delle condizioni del tuo lavoro e non l’hanno mai fatto.
 
Lo sai… così in Italia si compra il silenzio di tutti.

Tu sei lì, materialmente lì in quel posto infernale.

Senti perfino bruciare la tua carne.

E’ innegabile.

E’ innegabile per dio.

Ma non è così.

Tu sei nel basso di quegli indici astratti, al centro di questa congiuntura di quei maledetti grafici che ti fecero vedere quel giorno in cui ti sentisti stringere il cuore.

La tua condizione è l’esito di un impeccabile calcolo matematico.

Tu…non sei il padrone del tuo destino.

Tu sei solo un operaio.

Niente più che un operaio.
 
Un operaio come tutti noi.

Commenti all'articolo

  • Di giuseppe scano (---.---.---.220) 6 dicembre 2008 07:36

    bellissimo

    • Di Alessandro Sampietro (---.---.---.116) 6 dicembre 2008 16:36

      Vegando alla ricerca di un perché a certe notizie cattive, che fanno male come fossero pugnalate ricevute nello stomaco, mi imbatto nel titolo del libro che sto progettando di iniziare: IPOTESY DI ARCIPELAGO. E capisco come certi fatti siano avvertiti da tutti noi proprio come mere ipotesi, cioè non realtà ma eventualitò, di fati che potrebbero accadere in zone remote. E invce ci capitano sotto il naso. Che fare? (si chiedeva un tale...)
      Credo sinceramente che l’unica soluzione sia quella di drizzare la schiena,possibilmente convincendo gli altri a seguirci, e tirare fuori la voce più forte che possediamo per dire quanto noi non sopportiamo quuesto stato di cose! Solo così non saremo torturati dalla nostra coscienza.

    • Di sogno (---.---.---.121) 7 dicembre 2008 22:21

      Si è bello quest’ articolo ,tremendamente vero....purtroppo la realta’ và veloce ed in peggio ma la constatazione del male non contempla soluzioni ...solo denunce ....che ci lasciano attoniti ed impotenti ormai su tutto ...Intanto la "telecrazia "si rafforza,... i vecchi sdentati ,intervistati ,sulla 4 di Fede, mentre fanno la spesa, esultano ,per la social card ,mentre il partito bianco rosa,che dovrebbe rappresentare l’ alternativa , invece vacilla mostrando ..con virulenza ....la sua questione morale .......la sinistra orfana del parlamento si affanna , divisa ,invano e ininfluente ..senza progetto e idee ... In Grecia invece oggi le vetrine bruciano negli scontri dei giovani ribellli che non accettano la morte ingiusta di un adolescente e si ribellano...in molte citta’ elleniche preda delle guerriglie urbane ...Noi invece accettiamo ..come sempre e da anni ed anni .l’ inaccettabile .ubbidienti /silenti rassegnati ...nel solito trionfo telecratico natalizio ,consumista consueto ma recessivo stonato e soporifero ..corollario della nostra impotenza ..di italiani ormai smarriti ..

