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La Bce annuncia una nuova manovra in Italia

Dal bollettino mensile dell'istituto di Francoforte, tra segnalazioni e raccomandazioni traspare la spinta all'Italia ad adottare nuove misure

Sarà anche stato detto in uno strano dialetto finanziarese ma la sostanza delle affermazioni contenute nel bollettino mensile della Bce lascia presagire un nuovo intervento da parte del nostro Governo.

L’Istituto di Francoforte fa infatti appello a tutti i paesi "particolarmente vulnerabili" alle tensioni dei mercati e di questi tempi pochi sono i paesi più vulnerabili del nostro.

L’invito della Bce mira in particolare a stimolare le economie europee finanziariamente più deboli a tenere salda la barra del timone e a far loro tener ben presente che questi paesi: "devono attuare in modo inequivocabile tutti i provvedimenti annunciati per il riequilibrio dei conti pubblici e il rafforzamento dell'assetto nazionale di finanza pubblica. Inoltre devono essere pronti ad adottare eventuali misure aggiuntive che possono rendersi necessarie in funzione dell'evolversi della situazione"

L'istituto di Francoforte nota inoltre che nell'ultimo mese lo spread sui Btp italiani si è a più riprese riavvicinato "ai livelli osservati in agosto, prima che la Bce decidesse di riattivare il Programma per il mercato dei titoli finanziari".

Tra i fattori che hanno determinato questa situazione Francoforte ricorda i "due declassamenti" di rating che hanno riguardato il nostro paese. La Bce nel bollettino mensile si sofferma anche sui differenziali di rendimento dei titoli di stato di eurolandia rispetto al "porto sicuro" dei Bund tedeschi, questi differenziali si sono infatti "ulteriormente ampliati per la maggior parte dei paesi. Allo stesso tempo, la domanda di titoli di Stato liquidi e con merito di credito elevato ha continuato a deprimere i rendimenti delle obbligazioni sovrane tedesche".

La situazione descritta di spread crescenti per i paesi dell’area euro e di titoli tedeschi con rendimenti ai minimi viene vista come riconducibile principalmente: "alla complessità delle trattative con la Grecia sul programma di risanamento nonché alle incertezze in merito alla forma e alla tempistica dell'ulteriore sostegno".

Oltre al fatto che "i timori di una propagazione della crisi ad altri paesi dell'area dell'euro hanno continuato a gravare sul clima di mercato"

Per reagire al rischio di contagio, ovvero alla possibilità che la caduta di un paese trascini nel baratro del default l’intero scacchiere europeo, la Bce sottolinea come sia "necessario che tutti i governi prendano misure incisive, concentrate nelle fasi iniziali dei periodi di programmazione, per rafforzare la fiducia dei cittadini nella sostenibilità delle finanze pubbliche".

Ed è proprio il riferimento esplicito alle fasi iniziali del periodo di programmazione, ovvero al qui e adesso, che potrebbe stimolare l’adozione di nuove misure economiche in Italia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.225) 14 ottobre 2011 19:31

    Danni collaterali >

    Già a fine 2009 per Berlusconi eravamo usciti dalla crisi “meglio di altri” e dalla primavera del 2010 era ormai avviata la ripresa “lenta, ma sicura”.
    Imperativo: essere ottimisti.
    Nell’anno successivo è invece arrivato un “salasso” di tasse e tagli per 145 miliardi.
    Oggi, con un Debito aumentato di 300 miliardi in soli 3 anni ed una crescita del Pil che tende allo zero, l’aver tenuto i conti in ordine è l’unico “vanto” rimasto in bocca al governo. Domanda.

    Cosa sarebbe cambiato se già a fine 2009 fosse stata varata una manovra, anche di soli 15 miliardi, a sostegno e rilancio del sistema produttivo?
    Tale esborso non avrebbe “alterato” lo stato dei conti pubblici.
    Poteva affiancarsi ad alcuni provvedimenti volti a snellire la macchina burocratica ed a favorire la competitività.
    All’epoca un siffatto “contenuto” investimento avrebbe rinvigorito/rinnovato il nostro potenziale economico dando sostanziale impulso allo sviluppo.

    Se ora è superfluo recriminare sui benefici e le opportunità mancate per la scelta non fatta, un dato è comunque certo.
    In un contesto andatosi man mano deteriorando, il costo di una “sferzata” di pari portata sarebbe oggi più che doppio.
    Come guidare l’economia non è performance da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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