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La Lega dentro di noi: ovvero come stiamo diventando razzisti

Leghizzazione: cioè condividere i pensieri e le visioni politiche della Lega, in modo più o meno inconscio. È l'aspetto della Lega in noi. Quello che coinvolge la nostra vita nella quotidinità. Quello delle parole dette in tv, sentite e risentite, delle invettive, dei proclami, che una parte di italiani (meno dotata di strumenti socio-culturali) sta facendo proprio, anche mantenendo idee politiche diverse dal Carroccio. E questo, secondo me è terribilimente involutivo. Eccone un aspetto.

La Lega mi appassiona, non certo come personale preferenza di partito: una buona parte per disprezzo politico, molto invece, come fenomeno socio-culturale. Mi appassiona sia la Lega in sé, sia la Lega in noi, italiani, intendo.

Con questo, voglio precisare subito che non sono fissato con quella gente alta - nel senso di nordica: lo dico a scanso di equivoci, visto che mia capita spesso di scrivere sia qui, che sul mio blog, di quei popoli della Padania. Per inciso, detto così per dire, quando scrivete Padania sui programmi di scrittura, il correttore automatico vi sottolinea la parola con la zigrinatura rossa: lo fa con le parole inesistenti. Provate a vedere, è vero: sarà uno dei tanti segni? Ma, lasciamo perdere e chiudo l'inciso.

Parlavo della Lega e soprattutto volevo parlare della Leghizzazione popolare italiana: cioè la Lega in noi. Noi tutti - anche se chi si vuol tirar fuori può farlo da subito, io stesso me ne scanso - stiamo subendo un processo di trasformazione in giovani Alberti da Giussano. Parlo della media, o meglio della mediocre misura, dei cittadini italiani. Adesso dovrei dirvi, che non sono fissato nemmeno con le bassezze umane nazionali: anche se ce ne sono molte, e stanno diventando sempre di più. Non credo che gli italiani siano tutti come quelli di cui spesso scrivo, ma sto notando per le italiche strade, soggetti la cui mediocrità è disarmante. Brutto segno, negativo, ma odio generalizzare, anche se certe volte è comodo.

Dirò allora, che nella mia positività ottobrina, penso che quella di cui sto parlando, è soltanto una sparuta specie di italiani, e quindi il problema della leghizzazione riguarda soltanto loro. Mi sento buono, e come mi disse Stefano Menichini una volta su Twitter, devo trovare "lo sbocco positivo".

La leghizzazione cos'è? Per quello che la intendo in questa sede, riguarda l'avversità (termine generico, che racchiude diverse sfumature di comportamenti) nei confronti degli stranieri. Diciamocelo tra noi, senza usare troppe sfumature invece, e senza generalizzare ricordo: si notano sempre più individui filo-razzisti - nel senso che sono proprio amanti del razzismo. Un tipo di razzismo, neanche troppo studiato: ce l'hanno con ogni genere di cittadino estero. Questi qua, non sono tutti leghisti: anzi, in tanti Bossi lo odiano proprio, ma poi...

L'altro giorno ne ho sentito uno in fila alla posta, che ce l'aveva con i canadesi. I canadesi, capite? Ma che t'hanno fatto i canadesi, me lo vuoi spiegare?

Va beh, andiamo oltre Toronto e torniamo da noi. Questo tipo di anti-stranierismo - che è un termine orrendo, ma che descrive meglio di "razzismo" la stupidità di questa gente - a mio avviso è per gran parte colpa della Lega, degli sproloqui di Bossi, delle ronde padane, dei nuovi slogan "l'Italia agli italiani". La colpa sta nel fatto, di aver puntato la leva del populismo della loro propaganda, proprio su questo genere di cose.

Vi porto un esempio concreto: me l'ha raccontato un mio amico sardo, sposato con una donna sarda anche lei. La lei della storia, la moglie di Giggi -con almeno una "g" in più del necessario: ve l'ho detto che è sardo! - è una pendolare. Prende l'autobus per andare al lavoro, tutti i giorni. E tutti i giorni, insieme a lei, si siede una anziana signora, perugina. Fanno la stessa tratta. Buongiorno e buonasera, quattro chiacchiere cortesi durante lo stanco tragitto di rientro a casa, niente di più.