    • Di (---.---.---.67) 12 dicembre 2008 13:13

      Lavorare come i cinesi o ribellarci come i greci
      Giorgio Cremaschi

      Sergio Riva aveva 20 anni ed è morto ucciso dal lavoro la scorsa notte dentro la Dalmine di Bergamo. Sergio Riva era un lavoratore precario con contratto interinale, cioè utilizzato in affitto dall’azienda siderurgica. Il contratto interinale viene in questo periodo preferito dalle aziende, rispetto ad altri contratti precari, perché riduce al minimo le responsabilità. I lavoratori interinali non sono formalmente dipendenti dell’azienda che li utilizza, sono vittime di un moderno caporalato. Per questo non hanno neppure il diritto di essere considerati esuberi, se l’azienda va male, perché non figurano neppure negli organici aziendali. Piace molto l’utilizzo degli interinali proprio per questa sua "flessibilità" e sta avendo un boom proprio nelle aziende siderurgiche, laddove le condizioni di lavoro più rischiose dovrebbero invece consigliare molta più cautela. Anche perché è continuo il rimpallo di responsabilità sulla formazione e sull’addestramento alla sicurezza tra l’azienda che affitta il lavoratore e quella che lo utilizza: tocca a te, no tocca a te, e intanto le persone rischiano. Per questo all’Ilva di Taranto la Fiom aveva rifiutato l’introduzione di lavoratori interinali, che poi sono entrati lo stesso grazie al solito, compiacente, accordo separato con Fim e Uilm. Alla Dalmine di Bergamo c’è un accordo che impone all’azienda di assumere direttamente nel proprio organico i lavoratori interinali utilizzati per più di dodici mesi. Solo che questa volta c’è stata la crisi. La Dalmine produce tubi e materiale per lo scavo dei pozzi di petrolio. Con il prezzo del barile di petrolio a 140 dollari gli ordinativi fioccavano, perché era conveniente cercare il greggio anche alle estreme profondità. Ora che il prezzo del petrolio è crollato si scava di meno, e quindi ci vogliono meno tubi. La Dalmine di conseguenza ha annunciato ai delegati aziendali che questa volta non avrebbe assunto gli interinali. Tutti gli altri lavoratori sono scesi in sciopero, però purtroppo si è solo riusciti a ottenere una proroga di sei mesi dei contratti esistenti, in attesa di tempi migliori.
      E’ durante questa proroga che Sergio Riva, sotto l’evidente pressione del rischio di disoccupazione, è stato ucciso dal lavoro. La macchina infernale che ha distrutto sette vite un anno fa alla ThyssenKrupp è ancora pienamente in funzione. Anzi la crisi ne olia i meccanismi, il ricatto del posto di lavoro, la precarietà che si diffonde, la paura insomma fanno sì che il lavoratore vada allo sbaraglio nell’organizzazione del lavoro. Ma la responsabilità è sempre delle aziende, è sempre di chi guida e alimenta un meccanismo di sfruttamento feroce che con la crisi, invece che attenuarsi, si rafforza. Anche la strage della ThyssenKrupp è avvenuta in un’azienda che stava per chiudere tra lavoratori incerti del proprio futuro. La precarietà, l’incertezza del posto di lavoro uccidono. Sentiamo continuamente discorsi sul fatto che bisognerebbe rispettare di più il lavoro che è finita l’epoca dell’economia virtuale e che torna quella dell’economia reale. Tutte chiacchiere. La sostanza è che nella crisi le aziende stanno ricorrendo ai metodi più brutali per far lavorare di più e far costare di meno le persone. E’ proprio nella crisi che il legame estremo tra salario e produttività e la flessibilità e la precarietà spinti al massimo, mostrano un profilo criminale. Le imprese italiane e il governo che le sostiene, vogliono uscire dalla crisi con la più brutale competizione sulla riduzione dei costi. Di quello del lavoro, di quello della sicurezza, di quello dell’ambiente. E’ catastrofico per la nostra salute il messaggio che il governo italiano ha mandato in Europa dicendo assieme alla Confindustria: «C’è la crisi lasciateci inquinare in pace». Ambiente e persone devono essere sfruttate di più se vogliamo competere. Pochi giorni fa in un’assemblea in un’altra azienda siderurgica la Arvedi di Cremona, un operaio ha così riassunto la situazione. In fondo dobbiamo scegliere, ha detto, se lavorare come i cinesi o ribellarci come i greci. Questo è la sostanza che abbiamo difronte alla vigilia dello sciopero generale. Il segretario della Cisl sul Corriere della Sera lancia un inno alla rassegnazione sindacale, naturalmente condito da quantità industriali della parola modernità. Per Bonanni durante la crisi non bisogna scioperare, ma accettare quello che c’è e collaborare con le aziende e con il governo. E’ una proposta indecente, ma se vogliamo respingerla sul serio dobbiamo attrezzarci, oltre lo sciopero generale, per un lungo e articolato movimento di lotta. Combattere la precarietà, i bassi salari, il supersfruttamento è il primo modo per fermare la carneficina nei luoghi di lavoro.


  • Di giuseppe scano (---.---.---.248) 6 dicembre 2008 11:09

    lo ho citato nel mio blog 

    • Di entropia (---.---.---.231) 6 dicembre 2008 12:17

       Grazie immensamente.Il nostro impegno politico chissà forse pagherà un giorno scavalcando definitivamente le beghe di questa inutile sinistra coinvolta nelle mediazioni trasversali (a difenedere che cosa ?).non so più.
      sta a noi ritrovare un lessico ed un vocaboloario nuovi per riportare il mondo a viaggiare ad altezze normali.

  • Di Alessia (---.---.---.231) 6 dicembre 2008 13:49

    Non dimenticheremo mai...questo sacrificio e in nome di questo profondo dolore riprenderemo la lotta.

