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 Home page > Attualità > Politica > La melassa. Che fine ha fatto il giornalista?

La melassa. Che fine ha fatto il giornalista?

 
Perché chiamare polemica un’aggressione verbale?
 
Perché accomunare chi ha violato le regole e chi non le ha violate? Hanno un medesimo grado di responsabilità l’aggressore e l’aggredito,chi ha violato le regole e chi non le ha violate?
 
Non si possono porre sullo stesso piano guardie e ladri, aggressori e aggrediti, carnefici e vittime.
 
E’ ingiusto, un errore grave che distorce la verità dei fatti. Sembra ovvio, addirittura banale, eppure i nostri media non ne tengono conto e cadono quasi sempre in quest’errore.
 
E la storia si ripete, per un caso recente: il caos delle liste. Ci sono varie sentenze, che ricostruiscono la vicenda della presentazione delle liste regionali nel Lazio in un certo modo.
 
C’è il Presidente del consiglio che ricostruisce la vicenda in modo del tutto diverso, e si dice vittima di un complotto.
 
Sull’esistenza o meno del complotto, fino ad ora, non sono state apportate prove, e allora, per il momento, è una mera affermazione propagandistica.
 
Ma è certo il fatto che alcuni hanno violato le regole, come è certo che altri non le hanno violate.
 
Su chi ha violato le regole, la magistratura si è pronunciata.
 
Eppure la maggior parte dei mass media cartacei e televisivi giornalisti non hanno trattato con la dovuta attenzione, le ragioni dei ritardi del PDL nella presentazione delle liste. Che cos’era successo nelle ore antecedenti la scadenza del termine? Chi erano i candidati in lotta per la candidatura? Era in atto uno scontro di correnti? Né tantomeno è stato chiesto al capo dell’esecutivo di giustificare le sue affermazioni o conto delle sue bugie? Eppure qualche curiosità doveva destare l’argomento. Le divisioni all’interno del partito di maggioranza, l’accusa di complotto di un’istituzione nei confronti di un’altra, non sono cosa da poco.
 
Niente di tutto questo, succede invece che taluni opinionisti, per servizio o insipienza, hanno attaccato la politica nel suo complesso,senza distinguere e graduare responsabilità: maggioranza ed opposizione fanno i cortei e le manifestazioni di piazza perché non hanno nulla da dire. Senza distinguere tra chi protesta perché indignato, e chi protesta per confondere le acque. Ecco la melassa virtuale: tutti eguali, chi ha fatto bene e chi ha sbagliato.
 
Laddove si dovrebbe chiedere per chiarire, si tace, e laddove si dovrebbe specificare e distinguere, si esprimono giudizi generici che confondono la realtà.
 
Che succede, la classe giornalistica ha forse dimenticato il suo mestiere? No! non ha dimenticato il suo mestiere, ha espresso, in buona o mala fede, una posizione funzionale al disegno mediatico di una rappresentazione uniforme della realtà, che avvantaggia il malfattore e danneggia l’onesto.
 
E del resto un processo informativo dispiegato nel suo evolversi naturale, avrebbe consentito all’opinione pubblica di farsi un’opinione su chi aveva fatto bene e chi aveva sbagliato. Un’opinione che si sarebbe tradotta in voti nella prossima competizione elettorale. E questo non poteva essere consentito.
 
Bisognava allora intervenire sulla gestione della notizia e confondere le acque. S’inventa così un complotto senza uno straccio di prova o di indizio, tanto i giornalisti non ne chiederanno conto, troppo impegnati a trattare in maniera indiscriminata delle colpe della politica.
 
Notizie clandestine quelle scomode, notizie enfatizzate, quelle comode, per “il principe”, giudizi indiscriminati, una miscela esplosiva, da cui fuoriesce una melassa gelatinosa che copre la verità e la giustizia.

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