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La becera nomotesi degli economisti

Ogni antropica interazione con la dinamica ambientale innesca un processo di trasformazione della materia condizionato da una dissipazione energetica, come previsto dalla Termodinamica.

E' di oggettiva rilevazione il fatto che soltanto quando due sistemi fisici interagiscano in condizioni di equilibrio termico con un terzo sistema, essi possano raggiungere la condizione di equilibrio reciproco. Questo sancisce il cosiddetto “principio zero”, il quale precisa inoltre l'inesistenza di qualsiasi criterio assoluto valido per la misurazione dell'inquinamento prodotto. In altri termini, ciò vuol dire che, per esempio, un'acqua possa essere ritenuta pura soltanto a condizione di conoscere l'acqua pura e adottando criteri metodologici capaci di consentire l'adozione di criteri di riferimento quantitativi.

Le conseguenze implicate dal ricorso di questo principio, sono di comune acquisizione: infatti, nella sua disarmante irresponsabilità, l'uomo si sta progressivamente abituando a vivere in un ambiente sempre più degradato, al punto da aver rimosso dalla memoria collettiva lo stesso approvvigionamento idrico che prima effettuava direttamente dai fiumi. La sempre più preoccupante alienazione dei termini di paragone, conduce lentamente e inesorabilmente verso una situazione di adattamento condizionata da una letale indifferenza.

La prima legge della termodinamica, inerente la conservazione dell'energia, stabilisce che, pur operando nelle condizioni ottimali, ogni riduzione dell'inquinamento ambientale in un determinato sistema, comporti l'inevitabile produzione di un equivalente inquinamento, sia pure di diversa natura, in un altro sistema.

Vale a dire che, pur disponendo di un valido strumento per la bonifica ambientale, esso, per il solo fatto di esistere, produce tanta contaminazione ambientale quanta sarà destinato a eliminarne. Indubbiamente, si tratta di un altro genere di inquinamento, dal momento che per poter operare ricorre all'impiego di energia e materia. Alla fine del suo ciclo, quell'impianto dovrebbe essere smaltito in condizioni di sicurezza ambientale. Peccato però che a quel punto ricorra la prima legge della termodinamica, la quale faccia in modo che il bilancio globale di quell'intervento umano non possa mai risultare di segno positivo. Nella migliore delle ipotesi, potrebbe tendere verso il pareggio.

La seconda legge della termodinamica pone un ulteriore criterio restrittivo alla precedente, stabilendo che il calore sia una energia qualitativamente inferiore alle altre, e che il disordine non tenda mai allo spontaneo ritorno all'ordine. Essa viene così ad aggravare la già precaria situazione determinatasi. Il che vuol dire che ogni forma di disinquinamento ambientale produce più danni di quanti ne elimini. Riguardo la fallace illusione di poter sostituire le fonti energetiche convenzionali con quelle che vengono eufemisticamente definite pulite, basta soltanto coglierne il tragico naufragio.

La terza legge della termodinamica, decreta infine l'impossibilità di raggiungere lo “zero assoluto” mediante un finito numero di processi reattivi. Vale la pena ricordare l'importanza dello “zero assoluto”, dal momento che esso rispecchia la condizione di minima entropia e che suggelli l'irreversibile correlazione esistente tra il processo entropico e l'attività umana.

Di fronte a un simile scenario, non è marginale domandarsi se l'umanità possa sottrarsi ad un così tragico destino rigorosamente scandito dalle leggi cosmiche. Qualche speranza potrebbe offrirla l'accesso a una fonte energetica inesauribile e capace di assicurare un bilancio particolarmente favorevole tra i consumi e i ricavi, ma, almeno per il momento, la sola fonte energetica che potrebbe soddisfare questo cruciale requisito sembra offrirla soltanto la fusione nucleare, la quale riuscirebbe fra l'altro appena a convertire l'inquinamento chimico in inquinamento termico. Peccato soltanto che essa riuscirebbe a coprire soltanto le esigenze di medio termine.

In questo desolante proscenio si inscrive l'odierna crisi finanziaria che assume sempre più drammaticamente dimensioni planetarie. Pur tuttavia, nessuno si preoccupa di correlarla con la seconda legge della termodinamica, la quale, come abbiamo visto, contempla il concetto di entropia, che è poi la tendenza dell'energia a dissiparsi. Questa Legge, proprio per la sua valenza universale, riguarda anche il mondo del materialismo e dello pseudostrumento che lo governa e lo domina: il denaro.

I pochi che orientano le sorti del globo sulla base di rigorosi principii (e non di Leggi) finanziari, sono convinti, nella loro ignoranza, che, chissà perché, soltanto per il denaro la sola tendenza possibile debba essere quella dell'ascesa. Non a caso, si diffonde sempre più capillarmente nei diversi strati sociali, l'imperativo di dover comunque “crescere”. Quando poi la tendenza volge al ribasso, allora vanno in fibrillazione.

Basterebbe che ciascun individuo riflettesse sul fatto che i soldi, per loro stessa natura, siano privi di valore cosmico, per non preoccuparsi più di tanto della loro sorte. Invece, succede che, in particolare gli economisti, abbiano il timore di dover persino pronunciare la parola “recessione”. L'odierno contesto mondiale conferma che il mito dell'inarrestabile progresso economico e della “crescita”, si stia lentamente dissolvendo.

A questo punto, i governi non sanno fare altro che elargire cospicui finanziamenti alle banche nell'ingannevole illusione di riuscire a salvarle dall'inevitabile collasso. Ormai, però, il loro gioco è finito: il sistema scricchiola paurosamente e il danno si rivela sempre più irreparabile. Semplicemente perché non è possibile invertire con i soldi la seconda legge della termodinamica.

Non a caso, Einstein ricordava come non sia possibile risolvere un problema agendo al suo stesso livello o con gli stessi strumenti che lo abbiano prodotto. Peccato soltanto che nessuno, in primo luogo gli economisti, e fra costoro neppure i nominati onagri tecnocrati di bocconiana estrazione, sempre pronti ad annaspare dietro le tautologie dei politicanti, sia propenso a farlo. Per cui, non rimane altro da auspicare che questa ineluttabile fatalità segni l'avvento di una nuova epoca capace di porsi in migliore sintonia con i ritmi dell'universo.

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