  • Di (---.---.---.166) 6 dicembre 2008 13:55

     

    quest’articolo o meglio poesia l’ho pubblicato in grande sulla mia pagina di facebook…
    non ci sono parole… si commenta da solo…
    Sandra
  • Di maria cristina (---.---.---.237) 6 dicembre 2008 14:17

     emozionante ... 

  • Di Alexnandro ubuntu user (---.---.---.117) 6 dicembre 2008 14:52

    hai ragione, è una cosa orrenda..bellissimo l’articolo,lo copio sul mio blog(ovviamente scrivo che sei tu l’autore).... sei un poeta! continua così

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.154) 6 dicembre 2008 15:32

    L’articolo pur con una presentazione atipica è di una profondità disarmante, veramente bello!
    Purtroppo però sono riportate parole e sentimenti inascoltati. 
    E’ trascorso 1 anno e ci sono state più di mille vite ancora sacrificate per le disattenzioni ed il disinteresse di molti verso la sicurezza negli ambienti di lavoro.
    La sicurezza costa molto, è un onere da sostenere, forse mille vite umane potrebbero non costare niente o quasi. . . non essendoci in Italia la certezza del giudizio, poi una scappatoia si trova sempre magari infilando una mazzetta in tasca a qualcuno.
    Sapete con il denaro oggi si compra tutto.
    E’ poi ormai è routine quoidiana sentire di morti bianche sul lavoro, ci lascia quasi indifferenti.
    Ma perche’ sta accadendo cio’?


    • Di (---.---.---.209) 6 dicembre 2008 16:57

      Questa non è una lezione sul capitalismo...Marx ha sbagliato perchè partiva dalle premesse (errate) degli economisti neoclassici...il vero capitalista è l’operaio che riesce a risparmiare...lasciamo sia a condannare il tribunale i delinquenti che hanno permesso ciò...perchè di delinquenti si tratta e vigiliamo affinché giustizia sia fatta...dico no! alle condanne in piazza!

  • Di entropia (---.---.---.223) 7 dicembre 2008 10:16

    Vuoi negare l’evidenza di una crisi così profonda.Una crisi tanto devastante da azzerare lo stesso valore dell’uomo ? nei rapporti sociali determinati dal potere così come è divenuto, vogliamo ancora continuare a negare che il capitalismo e il suo asse portante (ideolologico), il liberismo, non abbiano nessun tipo di responsabilità ?Quello che succede da tempo in Italia, costitusce la normalità in altri paesi proprio in termini della scarsa attenzionedel fattore umano interno ai rapporti di produzione.Basta leggere i rapporti dell’ILO per sapere che oltre due milioni di lavoratori all’anno muoiono in incidenti sul lavoro. E’ un olocausto che si realizza tale e quale da tempo e del quale noi non sappiamo nulla proprio in quei termini quantitativi che dovrebbero farci riflettere a fondo per stimare la sua qualità come fattore di organizzazione non solo economica ma sociale.la mercificazione del tutto, la cosalizzazione dell’uomo sono l’essenza del capitale oggi come è stato alle sue origini a tuute le latiduni e longitudini del mondo. l’accumulazione e la riproduzione dei rapporti fra gli uomini che lo caratterizzano e lo rendono possibile sono lì a interrogarci ancora una volta se una situazione del genere nell’ocidente sviluppato o se preferisci nel nord del mondo sia dal punto di vista della nostra cultura accettabile.La strage della Thyssen è la spia che l’ineticità del capitale fa parte del suo DNA che si evidenzia in maniera devastante proprio quando vi è una crisi economica, proprio quando cioè si pone il problema di scegliere fra denaro e quindio l’accumulazione o l’uomo.Non so se Marx avesse ragione o torto ma sta a lui il merito di aver disvelato meccanismi perversi dell’identità del Capitale.Ma oggi vogliamo negare alla luce del crack planetario- che viviamo e che siamo- anche dal punto di vista antropologico e culturale, che il capitale non compia nella naturalità dei suo comportamenti azioni immorali.Le banche, il denaro virtuale non ti dicono nulla. E’ una storia lunga e perigliosa ma il cui valore inestimabile sta proprio nell’interrogazione che suscita nelle nostre coscienze e dalle cui risposte deriverà forse -almeno speriamo- una nuova epoca. Chissà anche copn un asinistra vera in grado di saper riprendere la barra di un’opposizione all’esistente.(neoclassico ?...boh)

  • Di CogitoergoVomito (---.---.---.141) 7 dicembre 2008 14:47

    Complimenti, bel pezzo davvero.
    Vorrei solo ricordare a tutti che il 14 novembre è successo qualcosa, a parere mio, ancora più grave.
    Leggete qui http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=73096
    Francesco è morto mentre lavorava, ma i suoi titolari hanno dichiarato di non conoscerlo.
    Fate particolare attenzione a questa vicenda:
    Questa è la vera mafia, non solo quella che si occupa dello spaccio di droga e del racket.
    Le logiche imprenditoriali mafiose uccidono senza un perchè e senza sapere chi.

