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La maggioranza perde pezzi, ma la sinistra continua a essere debole. Un occhio sui quotidiani di oggi

È un Governo che perde pezzi quello che è impegnato in questo momento a salvare l’Italia dalla crisi. Due colpi abbastanza duri da mandar giù nella giornata di ieri hanno colto di sorpresa il Premier a Cannes.

A livello europeo è il monitoraggio del FMI sulle riforme italiane, benché il Governo si sia affrettato a smentire il termine “monitoraggio”, parlando piuttosto di “consigli” non vincolanti (il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani ribadisce che non è commissariamento: "La collaborazione con l'Unione Europea e con gli altri organismi internazionali non deve essere vista come un commissariamento, come non era un'imposizione la lettera della Bce", controsmentito da Barroso che stando al Sole24Ore dice che Roma abbia chiesto «volontariamente all'Fmi di monitorare l'applicazione dei suoi impegni»), a livello interno è l’ennesimo pezzo di maggioranza che crolla.

L’effetto Casini sta cominciando ad avere effetto. Il Pressing del segretario dell’UDC sugli scontenti della maggioranza sembra far presa e ieri Alessio Bonciani e Ida D'Ippolito, deputati eletti nelle file del Pdl, hanno deciso di aderire al gruppo dell'Udc. Ma gli scontenti, ci raccontano i notisti politici dei maggiori quotidiani italiani, sono tanti e appartengono al partito trasversale dei malpancisti.
 
Casini risponde così a Cazzullo che gli chiede delle accuse di fare calciomercato nelle fila del Pdl:
 
"Se anche lo facessi, è quello che da 10 anni cerca di fare il premier sull'Udc, ma oggi l’Opa non servirebbe. Non ha senso contendersi la guida di una nave che sta andando a sbattere contro gli scogli il primo problema mio, di Alfano e di Bersani, se vogliamo avere prospettive, è quello di salvare l’Italia

Sta dicendo che occorre un governo di grande coalizione?
 
Sì. E la ragione è la stessa per cui Berlusconi non ha voluto fare il decreto con la Patrimoniale.: essendoci sullo sfondo le elezioni, chi me lo fa fare?" (L’intervista continua qui)
 
A risentirne è il pallottoliere di Angelino Alfano e Denis Verdini, gli incaricati al serrate le righe nei ranghi della maggioranza. Sono loro, infatti, che hanno chiamato uno a uno i parlamentari indecisi per convincerli a rimanere con loro, con la promessa che si terrà conto, in caso di elezioni anticipate, dei comportamenti in questa fase calda. Ma gli effetti non sono dei migliori, se anche gli ex Responsabili cominciano ad avere dubbi e lo stesso Scilipoti alla domanda se voterebbe il maxiemendamento ha risposto con un “potrei votare sì, come no”. C’è chi malignamente fa intendere che sono finite le ricompense e chi spiega come i deputati al primo mandato in bilico stiano cercando di capire come arrivare a fine legislatura così da far scattare la pensione.
 
Ieri s’è parlato molto della lettera dei sei PDL tra cui l’ex pasdaran Straquadanio che chiedevano un passo indietro del Premier, ma i numeri, dicevamo, sono in bilico e non a causa dei pidiellini: quattro deputati ex Fli sarebbero sul punto di lasciare il Pdl mentre tre deputati di Popolo e territorio (Amerigo Porfidia, Elio Belcastro e Arturo Iannaccone) hanno già costituito una componente autonoma nel gruppo Misto (Noi per il partito del Sud - Lega Sud). Ma i malumori sono palpabili anche al Senato, dove Pisanu e Scajola non ne fanno mistero.
 
A sinistra la situazione non è che sia delle migliori, stando almeno a quello che dicono oggi i quotidiani e nonostante quello che sostiene la Finocchiaro ovvero che “il Pd è il più grande partito dell'opposizione e non ha paura delle elezioni, ma è anche la più grande forza politica del Paese e quindi deve esercitare il massimo della responsabilità e per questo se ce ne saranno le condizioni sarà disponibile per un governo di transizione guidato da una personalità indipendente di grande prestigio”. Una sicurezza che, però, non riescono a far percepire all'esterno del partito.
 
