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La casta bianca: i molti mali della sanità

Il medico Paolo Cornaglia Ferraris (www.camiciepigiami.org), editorialista di Repubblica, è uscito con un nuovo libro sulla malasanità: “La casta bianca. Viaggio nei mali della sanità” (2008).

L’autore che con il libro “Camici e Pigiami” aveva accusato destra, sinistra, accademici, chiesa, massoni e sindacati, ha lanciato un’altra offensiva contro il malcostume nel mondo della Sanità (“Camici e pigiami. Le colpe dei medici nel disastro della sanità italiana”, è uscito nel 1999).

“Come si può ritenere normale che in Lombardia ci siano un numero di reparti di cardiochirurgia pari a quelli che ci sono in tutta l’intera Francia. È chiaro che esiste un interesse oggettivo per sottoporre a by-pass coronarico tutti i casi con un minimo di alterazione” (p. 20). Alterazione che forse può essere curata con mezza aspirina. Ci sono poi vari trucchi: fare ricoveri di breve durata invece di interventi ambulatoriali; spostare il paziente da un reparto ad un altro per avere più ricoveri e incassare più tariffe; si camuffano interventi di chirurgia non rimborsabili; si gioca sul transito fra il ricovero per acuti e riabilitazione per moltiplicare le tariffe del DRG (il codice delle malattie e degli interventi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale). Per essere più chiari riporto questo esempio: “dove ci sono tanti interventi sulla mammella, senza la documentazione di un cancro, si può essere quasi certi di trovare una chirurgia estetica camuffata e rimborsata. Come inibire per sempre il truffatore colto in fragrante? Nessun processo, per carità, passerebbero decenni! Basta presumere che tutti gli interventi che contengono quel DRG siano falsi e non pagarli per tutto l’anno. La punizione sarebbe efficace e, con la potenza del passaparola, tutti scoprirebbero che per incassare di più si rischia di lavorare gratis” (p. 35).

Bisogna poi valutare la potenza economica e simbolica dell’industria farmaceutica che è seconda solo a quella del petrolio. Proviamo ora a pensare a questi dati: “nel 2002 i profitti combinati delle dieci case farmaceutiche nella classifica di “Fortune 500” erano superiori a quelli di tutte le altre 490 imprese messi insieme. L’investimento maggiore di Big Pharma non va in ricerca e sviluppo, bensì in marketing e amministrazione: cioè le spese per i vari consulenti persuasori (p. 52). Quindi il personale che si occupa di ricerca è stabile e si assumono invece molti esperti di marketing. Conviene infatti avere benefici economici più rapidi con l’aumento dei prezzi dei farmaci, con l’aumento delle prescrizioni e con l’utilizzo di farmaci di costo più elevato, rispetto a quelli base.

Anche “la European Medicines Agency (EMEA) è finanziata per il 70 per cento dall’industria del farmaco. Il controllato paga il controllore, ma nessuno se ne scandalizza… come Big Pharma interpreta le regole fatte per proteggere gli interessi dei pazienti, stabilisce quanti test deve superare un farmaco per ottenere la licenza, quanti studi clinici siano necessari e in quale modo si debbano presentare i dossier” (p. 57). Così, come nel caso del colesterolo, “se le variazioni su medie normali si trasformano in malattia, si fabbrica un numero enorme di sani che consumano come malati” (150). Comunque, per una seria analisi degli effetti collaterali dei farmaci, si può fare riferimento agli studi del Centro per la Valutazione dell’Efficacia dell’Assistenza Sanitaria: www.ceveas.it. E ci sono i siti www.farmacovigilanza.net e www.farmacovigilanza.org. Qui si trovano anche le ricerche sulle reazioni avverse dovute alle erbe medicinali (la fitovigilanza).

Inoltre, ci sono i soliti scandali relativi alle assunzioni e promozioni legate ai circoli politici, cattolici e massonici: “in ogni ospedale i dirigenti scelti dai politici condizionano, a cascata, le assunzioni dei medici: capidipartimento, primari, aiuti e assistenti. Una legge ha abolito i concorsi per i primari, che non devono nemmeno sottoporsi a un concorso nazionale di idoneità: il manager fedele al partito istituisce una commissione” che seleziona i preferiti. Poi è lui a decidere il vincitore (p. 89). E ci sono gli stessi problemi nei policlinici universitari sempre più malati di Familismo Accademico.

Infine vi lascio un piccolo prontuario finale: mai mangiare fino a sazietà (è lo stile di vita Okinawa che probabilmente ricalca quello dell’uomo allo stato di natura); si muore in ogni caso, per cui è meglio morire evitando di prolungare dolori inutili ("Meglio la morte che una vita amara, il riposo eterno che una malattia cronica, Bibbia-Sir 30,17); molte malattie gravi sono inguaribili, si può però diminuire la sofferenza; gli antibiotici non servono per curare l’influenza, ma sono utili solo dopo l’insorgenza di patologie correlate come la polmonite; la febbre è un meccanismo di difesa dell’organismo che serve a combattere la diffusione di virus e batteri, per cui, se non si superano i 39 gradi, è preferibile non assumere antipiretici; gli ospedali sono luoghi pericolosi e pieni di batteri molto resistenti ed è meglio evitare operazioni con fini estetici; ogni intervento medico e ogni farmaco ha effetti collaterali sgradevoli per cui vanno valutati attentamente per un bisogno veramente necessario; prima di ogni intervento o cura è meglio consultare almeno due o tre medici diversi. Perciò chi non muore giovane si ammala di vecchiaia e questa è la vera punizione infernale per le cattive condotte di vita: bere, mangiare, fumare troppo e chi più ne ha più ne metta. Così molti di noi possono almeno “scegliere” di affidarsi alla morte che preferiscono.

 P. S. Vi segnalo anche un sito molto interessante: www.medicinalive.com. E chiudo con un aforisma di Ippocrate (il fondatore dell’arte medica): “La medicina è la più nobile di tutte le arti, ma è alla stregua di tutte le altre per l’ignoranza di coloro che la praticano”. 

 

Commenti all'articolo

  • Di marco (---.---.---.8) 20 giugno 2009 12:31

    Ci sarebbe davvero da scrivere più libri sulla salute e sulla sanità.
    La cosa che mi infastidisce di più è certamente il monopolio che lo stato ha concesso alla medicina "allopatica", ma anche solo il fatto che ci sia qualcuno (le istituzioni sanitarie) che si prende cura dei malati.
    Bisognebbe dire una volta per tutte che il responsabile dello stato della propria salute è il singolo!!.
    Partendo da questo assunto, tutto il resto viene diconseguenza. Ma siccome i medici, le case farmaceutiche, ecc. perderebberoil proprio potere se si diffondesse questa consapevolezza, si va avanti così....come dei poveri scemi, ai quali piace buttare via i propri soldi.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.191) 21 giugno 2009 18:42

    Il problema è che non c’è nessuna istituzione che ti insegna a pensare da solo, perchè se si pensa da soli non si è utili a nessuno se non a se stessi..

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