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 Home page > Attualità > Politica > La Festa della Vittoria e i criminali impuniti

La Festa della Vittoria e i criminali impuniti

Non pensate subito solo a carabinieri, guardie carcerarie e medici collusi assolti da ogni colpa per l’assassinio di Stefano Cucchi. Non sono i soli criminali impuniti. Criminali ripeto, anche se gli azzeccagarbugli (avvocati e giudici) per assolverli si sono trincerati dietro la presunta “assenza di prove”. Le prove sono “assenti” solo per quanto riguarda la responsabilità individuale di chi lo ha percosso in quel modo, ma sono evidentissime per quanto riguarda l’omertà: tutti, medici, infermieri, guardie e carabinieri, si sono coperti a vicenda e i giudici hanno scelto periti compiacenti che hanno occultato tutto sparando ipotesi diverse che si contraddicevano volutamente. Tutti in solido sono quindi responsabili di aver deliberatamente coperto i responsabili del delitto.

Che la magistratura e le varie polizie non fossero neutrali, “al di sopra delle parti”, comunque io lo avevo già capito dal Manzoni (l’ingenuità del povero Renzo che chiede giustizia agli amici del criminale, e poi viene trasformato in organizzatore dei moti di Milano per conto del re di Francia) e ancor prima dalla vicenda del povero Pinocchio, derubato e condannato. Ma l’ho sperimentato anche di persona nei vari processi che ho subito per il mio impegno politico e nell’unico in cui, cedendo alle pressioni del mio professore e amico, nonché senatore del PCI, Ambrogio Donini, accettai di costituirmi parte civile dopo una feroce aggressione fascista che aveva distrutto la mia macchina e scassato la mia pur durissima testa… In quel caso verificai che i giudici nominarono come periti dei noti fascisti, e riuscirono a insabbiare il processo fino alla prescrizione.

Comunque da un pezzo, non solo il PD e la CGIL ma anche gran parte della ex “sinistra radicale” si sono dimenticati di questa funzione dell’apparato repressivo statale. E hanno smesso quindi di spiegare ai lavoratori questa semplice verità. Per questo le nuove generazioni operaie rimangono così stupite quando vengono caricate di manganellate mentre rivendicano i loro diritti.

Quelli della Thissenkrupp dovrebbero incominciare a riflettere che i loro mali non derivano dalla prepotenza della Germania della Merkel. A incamerare gli stipendi maturati non è una kapò tedesca, ma l’italianissima Lucia Morselli, manager dell’azienda siderurgica, che può dichiarare impunemente che pagherà gli arretrati solo se gli operai sospendono lo sciopero. Che c’entra la sovranità italiana o tedesca? è la pura logica del capitalismo. La Morselli sa di restare impunita mentre annuncia la sua appropriazione indebita di quanto appartiene agli operai che hanno anticipato il lavoro, perché lo dice a un’altra capitalista, che vedi caso è ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi.

In centinaia di fabbriche, dal nord al sud, ci sono mesi di arretrati non pagati: è un furto, è appropriazione indebita, ma l’impunità è assicurata ai criminali. Gli organi repressivi sono troppo impegnati a cercare “clandestini” o consumatori di un po’ di marijuana. E a sgomberare chi protesta. Non era certo la prima, la carica di Piazza Indipendenza…

Di un'altra prepotenza e assoluta mancanza di rispetto ai lavoratori si parla in modo distorto: i giornali, non solo di destra, si scandalizzano per i bagagli non scaricati, e non si commuovono per il presunto “errore” della direzione Alitalia che ha, senza trattativa, senza la minima formalità, semplicemente annullato i pass ai dipendenti che aveva in mente di licenziare. I soliti minimizzatori sottolineano che parte dei licenziati saranno alla fine presi a carico di Poste o altri enti, e che forse i veri licenziati senza speranza saranno solo 500. Provate a mettervi nei panni dei lavoratori costretti a una specie di roulette russa che dirà chi si salva e chi no.

Ma altri criminali probabilmente rimarranno impuniti: penso ai due marò, che sono stati “il primo pensiero” del neo ministro Gentiloni (ex MLS di Capanna & Co). Cinque ministri degli esteri si sono succeduti alla Farnesina, sempre con questo “primo pensiero” in testa. Tanto è importante assicurare l’impunità a chi mandiamo in giro nel mondo a fare “imprese umanitarie” o a garantire la sicurezza dei traffici…

I due marò saranno giustamente ricordati nelle cerimonie di questi giorni, per la Festa della Vittoria. Che noi boicotteremo, schifati dal vedere le celebrazioni che ricordano i caduti affidate agli eredi degli assassini che hanno voluto la guerra, che hanno mandato a morire contadini e operai che non la volevano, che hanno infierito su chi manifestava il suo dissenso. E di vedere le cerimonie presidiate dai carabinieri, che nella Grande Guerra fucilarono per conto dei generali incapaci e disonesti tanti poveri cristi, e ne assassinarono altri a tradimento se accennavano a retrocedere dopo l’ennesimo assalto suicida a trincee imprendibili.

L’impunità degli assassini di Stefano Cucchi, dei macellai di Genova e di cento altre situazioni (penso ad esempio ai dirigenti dei servizi segreti che distrussero le prove sui veri mandanti italiani dell’omicidio di Ilaria Alpi e del suo cameraman) ha le sue premesse anche nel rifiuto di fare i conti con quella che fu la realtà criminale della Grande Guerra, che fu anche guerra di classe all’interno di ciascun paese. Quel crimine fu fondativo per l’Italia: facilitò l’ascesa del fascismo, e poi assicurò una continuità sostanziale col passato anche dell’Italia repubblicana, che non a caso nascose nuovamente perfino i crimini degli occupanti nazisti.

Noi il 4 novembre ricorderemo solo le vittime di quei crimini, insieme ai pochi che ebbero il coraggio di opporsi al grande macello con i fatti, e non con le belle parole sulla pace.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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