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1300 immigrati fuggono dal centro di permanenza. La miccia è innescata. Basta una scintilla


Detta così la notizia lascia perplessi, sembra quasi di fare ironia: 1300 immigrati FUGGONO dal centro di PERMANENZA. Ma al di là dell’ironia che si può trovare in una frase, nel fatto che racconta, c’è dentro tutta la miseria degli stessi fuggitivi, che hanno semplicemente manifestato, pacificamente, segno di reponsabilità, rispetto e dignità. Assieme a questo ingente flusso di arrivi, quasi ingestibile, c’è la situazione di Lampedusa, dei cittadini, che affiancati dal sindaco, continuano nella loro protesta, della quale, però, l’Italia sa ben poco.

E non c’è da domandarsene il perchè: l’opinione pubblica deve ignorare chi è contrario ad un centro di permanenza a Lampedusa. Ma attenti, la verità è cosa fragile: i Lampedusani protestano non per la dignità ed il rispetto dei migranti, bensì per la loro stessa situazione, che dicono, è arrivata ad un punto di non ritorno. Non vogliono il ventro, esigono la fine degli sbarchi. Lampedusa, dicono i cittadini, "è una nave in pericolo" e si affrettano dietro l’associazione neonata SOS Isole Pelagie, "Lampedusa non è un’isola razzista, da venti anni approva lo sbarco dei clandestini, ma lo stato ci sta portando all’esasperazione" (Lampedusa on line).

Lampedusa on line contiene numerosi video non troppo esplicativi della protesta, in cui i cittadini spiegano alla telecamera il loro disagio, i loro problemi; tra i tanti lo stesso sindaco. La cosa curiosa è che i 1300 immigrati hanno finito per protestare assieme ai cittadini di Lampedusa, impegnati in contemporanea in una manifestazione, per cui i due gruppi si sono ritrovati fianco a fianco per motivi quantomeno simili. A fine manifestazione gli "evasi" sono rientrati al centro, e questo è il dato che mi sorprende di più.

Il fatto in sè è spiegabile, probabilmente, con la motivazione che persone appena sbarcate, senza tetto, senza viveri, non sapevano nemmeno dove andare, ma si capisce bene che è quasi un istinto suicida di democratica richiesta di accettazione. I secondi, i minuti, i giorni ed i mesi passeranno senza che queste voci vengano ascoltate, e mi chiedo quale situazione ci troveremo a fronteggiare. Le Banlieues sono vicine, tutto sommato, e la situazione facilmente ci sfuggirà di mano.






La miccia è innescata, basta una scintilla, forse anche solo una parola, come è successo in Francia, all’allora ministro dell’interno Sarkozy. Basta una scintilla, la prima perdita di controllo di una squadra di celere, sotto pressione, e la frittata è fatta. Si tratta di povertà e di rabbia, si tratta di razzismo dall’altra parte, e sono due mondi vicini che non possono coesistere, a meno che non si intervenga repentinamente approvando l’integrazione dell’uomo con l’uomo, all’interno dello stesso sistema. E’ questo che dovrebbe comprendere, secondo me, chi razzisticamente vuole l’espulsione, la violenza, che è una mano di un gioco duro, e giocata male.


Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.96) 25 gennaio 2009 10:44

    Apprezzo il tuo articolo e il tuo invito alla comprensione onde evitare che scoppi la bomba. L’importante è che non ci sia qualcuno che soffia per così dire sul fuoco, in altre parole che approfitta della situazione per creare "casino" e fare il proprio gioco. Me lo auguro...

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