La libertà di informazione è un bene comune, indispensabile per la difesa della nostra Democrazia. E libertà d’informazione vuol dire possibilità di ascoltare più voci, non solo quelle di chi ha il capitale per pubblicare un giornale. Un argomento che non sembra interessare il nuovo governo.
L’ennesima finanziaria di quest’anno riorganizza, di fatto cancellando, il fondo per l’editoria. Una sentenza di morte per la maggior parte dei giornali italiani che, anche in virtù di una situazione di monopolio nella raccolta pubblicitaria, non possono sopravvivere senza il contributo pubblico. La libertà di informazione è affidata in toto al mercato, un mercato oligopolistico dominato dai grandi gruppi.
Questi tagli hanno già prodotto una
prima vittima,
Liberazione, che dal primo gennaio sospenderà le pubblicazioni. Non bisogna essere comunisti per difendere il diritto ad esistere di
Liberazione. Ogni buon liberale dovrebbe far suo il motto di Voltaire: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle.”
La crisi economica viene usata come grimaldello per scassinare la democrazia. Il 2011 era iniziato con il ricatto di Marchionne, lavoro in cambio di diritti. Ora Monti taglia la libertà di informazione in nome dei conti pubblici. In fondo, parafrasando Tremonti, si potrebbe dire che la libertà non si mangia.
Niente di più sbagliato. Meno libertà significa più povertà. Per questo diciamo no ai tagli al fondo per l’editoria. Non si taglia la libertà di stampa, non si mercifica la democrazia.
Per firmare questo appello potete scrivere a
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