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Folli Follie. La parabola dell’impero del retail del lusso si avvia, forse, alla fine. La lezione che dovremmo apprendere

A maggio un aggressivo fondo americano, gestito da un italiano, ha fatto le pulci al bilancio di una grande società greca scoprendo che aveva gonfiato dei dati soprattutto relativi alle filiali asiatiche. La breve storia di chi fa soldi proteggendo gli investitori dalle bugie delle imprese

Oggi vi racconto una storia, anzi la fine, o quasi, di una storia cominciata a Maggio, che ha per protagonisti una grande azienda, un hedge fund, un paio di società di revisione e si svolge in tre Paesi. Ve la racconto perché questa storia ha una morale, un insegnamento per tutti noi investitori e cittadini di questo strano mondo dove il lupo viene dipinto come cattivo ma gioca a nostro favore e Cappuccetto Rosso potrebbe essere un vampiro.

Prologo. L’ascesa di Folli Follie

Fondata nel 1985 dalla famiglia Koutsolioutsos la catena di negozi Folli Follie si è specializzata nel settore luxury aprendo, uno dopo l’altro, una catena di punti vendita in tutto il mondo. L’azienda vive anni di solida crescita dietro un brand che sfrutta il suo italian sounding  per evocare la quintessenza del ben vivere e del buon gusto, anche in Grecia le insegne non sono in caratteri greci ma in fluente italiano.

Maggio 2018. A che punto era l’azienda

Lo scorso mese di maggio la Folli Follie quotava, ovviamente nel non enorme listino di Atene, circa 1,4 miliardi di euro. In buona sostanza un vero pezzo grosso del mercato greco. E il bilancio 2017 riportava grossi utili ed un futuro radioso, oltre 300 milioni di dollari di utili solo dall’Asia dove dichiarava un fatturato di oltre un miliardo. Oltre 600 punti vendita in tutto il mondo

L’arrivo del lupo. Cattivo?

Finora abbiamo raccontato una bellissima storia di successo, una famiglia che crea un impero e che gira per il mondo fatturando e macinando utili. Una Cappuccetto Rosso che gira serena per il bosco.

A maggio 2018 arriva però il lupo, se e quanto sia cattivo lo vediamo dopo, l’italiano Gabriel Grego che redige un report investigativo per la Quintessential Capital Management e, dopo aver preso una bella posizione short sul titolo della Folli Follie, ovvero la posizione per cui si guadagna se il prezzo del titolo scende, ha pubblicato i propri numeri.

L’utile? Inesistente

I punti vendita? Meno della metà di quelli dichiarati.

Il fatturato in Asia? Un decimo del dichiarato.

 

La grande fuga. Chi è QCM?

Come del resto facile da immaginare il prezzo del titolo tracolla e in pochi giorni la Commissione Ellenica per la Borsa lo sospende in attesa di approfondite indagini. Purtroppo per la Folli Follie la QCM, pur essendo un fondo creato solo nel 2008, ha già una certa reputazione nel campo, solo tre anni fa era stata protagonista di una storia simile che aveva coinvolto un’altra azienda greca, la Globo, e le sue valutazioni non vengono affatto prese sotto gamba.

 

Settembre 2018. Giù il sipario su Folli Follie?

Lo scorso 26 settembre la Folli Follie ha reso noto i primi esiti della valutazione eseguita da Alvarez & Marsal sui numeri del bilancio 2017, quello cioè presentato ad aprile 2018, a cui farà poi seguito una sorta di perizia giurata della stessa società di revisione.

E i numeri che vengono fuori dalla prima valutazione sono estremamente vicini a quelli della QCM.

L’utile? Inesistente.

Il fatturato in Asia? Un decimo del dichiarato.

La QCM sui titoli di coda

Non c’è quindi nulla di sorprendente nel fatto che la QCM si dichiari “molto lieta (ma non sorpresa)” degli esiti della revisione.

Molto lieta ma non sorpresa perché i numeri non sono solo diversi da quelli dichiarati ma sono anche molto vicini a quelli da loro elaborati, cosa che la QCM rivendica giustamente come un risultato che “documenta l’accuratezza e la solidità del processo investigativo” dell’azienda.

