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LIPU: l’intero sistema della caccia è da cambiare

La LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli, con un breve articolo sul suo sito web evidenzia le gravi carenze dell'apparato normativo italiano in materia di caccia, anche in relazione al rispetto di standard fissati a livello europeo (solo per tagliare i conti pubblici viene fatto valere il mantra "L'Europa ce lo chiede"?).

Dopo già la vicenda della procedura di infrazione 2006/2014 della Commissione Europea contro l'Italia in relazione all'utilizzo di richiami vivi, permane un grave disinteresse del legislatore e dell'esecutivo in tema di ambiente e tutela della biodiversità, fra inerzie e interventi di dubbia opportunità come il proposto accorpamento del Corpo Forestale alla Polizia, che sembra comportare un'ulteriore marginalizzazione delle tematiche ecologiche.

Così è giunta una nuova procedura (Pilot 6955) di messa in mora nei confronti del nostro Paese, in ragione del mancato o inadeguato adattamenento a varie disposizioni della direttiva "Uccelli" 2009/147. Il Presidente Lipu, Fulvio Mamone Capria, spiega come le violazioni e le carenze riguardino l'intero sistema italiano della caccia (e siano assai più ampie che non la sola riduzione della stagione venatoria per il tordo bottaccio, la cesena e la beccaccia, come comunque condivisibilmente deciso dal CdM): "L'Europa chiede alle autorità italiane di chiarire come vengano raccolti e analizzati i dati sugli abbattimenti degli animali, come sia gestito e controllato il meccanismo di annotazione dei capi abbattuti sui tesserini e se esistano studi dettagliati sulla consistenza e la dinamica delle popolazioni che sono oggetto di abbattimento. Tutte situazioni sulle quali, come è noto da anni, l'Italia è del tutto carente ed ha finora fatto finta di nulla, pur trattandosi di elementi essenziali per poter valutare la sostenibilità del prelievo venatorio e dunque la sua liceità. Inoltre, il nostro Paese è in difetto sotto il profilo della durata della stagione venatoria a varie specie di uccelli migratori, cacciati in periodi di migrazione e dunque vietati dalle normative comunitarie. Non meno preoccupante è poi il quadro degli aspetti di conservazione, sul quale l'Europa chiede di sapere perché in Italia si caccino numerose specie in stato di conservazione non buono, tra cui l'allodola, la quaglia, la beccaccia, il combattente, e se esistano piani di gestione adeguati, obbligatori quando si tratta di cacciare specie in stato di sofferenza."

Foto: sito LIPU (Autore: Luigi Sebastiani)

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