L'altro ieri, la signora rivolgendosi alla moglie di Giggi, gli ha detto: "Sentito le parole di Bossi? Ha detto al Berlusca che può anche finire la legislatura, ma poi ci pensa lui a governare. E rimanda a casa tutti quelli là. Il permesso di soggiorno sarà dura averlo" la signora non era la mamma di Vittorio Zucconi, e di politica non ne capiva una mazzuola, ma è il senso quello che conta. Poi ha continuato "Lei cara, come farà?". La moglie del mio amico l'ha guardata allibita e le ha risposto: "Ma io sono sarda! La Sardegna è Italia, signora!". Con la fermezza da record olimpico, la signora - che va detto non era nemmeno la mamma di Google Earth - le ha risposto: "beh ma è un pezzo in là...".

Mi spiego? Cioè, ormai essere un extracomunitario clandestino, un cittadino europeo, uno di un paese tra i più industrializzati del mondo, oppure un abitante di un'altra regione, fa lo stesso. Se non sei di qui - e quel qui vale Perugia, come qualsiasi altro posto, a nord o a sud dell'Italia - per alcuni di noi (italiani), purtroppo sempre di più, vale la legge del forestiero contro John Rambo: lo si guarda con sospetto, anche se in fondo si è uniti dalla quotidianità. 

Faccio un altro esempio, per portare altra acqua al mulino della mia tesi. Sapete qual è la cartina tornasole di quello che sto dicendo? Il razzismo tra stranieri. Il razzismo o anti-stranierismo, è diventato un costume nazionale, tanto che gli stranieri integrati si sentono in dovere di indossare anche loro quelle vesti. Non so se vi è mai capitato, di sentire albanesi che dicono "quei negri del ca..." o rumeni che sono in Italia da anni, che dicono le peggio cose degli altri rumeni che stanno arrivando.

Ma vi sembra normale questo? No dico seriamente, da quale parte della nostra storia possono prendere linfa queste radici razziali? Non ne abbiamo avuto abbastanza? Non abbiamo sofferto abbastanza? Non ci siamo trovati spesso dall'altra sponda? Non siamo sufficientemente indignati di aver macchiato per sempre la terra della nostra penisola, con il sangue dei crimini razzisti? Siamo tutti dei Papa Borgia contro i francesi, oppure stiamo perdendo la bussola?

Ecco, questo è quello che chiamo leghizzazione, nel caso in questione. Le parole straparlanti di un uomo che per stessa ammissione dei suoi alleati politici è ormai malato, sono entrate nelle nostre deboli viscere. Si sono appropriate della nostra ignoranza, del nostro lassismo, della nostra disinformazione, delle nostre paure e si sono fatte strada. Dapprima strisciando basse, adesso invece dall'altro dei megafoni delle televisioni.

Questo mi fa paura, la Lega in noi, non la Lega in sé. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.211) 24 ottobre 2011 14:28

    L’articolo è interessante ,perfino di piacevole lettura ,ma non condivido la generalizzazione .
    Dire che in ognuno di noi c’è un po’ di leghismo non è come dire che la violenza alberga in tutti noi ,che l’egoismo è una categoria umana cosi’ come l’odio e l’amore ,tutte cose indiscutibilmente vere .

    Il leghismo è il sintomo di un deficit culturale ,di un limite dell’intelletto e di una insufficiente capacità di analisi dei fenomeni sociali . E francamente non credo che siamo tutti in queste condizioni . Lo sono i becerotti in camicia verde che consumano i riti propiziatori al Dio Po ,ma non mi sembra che siamo tutti un po’ assimilabili a loro , anzi direi che ci separa una distanza abissale .

  • Di Emanuele Rossi (---.---.---.28) 26 ottobre 2011 18:49
    Emanuele Rossi

    @paolo Perdona il ritardo. Grazie, mi fa piacere che tu abbia trovato l’articolo interessante e piacevole da leggere.

    Non farò come quelli che si mettono a difendere quello che hanno scritto. Non ce n’è bisogno: se l’ho scritto vuol dire che ci credo e dunque perché difenderlo ulteriormente?
    Dunque solo per dirti, che la mia generalizzazione è implicita, voluta e per certi versi necessaria - e esplicitata quando parlo di "media! e "mediocrità" - ma attento a non generalizzare tu. Mi spiego: quello di cui parlo, non riguarda solo quattro becerotti nordisti. Riguarda molta più gente - sicuramente non all’avanguardia per quel gli strumenti socio-culturali - ma che spesso si esula dall’elettorato leghista. Per questo l’ho definita con un orribile neologismo leghizzazione. Gente che non è della Lega, ma che spesso cade nei vizi della Lega.
    E sono convinto che sono molti, parecchi di più di quel 10% elettorale. Così come sono convinto che io e te non c’entriamo niente con questa gente. E per fortuna, noi non siamo soli. C’è un gran numero di persone non assimilabile né ai seguaci del Dio del Po, né ai leghizzati (altro neologismo, forse peggiore del primo).
    Grazie..

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