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“La guerra è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farla”

“La guerra è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farla.”

Leggo e rileggo queste parole. Un luogo comune. Una frase fatta. Eppure c’è qualcosa di più. Quello che mi colpisce è forse il modo così immediato e ingenuo con cui queste parole racchiudono una grande verità. Non stupisce che ad averle scritte sia un ragazzo di 25 anni, il caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, ucciso in un attentato in Afghanistan.

“La guerra è uno sporco lavoro…”

Si, la guerra è un lavoro. Spesso ammantata di ideali patriottici, spesso motivata da un bene superiore, ma la guerra è pur sempre un mestiere. Certo forse non proprio un mestiere come un altro. Il tasso di rischio e di mortalità è maggiore, anche se vedendo i dati sulla sicurezza sul lavoro e le morti bianchi si constata che morire di lavoro non è poi così difficile. Quello che contraddistingue il “lavoro guerra” dagli altri lavori è proprio la sua “sporcizia”.

Sporchi sono i suoi mezzi. La morte e la distruzione fanno parte del concetto stesso di guerra, ne sono elementi essenziali e intrinseci. Nel XX secolo, la guerra ha però raggiunto il suo apice, utilizzando di volta in volta strumenti sempre più sofisticati per provocare quella distruzione e quella morte di cui necessita: bombe nucleari, bombe a grappolo, bombe al napalm, bombe al fosforo. Metodi intelligenti per ridurre i rischi e aumentare le chance di successo: ovvero danni irreversibili all’ambiente ed incremento del numero dei morti della popolazione civile a fronte di una maggiore efficacia e rapidità delle operazioni belliche. Dovrebbe essere il fine a giustificarne i mezzi, eppure certe immagini, certe episodi, certi racconti, quelli che pervengono fino ai nostri occhi e fino alle nostre orecchie, bastano, a mio avviso, a non giustificare la guerra.



“…ma qualcuno dovrà pur farla”.

Si, la guerra è sempre più uno stato endemico irreversibile. Guerre in nome della Pace, guerre in nome della Libertà. guerre in nome della Sicurezza. Come se la guerra fosse l’unico mezzo per garantire quello che di per sé il suo stesso sussistere nega. E’ pur vero che se non ci fosse di volta in volta qualcuno pronto a combatterle…

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