Il Corriere continua nella moral suasion. Sempre dalle sue colonne Antonio Polito dà Berlusconi per finito:
 
L'era Berlusconi sta dunque chiudendosi nel peggiore dei modi. Per un governo di centrodestra, infatti, perdere la fiducia dei mercati finanziari è il colmo, la misura di un fallimento
 
Ma è anche abbastanza duro con l’opposizione “di Vasto” ovvero “con il Pd al centro e Di Pietro e Vendola alle ali” chiedendosi se “ci si può contare (sulla sinistra ndr) per un programma da lacrime e sangue, del genere che ci viene richiesto?”, quando sia Di Pietro che i “giovani turchi” contestano la lettera della BCE e quando un nuovo “senso comune”, ovvero quello che “sostiene che se si obbedisce al mercato si disobbedisce inevitabilmente al popolo” si è fatto largo nella sinistra “dimenticando che ogni democrazia, persino quella greca, può liberamente mandare a quel paese anche l'euro, purché ne accetti le conseguenze”.
 
Di debolezza anche da parte delle opposizioni parla anche Stefano Folli sul Sole 24Ore:
 
"Bersani e Casini enfatizzano i passaggi di campo di questo o quel parlamentare e affermano di prepararsi al governo di transizione. In realtà non sono affatto certi di riuscire a mettere in piedi una credibile ipotesi alternativa, pur consapevoli di doverlo fare in tempi rapidi se vogliono accelerare lo sgretolamento del fronte avversario.
 
Il motivo è chiaro. Quasi tutti i deputati che lasciano Berlusconi vogliono evitare le elezioni anticipate. Temono, restando impigliati nella nave che affonda, di perdere tutto e di essere trascinati alle urne dalla disperazione del loro vecchio leader. Tuttavia, per fare il salto con convinzione, hanno bisogno di sapere che dall’altra parte trovano un approdo sicuro: un esecutivo istituzionale, tecnico o anche un premier di centrodestra che non sia più Berlusconi. Qualsasi ipotesi pur di escludere le elezioni."
 
Labate sul Riformista sposta l’attenzione su chi sono coloro che stanno staccando la spina, ovvero gli ex forzitalioti:
 
"La «valanga azzurra», che era sinonimo dell’onnipotenza organizzativa e politica del Cavaliere, adesso sta per travolgerlo. Come una slavina. Infatti, a tirare il grilletto (politico) contro il premier, a cominciare dalla partita sul rendiconto che si giocherà da martedì, sono proprio alcuni «uomini del ’94». Giovani (all’epoca) esponenti del vecchio pentapartito, che dopo la discesa in campo di Sua Emittenza avevano trovato riparo nella creatura delle coccarde tricolori e delle canzoncine di un’epoca ben lontana dalle strimpellate di Apicella. Gente che cantava a squarciagola E Forza Italia per essere liberi / e Forza Italia per fare e per crescere.
Ma che non s’è mai abituata al ritornello Presidente siamo con te / meno male che Silvio c’è."
 
Anche Maltese su Repubblica rimane sul Pdl e su Berlusconi:
 
Il clown acrobata (...) è concentrato sull’obiettivo di durare almeno un mese. In modo da impedire la nascita di un governo tecnico, e poi andare a elezioni a marzo, con la vecchia legge elettorale, in barba al popolo sovrano accorso a firmare il referendum elettorale. Non si accorge di presiedere un Governo che non governa da almeno un anno ed è deriso in giro per il mondo di guidare una maggioranza non più tale nel Paese e ora nemmeno in Parlamento
 
Sallusti sul Giornale si rifà a Sciascia per parlare dei malpancisti che potrebbero togliere la fiducia al Governo Berlusconi:
In gergo si chiama sottopotere della politica, peones in cerca di un momento di gloria o di una poltrona da sottosegretario in un eventuale nuovo governo. Miserie umane, che stridono con la solennità e la complessità di quello che sta accadendo al summit dei Grandi del mondo, con il coraggio di Draghi che al primo giorno di governatore della Banca Centrale taglia a sorpresa il costo del denaro per dare fiato al sistema Europa. Del resto è noto che ci sono uomini e uomini, o come scriveva Sciascia, omini, ominicchi e quaquaraquà. Così funziona il mondo.
 
Chi di peones ferisce...

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