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La Serbia entra in Europa: una manna per la FIAT?

Spenti i riflettori di Marassi, si discute se e come la Serbia possa entrare in Europa. Il canale balcanico è sempre stato infatti uno snodo fondamentale fra Occidente ed Oriente, fra Europa e Russia. Ancora più importante lo diventa per la FIAT che sembra ormai pronta ad uscire definitivamente dall’Italia per accasarsi altrove.

Le statistiche proposte da La Repubblica sono impietose: la produzione all’est costa di meno ed è più proficua. Mentre ci voglione 22.000 operai italiani per produrre 650.000 auto in diverse fabbriche d’auto disseminate in tutto il Paese, basta un unico punto di produzione in Polonia per produrre 610.000 auto in un anno con solo 6.100 operai! Ecco chiarito lo sfogo di Marchionne che, sul piede di partenza (secondo Epifani, CGIL), loda la produzione estera e sferra un duro colpo al sistema produttivo italiano, una zavorra!

L’unico a difenderlo è Bonanni della CISL: “Si sta facendo tutto questo ‘ambaradan’ per dieci minuti di pausa in meno, peraltro retribuiti. Iniziamo a lavorare, poi gestiamo la situazione. Alzare gli scudi è sbagliato: la paura più grande deve essere che l’azienda chiude e non investe”. Beh, decisamente in stile CISL quest’esternazione per la quale meglio schiavi che senza lavoro.

Quando tutti, compresi i benpensanti del governo (Calderoli, Fini …) hanno attaccato l’ad della FIAT reo di scarsissima visione realpolitik. Marchionne promette un aumento di salari e sempre su La Repubblica, Luciano Gallino con un’acuta analisi tracciava i contorni sbavati della ricrescita FIAT, ricordando che un operaio tedesco prende circa il doppio di uno italiano: come pretendere di più? Marchionne vorrebbe più produzione e meno diritti dei lavoratori, per questo spinge verso una colonizzazione selvaggia e spudorata del mercato umano dell’est, dove i diritti sono arbitrari. La Cina insegna: un paese ormai in vetta alla produzione mondiale, ultimo nei diritti umani e dei lavoratori in primis.

E’ questo che vogliamo dell’Italia, della ‘serva Italia’? Pomigliano e Melfi si sono già ribellate, nonostante l’apporto della CISL… Sindacato prediletto dell’ad della FIAT.

Ai posteri …

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.129) 26 ottobre 2010 12:57
    Damiano Mazzotti


    Marchionne non è il proprietario della Fiat e non c’era quando la Fiat era avvantaggiata dai governi...

    Marchionne è un manager che deve fare i conti qui e ora, in un mercato internazionale che di certo non favorisce le debolezze logistiche, politiche e formative di un paese...

    In realtà quasi tutte le risorse umane delle aziende italiane sono impreparate ad affrontare un mercato globalizzato che richiede competenze informatiche e linguistiche fuori dal comune...

  • Di Massimiliano (---.---.---.252) 26 ottobre 2010 14:35
    Massimiliano

    In realtà Marchionne è stato quanto meno scorretto, eludendo ogni riferimento a quanto ha investito la Fiat per il suo rinnovamento e quanto per la cassa integrazione! In Italia tutti sono pronti a parlare di cambiamenti epocali, formula magica che attira il popolino, in pochi invece sono davvero chiari e presentano anche il conto di questi cambiamenti.
    Del resto il piano Fiat ha funzionato in nazioni economicamente ’arretrate’, come la Polonia e il Brasile -particolarmente presenti nelle nostre liste di immigrazione- e non in Germania dove proprio i sindacati hanno offerto una forte opposizione al progetto di Marchionne.

    Il piano di Marchionne è in sostanza il frutto del più becero ed aggressivo dei capitalismi, quello che porta più povertà per tutti e vantaggi per pochi. Se questo è un mercato globalizzato ...

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