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La giunta De Magistris perde un altro pezzo. Che fine ha fatto la rivoluzione arancione?

La giunta De Magistris perde un altro pezzo e la rivoluzione arancione sembra trasformarsi in una restaurazione. Tutti i principali problemi sono ancora lì sul tavolo, mentre si punta su operazioni di puro maquillage estetico. Il dubbio che la vetrina partenopea sia vista più come un trampolino di lancio per la ribalta nazionale sembra sempre più verosimile.

Un indizio non è nulla, due indizi fanno una prova, con tre direi che possiamo passare al rinvio a giudizio, giudizio sull’attività fino ad ora svolta dal Sindaco De Magistris.

Certo un anno è poco per giudicare ma i dubbi diventano sempre più numerosi, l’analisi di quello che sta succedendo a Napoli è molto interessante per capire meglio quello che ho scritto spesso sul mio blog a proposito di spesa pubblica.
 
Tagli alla spesa pubblica, locale o nazionale che siano, non diventano ‘macelleria sociale’ se sai gestirli e li indirizzi all’eliminazione di sprechi e clientele.
 
L’ex pm eletto parlamentare europeo come indipendente nella lista di Di Pietro, appoggiato fra l’altro anche da Beppe Grillo, un anno fa decise di candidarsi a Sindaco di Napoli dove ottenne un insperato successo sia alle primarie, sconfiggendo il candidato PD, sia nell'elezione finale battendo il candidato del PDL. 

La sua vita politica è stata spesso travagliata, il comico genovese criticò la scelta di candidarsi a Sindaco di Napoli in quanto secondo lui doveva continuare nell’impegno a Strasburgo per non tradire il mandato degli elettori e oggi sembrano nemici.
 
Anche con Di Pietro non si capisce bene quali siano i rapporti, a me sembra più fuori che dentro al partito, ma come detto anche in altri post, questo è il rischio con i partiti one-man-show.
 
Ma ritorniamo ora ai tre indizi che sono l’oggetto del post.
 
Il fiore all’occhiello della campagna De Magistris era una rivoluzione culturale nell’approccio alla gestione comunale, mai più sprechi e cliente solo l’interesse dei cittadini per far risorgere questa splendida città.
 
Il primo indizio che qualcosa non andava l’abbiamo avuto con le dimissioni di Raphael Rossi, destinato a occuparsi di rifiuti. Appena il nuovo dirigente ha provato a bloccare una serie di assunzioni inutili nella municipalizzata napoletana è stato spintaneamente destinato a dimettersi.
 
Il secondo indizio è nato con le dimissioni di Narducci, assessore alla legalità, fortemente voluto da De Magistris e dimessosi in pieno contrasto con il Sindaco.
 
Ma il terzo indizio, le dimissioni dell’assessore al Bilancio Realfonzo, è quello più pesante; dopo le dimissioni il professore napoletano ha rilasciato una intervista di fuoco (che ha portato De Magistris a minacciarlo di querela)
 
In ogni caso Vi invito a leggere l’articolo perché il professore Realfonzo fa capire bene che esiste la possibilità di manovra nella gestione della cosa pubblica.
 
Non è vero che non si possono fare tagli perché si intacca per forza il welfare, quest’ultimo viene ridotto se i tagli vanno in una certa direzione rispetto a un’altra.
 
E questo vale per il livello locale come per quello nazionale, non è vero per esempio che sulle pensioni, come detto, non si potevano fare tagli in modo diverso.
 
Due passaggi, la ‘finanza creativa’ e ‘in fondo la Dc ha governato per 40 anni. Noi siamo appena arrivati e dobbiamo essere così rigorosi?”, dovrebbero far riflettere sul 'nuovo' che avanza.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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