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La miopia neoliberista

 

In questi giorni il governo e le parti sociali si stanno confrontando sullo spinosissimo tema della riforma del lavoro. Tanto il ministro Fornero quanto i vertici sindacali, diciamolo subito, sono fuori strada e stanno discutendo del “sesso degli angeli” mentre i lavoratori italiani ed europei muoiono di stenti. Tutti presi dal tema dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, dal guadagnare un anno in più di lavoro assicurato, dall’euro in più in busta paga a fronte di un diritto in meno nei contratti di lavoro.

Il problema fondamentale è che è inutile liberalizzare, deregolamentare, incentivare il lavoro: il lavoro non c’è e ci sarà sempre menoLe imprese se ne andranno del tutto dall’Italia nei prossimo 10 anni, e i nostri operai staranno con le mani in mano, miseramente sorretti dalla Cassa Integrazione che alle casse statali costa un occhio della testa, e a loro non porta alcun beneficio.

Bisogna creare più lavoro, non decorare di orpelli la schiavitù.

L’unica soluzione possibile, come ormai sostengono le voci più autorevoli dell’economia mondiale, è che gli Stati europei si impegnino in un moderno NEW DEAL e creino direttamente posti di lavoro pubblici, smettendola di chiedere l’elemosina alle imprese che, ormai, non hanno più mezzi per investire. Per Luciano Gallino, “Lo Stato dovrebbe semplicemente istituire un’Agenzia per l’occupazione, che determina i criteri di assunzione e il sistema di pagamento. Dopodiché questa si mette in contatto con enti territoriali, servizi per l’impiego, organizzazioni del volontariato, che provvedono localmente alle pratiche di assunzione delle persone interessate e le avvìano al lavoro”.

Cioè, in soldoni, lo Stato deve fungere da datore di lavoro di ultima istanza, come vanno da anni sostenendo i promotori della Modern Monetary Theory di Randall Wray: posti di lavoro pubblici in settori come “il riassetto idrogeologico, la ristrutturazione delle scuole che violano le norme di sicurezza, la ricostruzione degli ospedali obsoleti” e molto altro ancora.

Ovviamente, questo è possibile solo tramite una fortissima spesa pubblica, che sia indirizzata nei giusti canali, e che deve provenire direttamente dalla BCE; per far questo, perciò, è necessario abbandonare le folli politiche di austerità depressiva e l’inutile anelito al pareggio di bilancio.

Capiamoci ragazzi, il pareggio di bilancio equivale a morte per ipotermia per il sistema dell’Eurozona: l’unico Paese che ci ha provato (e per un periodo ci è anche riuscito) è la Spagna, dove guarda caso c’è il più alto tasso di disoccupazione dell’Eurozona.

In più, il patto denominato Fiscal Compact ci costringe a ridurre in maniera indiscriminata la spesa pubblica per rientrare nei parametri di bilancio voluti da una BCE che Stefano Fassina (PD) definisce giustamente “istituzione senza legittimazione democratica”. Questo Fiscal Compact, per James Meadaway di neweconomics.org, “è totalmente folle, un’imbecillità economica su grande scala continentale. L’austerità sta trascinando l’Europa verso uno stato di perenne stagnazione. La crisi non è stata causata dalla spesa pubblica, ma dal collasso del sistema bancario e dai persistenti squilibri nella bilancia dei pagamenti. E invece tutta la discussione è ancora incentrata, almeno per le élite europee, intorno alla necessità di effettuare tagli via via più aspri”.

Non è più tempo di stare a guardare; non è più il momento della “coesione nazionale”, del “meno peggio” e del “Franza o Spagna, basta che se magna”. C’è una guerra spirituale che va combattuta in campo europeo e mondiale contro le élite neoliberiste che guidano l’azione delle corporations, dei politici e dei giuslavoristi europei. Bisogna armarsi di conoscenza, guardare oltreoceano dove da vent’anni le menti più lucide stanno avvertendo l’Eurozona del pericolo che incorre nell’abbraccio mortale con il Neoliberismo.

Ancora Stefano Fassina: “La verità è che continuare sulla via della austerità cieca porta alla rottura dell’area euro e ad una involuzione sociale e democratica”.
La soluzione è semplice, continua il deputato PD ostracizzato ed escluso da quelle frange più vendute e anti-democratiche del partito (che lo dirigono, ahimè):

“1) trasferimento della sovranità economica ancora formalmente ed inutilmente custodita all’interno dei confini nazionali ad una istituzione di governance legittimata democraticamente dell’euro-area;
2) sostegno politico alla Bce per acquisti illimitati sul mercato secondario dei titoli di Stato in sofferenza;
3) ristrutturazione del debito greco;
4) ricapitalizzazione delle banche colpite dalla svalutazione dei titoli;
5) trasformazione del Fondo Salva-Stati in una Agenzia Europea per la gestione dei debiti sovrani;
6) allentamento delle politiche di bilancio e sostegno alla domanda aggregata attraverso investimenti pubblici trans-europei alimentati da eurobonds e dalla tassa sulle transazioni finanziarie speculative. “

La vera lotta, cari sindacati, non è contro il Marchionne o la Fornero di turno. Si tratta di una lotta per ottenere il futuro, e consiste nella possibilità che gli Stati europei ricomincino a creare ricchezza e posti di lavoro tramite un’utilizzo intelligente ed oculato della spesa pubblica, incrociato con una politica fiscale che tassi le rendite finanziarie e i grandi capitali e diminuisca le aliquote per i dipendenti e le piccole e medie imprese. Non armatevi contro i vostri datori di lavoro, armatevi contro chi coordina le politiche depressive e suicide dell’Eurozona.

“O con il popolo e la democrazia, o con la BCE e le oligarchie finanziarie” (Grande Oriente Democratico).

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.86) 23 febbraio 2012 10:09
    Damiano Mazzotti

    Forse per risollevare l’economia basta alzari i salari... iniziando dal pubblico...

    La gente avrebbe finalmente più soldi da spendere e piano piano l’indotto si allargherebbe creando nuovi posti di lavoro..

    Il problema è che i soldi ora si concentrano in mano dei ricchi, che fanno spese per ricchi: cioè pochi proddoti molto cari (l’unico settore in crescita oggi).

    Per far muovere l’economia popolare occorrono più soldi ai lavoratori dipendenti, per l’aquisto di quel 90 per cento di spese popolari. C’era arrivato pure un capitalista americano come Ford, a questo concetto: aveva aumentato la paga ai suoi operai, nonostante le sue simpatie fasciste e naziste... Altrimenti come potevano comperare le sue macchine?

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