  • Di L’anonimo di prima...Giov (---.---.---.118) 7 dicembre 2008 15:02

    L’entropia dell’universo è in continuo aumento...e parlare di capitalismo affermando che il liberismo è la sua base ideologica significa accelerare la crescita entropica!

    Quale sarebbe la soluzione? Lo statalismo sovietico?
    Un sistema economico fallito perchè il deus ex machina pre ordinatore non può esistere...è inefficiente e non sconfigge le morti bianche ma le nasconde!

    Per vivere bisogna lavorare, bisogna lavorare in sicurezza e le imprese devono rispettare le leggi: è qui che deve intervenire lo Stato, facendo rispettare le leggi...il liberismo non c’entra nulla...questo Governo è liberista??? Allora perchè salva le banche distorcendo il mercato, e vendendo la protezione dei ceti deboli per far digerire che il cittadino che paga le tasse deve pagarne di più???

    Il tuo articolo parte da un presupposto giusto (non si può morire per lavorare...né per 100 né per 10000 euro) ma per quanto mi riguarda arriva a conclusioni sbagliate...e non mi meraviglierei se nel segreto dell’urna tu votassi PdL...provocazione a parte è solo un punto di vista differente dal tuo smiley


    • Di L’anonimo di prima...Giov (---.---.---.118) 7 dicembre 2008 15:04

      @Cogito ergo vomito


      Sono d’accordo con te...sono da combattere le logiche mafiose camuffate da imprenditoria!

    • Di entropia (---.---.---.223) 7 dicembre 2008 16:53

      Delle conquiste del movimento dei lavoratori sembra che nell’ottica del liberismo (così si chiama la malattia che pervade tutto e ammorba a tutte le latitudini il nostro pianeta) la UE non sappia che farsene.
      Strasburgo si appresta infatti, in perfetta sintonia con lo "spirito epocale" , a ratificare dopo l’incontro dei 27 ministri del welfare tenutosi l’11 giugno scorso il testo con il quale il tetto delle ore lavorative si sposterebbe a 60 qualora il singolo lavoratore opti per questa "importante conquista" contro ogni freno rappresentato dalle norme relative ai Contratti Collettivi di Lavoro.
      Quindi mercato e profitto vogliono, se ce ne fosse stato ancora bisogno di dimostrarlo, spazzare via tutto quello che hanno sempre considerato un feticcio ovverosia le 48 ore conquistate nel lontano 1917 dall’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e lo fanno ristabilendo l’originaria solitudine e lo strutturale isolamento del lavoratore dai suoi simili all’interno del mercato del lavoro di fronte alla strapotenza del datore di lavoro.
      Ma mercato ed impresa ne hanno ben donde.
      Soprattutto in Italia, l’inconsistenza d’ogni opposizione e la considerazione della pochezza dei sindacati che si apprestano (perplessità di Epifani a parte) ad "accasarsi" nell’alveo delle forze che vogliono spostare le lancette dell’orologio della storia, rappresentano praterie nelle quali gli spiriti animali del capitalismo possono scorazzare liberi da ogni vincolo.
      L’enfasi con la quale si detassano gli straordinari e si svuota la contrattazione nazionale a favore di quella aziendale segue il medesimo progetto organico.
      Siamo di fronte a ciò che rappresenta un salto all’indietro che di fatto azzera tutto quello che ha significato, per la costruzione di una civiltà democratica, il riconoscimento del diritto di cittadinanza dei bisogni dei lavoratori.
      Nel secolo che abbiamo alle spalle e l’altro ancora si moriva come si muore oggi, cadendo, soffocando o bruciando come torce, suicidandosi, ammalandosi di lavoro ed abbiamo il sospetto che questa "misura di civiltà" contro cui si sono astenuti solo i ministri di Spagna, Belgio, Cipro, Grecia e Ungheria e che ha visto l’appoggio entusiasta del nostro Sacconi interprete della mediazione fra i cinque ministri refrattari e la Gran Bretagna che voleva spostare il tetto a 65, peggiorerà lo stato delle cose in tema di sicurezza per non parlare del modello di esistenza che ne consegue.
      Le lancette quindi corrono verso l’800 quando finanche i bambini, mani piccole, spiccioli e pochi diritti, lavoravano 12, 14,16 ore al giorno per il grande progetto capitalista casomai sbronzi nelle fabbriche tessili di mezz’Europa o nei capillari della terra nelle miniere così come oggi avviene in tante parti del mondo.
      E’ la logica barbara dello sfruttamento su scala planetaria.
      Il lavoratore conta meno che niente, lo si inebria con quello che è null’altro che un ricatto che discende dall’essere vittima predestinata sulla quale si scarica la crisi del capitale e del mercato mentre lo si fa sentire protagonista di una scelta che di fronte allo sguardo della storia rappresenta né più e né meno che un suicidio politico, sociale, esistenziale.
      Il ricatto consiste nel lavorare di più per guadagnare pressoché quello stesso che servirebbe per sopravvivere visto che l’inflazione programmata dal governo italiano, funzionale al calcolo degli aumenti contrattuali, viene fissata ad un provocatorio 1,7%
      Ma l’Europa liberista vuole rimuovere ogni memoria per avvicinare le norme che regolano il mondo del lavoro al modello di produzione asiatico.
      Insomma l’europa ha bisogno di rifondare l’idea di uno stato di natura che riguarda la condizione del lavoratore, la schiavitù.......ma Prometeo non rubò il fuoco agli dei per rendere gli uomini schiavi.