E non ultimo la QCM dall’armageddon in cui ha lanciato la Folli Follie guadagnerà tantissimo, sia in termini economici che di reputazione.

E quindi

Vi avevo annunciato che questa storia si sarebbe svolta in tre Paesi, uno è ovviamente la Grecia, patria della Folli Follie, un altro sono gli Stati Uniti, dove gli investigatori della QCM hanno la base. Il terzo Paese è purtroppo l’Italia, che pur avendo dato i natali a Gabriel Grego non si è accorta di quanto stava avvenendo tra New York e Atene e potrebbe quindi non apprendere alcuna lezione, alcuna morale, da quanto avvenuto, e sarebbe davvero un peccato.

La morale della storia

Da oltre vent’anni nel nostro Paese siamo abituati a santificare gli imprenditori, piccoli eroi che producono lavoro e ricchezza. Dei veri e propri benefattori.

Contemporaneamente siamo abituati a vedere la finanza come nemica, parassita intento a succhiare il sangue delle aziende e dei lavoratori e che manipola a proprio piacimento indici e dati agitati come spauracchi.

Lo spread, la Borsa, i tassi d’interesse se finiscono per avere un valore tutto sommato relazionato con il valore reale è grazie anche al fatto che Gabriel Grego e la QCM, e gli altri che svolgono lo stesso tipo di attività, si sono spulciati le cifre, sono andati fisicamente a verificare i punti vendita e si sono rifatti i loro conticini.

Loro guadagnano bene da questa attività in termini economici e io, come ogni altro investitore, ne guadagno in termini di serenità e di affidamento al mercato, il problema semmai è la nostra relazione con questi avvenimenti.

Perché questa storia ci racconta che a muovere i mercati, molto più dei “poteri forti”, sono le persone che lavorano, risparmiamo e investono. E ci racconta infine che nessuna entità che partecipa ai mercati è isolata o può costruirsi le regole a proprio uso e consumo. Nessuna azienda e, ancor di più, nessuno Stato può illudersi di ignorare i segnali del mercato nel momento in cui ha deciso di parteciparvi. Se un imprenditore greco può essere beccato a mentire dal team di un italiano a New York che senso ha mentire?

Occupiamoci della finanza e dei mercati. Prima che la finanza e i mercati si occupino di noi

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Kindlyreqd (---.---.---.21) 30 novembre 2018 20:11

    Caro amico, che scrivi mettendo volutamente di mezzo solo l’Italia, che in questa storia c’entra come i classici cavoli a merenda, e comunque

    non più di qualsiasi altro Paese europeo e non, forse volevi riferirti in sottinteso (mica tanto, poi) al suo governo, che guarda con occhio a tuo avviso troppo circospetto a finanza e mercati, con particolare riguardo per le società di rating e revisione.

    Oltre a spiegare perchè proprio l’Italia dovrebbe essere particolarmente attenta agli imprenditori "benefattori", mentre gli altri Paesi invece sono immuni dai truffatori e possono dormire sonni tranquilli, dovresti anche completare il quadretto che hai fatto con qualche informazione più approfondita sulla storia di questa Folli Follie.

    Ad esempio, sarebbe utile sapere se i bilanci della Folli Follie avevano già negli anni precedenti quelle storture "scoperte" dalla QCM, sia pure con accettabili scostamenti, sapere cioè se anche nei bilanci precedenti erano iscritti 600 punti vendite ed un fatturato in Asia dieci volte superiore a quello reale.

    Se così fosse, se cioè già nei bilanci precedenti erano presenti quel po po’ di numeri a caso, allora bisognerebbe spiegare come mai le società di revisione che hanno esaminato quei bilanci non se ne sono accorte e li hanno poi tranquillamente certificati. Senza considerare poi gli occhi chiusi della Consob greca, che pure dovrebbe giocare un ruolo di un certo peso nella vicenda.

    Ricordando poi che le società di revisione, che sono legate a filo doppio con quelle di rating, sono il braccio armato della Finanza predatrice e di pochi scrupoli.

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