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La Strada di Cormac McCarthy

(The Road, 218 pp, Einaudi, Torino, 2007) Il nuovo McCarthy, vincitore del premio Pulitzer, è destinato a diventare un classico del nostro tempo.

Di questo libro non vi dirò niente. Compratelo, o fatevelo prestare da qualcuno che lo ha letto. Potreste anche decidere di non partire dall’inizio. Non farebbe alcuna differenza. Perché da qualsiasi punto cerchiate di afferrarlo non ricaverete molto della storia, niente di più, o quasi, di quanto ogni singola pagina lasci trapelare. Troverete un uomo e un bambino in viaggio. Non cercate i loro nomi, non cercate il loro passato, prima di quel momento. Li troverete in viaggio, in un mondo che è come il nostro, ma non lo è più. Non tentate di sapere cosa è successo. Quello che è successo potrebbe accadere anche domani, anzi magari sta già accadendo, e allora quell’uomo potreste essere voi, e allora quel bambino, senza passato e senza futuro, potrebbe essere vostro figlio. Quella di McCarthy è la storia dell’uomo, è la storia del mondo. Sappiate soltanto che tutto questo prima o poi accadrà e le cose andranno proprio così. Immaginate una malattia permanente, immaginate di essere costretti a prendere delle decisioni che fino a quel momento non avevate neanche preso in considerazione. Immaginate di prenderle avvolti dalle tenebre più fitte. Immaginate di potervi aggrappare soltanto a dei ricordi. Tutto quello che avete imparato è tutto quello che potete utilizzare. E tutto quello che rimane è una cartuccia.


"Ce la farai? Quando sarà il momento? Quando sarà il momento non ci sarà tempo. E’ questo il momento. Bestemmia Dio e muori. E se si inceppa? Non può incepparsi. Ma se si inceppa? Saresti capace di fracassare quel cranio adorato con un sasso? C’è un essere simile dentro di te? Di cui tu non sai nulla? Ci può essere? Tienilo stretto. Ecco così. L’anima è un soffio. Abbraccialo. Bacialo. Svelto."

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