      STATO DI NATURA I DIRITTI DEI LAVORATORI SONO SOSPESI
      http://it.youtube.com/watch?v=gVUoO...
       

  • Di entropia (---.---.---.223) 7 dicembre 2008 16:48

    Morti bianche nel mondo.

     L’ordine di grandezza è di circa due milioni di morti annualmente nel mondo, di cui circa 12 mila bambini. Il numero di morti in Italia al 2007 è di 1260. Questa cifra è andata continuamente diminuendo dagli anni ’60 ad oggi ma l’andamento di questa riduzione è meno confortante che in altri Paesi industrializzati. Tra il 1995 e il 2004, infatti, gli infortuni mortali nell’Unione Europea sono diminuiti, in media, del 29,41%, mentre nel nostro Paese solo del 25,49%.[1]. L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa[2].

    Incidenti non mortali [modifica]

    L’ordine di grandezza è di circa 270 milioni incidenti nel mondo; in Italia è dell’ordine di circa 700mila.

    Malattie professionali [modifica]

    I casi di malattie professionali sono, nel mondo, circa 160 milioni ogni annno.

    OLOCAUSTO BIANCO


     

  • Di maria cristina (---.---.---.188) 7 dicembre 2008 17:18

    il 25% dei morti sul lavoro in Europa sono dell’Italia .....

  • Di Giancarlo Contu (---.---.---.235) 7 dicembre 2008 19:39

     E qui si si tocca l’altro aspetto, meno eclatante, più sottile ed insinuoso: quello dell’olocausto bianco, le morti per malattia prese sul posto di lavoro. La questione dell’amianto è solo la punta dell’iceberg (che ha visto purtroppo anche il triste fenomeno dello sciacallaggio: ho sentito addirittura di colletti bianchi "prendere l’amianto"). Ma quante sono le malattie realmente riconosciute? La denuncia di Entropia sull’aumento degli orari di lavoro che vuol prendere la UE dimostra tutta la miopia delle istituzioni: non è solo aumento dell’orario di lavoro, ma anche aumento delle esposizioni ad agenti pericolosi e letali.

  • Di alice currieri (---.---.---.146) 7 dicembre 2008 20:04

    il mercato del lavoro è direttamente collegato con il mercato della guerra ....
    più profughi = più lavoro nero = meno diritti dei lavoratori = meno sicurezza = morti per un pezzo di pane ma nemmeno quello perchè oramai il costo dei cereali al pari dei barili di petrolio, viene gonfiato a seconda dei giochi di potere
    Naomi Klein: Shok economy , qui vengono descritte molto bene le dottrine di sfruttamento, ci parla della dottrina che sfrutta il disorientamento pubblico che segue grandi shock collettivi (guerre, attacchi terroristici, catastrofi naturali) per imporre misure economiche impopolari e antidemocratiche
    grazie Giuseppe e MariaCristina un bellissimo lavoro anche il vostro impegno sociale su facebook e youtube


