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La Casta c’è e sta con Napolitano

Se volessimo scattare una foto che dimostri, oltre ogni ragionevole dubbio, che la nostra classe dirigente è unita e compatta quando si tratta di respingere le inchieste dei magistrati, basterebbe guardare le facce di Berlusconi, Bersani e Casini uniti nello sdegno per il “pretestuoso attacco alle prerogative del Presidente della Repubblica”. Vi è una sola ed unica eccezione: Antonio Di Pietro, ostinato a difendere i magistrati e la loro autonomia.

Senza entrare nel merito giuridico della secretazione o meno delle telefonate intercorse tra Napolitano e l’indagato Mancino, il vero scandalo è che le telefonate vi siano state. A prescindere dal contenuto di queste quello che stupisce è la reazione di Napolitano il quale chiede alla Corte Costituzionale un parere sulla distruzione di queste intercettazioni, il che sposta di molti mesi la definizione della questione, la quale facilmente slitterà alla fine del suo mandato presidenziale in scadenza tra pochi mesi.

Ma se queste intercettazioni non hanno rilevanza penale, o meglio sono basate sul nulla (come afferma il Presidente Napolitano), perché non concedere il permesso di pubblicarle chiudendo la questione ed eliminando tutti i sospetti?

La Casta che fa quadrato intorno a Napolitano, insieme a tutto l’apparato televisivo ed i giornali (con la sola eccezione de “Il Fatto Quotidiano”), si allena a compattarsi in vista delle prossime elezioni politiche. Le elezioni infatti imporranno a PDL, PD, UDC una alleanza politica contro il nemico comune: Beppe Grillo e il suo M5S che aumenta di spessore e di potenzialità ad ogni arroccamento della Casta sui suoi privilegi e la sua impunità.

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