  • Di Annalisa Melandri (---.---.---.51) 8 dicembre 2008 08:48

    Purtroppo la crisi non lascia presagire nulla di buono in tal senso... diminuisce il lavoro e aumenta quindi il ricatto che si può esercitare sui lavoratori.
    Copio un passaggio di una lettera scritta da une x lavoratore della Thyssen il 31/12/2007 dove racconta molto bene il clima che c’era nell’acciaieria prima dell’incidente:

    "Io dico che la Thyssenkrupp non soltanto non aveva il diritto di ammazzare sette persone, ma non aveva nemmeno il diritto di farci vivere quello che abbiamo vissuto prima dell’incidente, le angherie dei capi che ci volevano in ginocchio, la cafonaggine dei manager che ci vedevano come bulloni da trasportare a Terni insieme ai macchinari, ci volevano servili come degli schiavi. Ma quelli pensavano soltanto a non fermare il rullo. Quella era la priorità. 31 dicembre 2007 www.legamidacciaio.it "
     
  • Di Serenettamonti (---.---.---.5) 8 dicembre 2008 13:47

    Non ci sono commenti alla stupidità umana.Tutti presi dalla corsa al denaro, perdiamo il senso del valore della vita.La vita di un padre che, si, muore per poche centinaia di euro.Muore perchè vuole far VIVERE la propria famiglia. Ho conosciuto tanti operai lavorare senza misure di sicurezza per non urtare i propri superiori e ho visto operai tartassati e, magari, licenziati per avere chiesto quelle misure di sicurezza che possono salvare una vita. Ogni giorno assistiamo impotenti a questo stillicidio di vite umane. Io mi ribello ogni giorno, piango ogni morto e mi indigno per l’indifferenza di molti, convinti che certe cose capitino solo agli altri.Siccome credo che in ogni momento qualcuno corra il rischio di giocarsi un padre, un fratello, un amico per la stupidità altrui...IO MI RIBELLO!Non smettete mai di farlo!perchè se smettiamo di reagire...vincono le Marcegaglia (che va in giro a parlare del testo unico sulla sicurezza sul lavoro o dei rinvii a giudizio Tyssen krupp...e c’ha i morti sulla coscienza pure lei), le dirigenze Tyssen Krupp. E non dobbiamo permetterlo!!!Grazie per questo meraviglioso articolo.

  • Di marco (---.---.---.127) 8 dicembre 2008 17:29

    le tinte fosche di una tragedia in cui si riflette l’immoralità di questa triste epoca.

  • Di (---.---.---.160) 8 dicembre 2008 20:18

    spero che lo sciopero del 12 sia anche una risposta a tutto questo. Paola

  • Di nicola (---.---.---.67) 9 dicembre 2008 09:18

    Ciò che è stato mostrato ieri sera all’Infedele mi convince sempre più che bisogna ripendere in mano la situazione a partire dalle esperienze del movimento operaio.Rpartire da quella tradizione vuol dire ricomciare a far camminare la macchina dei diritti dei lavoratori su cui oggi sembra sia calato un incomprensibile cappa di non curanza.

  • Di (---.---.---.67) 9 dicembre 2008 09:43

    Riformare il movimento di sinistra rimandare a casa gli uomini che l’hanno rappresentata e ancora pretendono di rappresentarla dopo averci venduto.
    Un nuovo soggetto politico.

  • Di la nausea (---.---.---.67) 9 dicembre 2008 11:30

    Non sarebbe il caso di rivedere il nostro rapporto con la politica dei partiti, con i sindacati ovverosia con tutte le istanze della rappresentanza dei cittadini e dei lavoratori ? Come si fa a colmare questo vuoto.Può uno sciopero generale invertire la tendenza se poi dopo si ripropone sempre il medesimo quadro dialettico retto dalle solite persone che hanno determinato questa situazione ? Non è arrivato il momento dell’autorappresentanza politica...chiaramente non parlo della barzelletta dell’ RSU ma di qualcosa di veramente nuovo, direttamente rappresentativo delle istanze.Autorganizziamoci.

  • Di (---.---.---.242) 9 dicembre 2008 17:56

    Complimenti veramente una lezione.

  • Di alice51 (---.---.---.67) 10 dicembre 2008 09:18

    Un sacrificio che non può essere dimenticato.Un impegno futuro in nome del valore del lavoro e delle lotte combatutte in nome dei diritti.Oggi vogliono azzerare tutto ciò.Compagni non cediamo le nostre vite ai padroni.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares