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L’università italiana: misero fanalino di coda o vera roccaforte dell’istruzione?

Opinioni di una studentessa universitaria Europe-trotter

Mentre mi aggiro per il grigio campus dell'università di Strasburgo, un concentrato architettonico di gusto staliniano, non posso fare a meno di pensare al magico labirinto con asse via Zamboni dell'università di Bologna, vero formicaio di studenti a tutte le ore del giorno, culla di secoli di istruzione e di figure di accademici d'importanza mondiale. La mia nostalgia è giustificata anche dalla lettura della classifica delle duecento migliori università del mondo pubblicata sullo "The" e che ha come protagonista l'inquietante latitanza degli atenei del Belpaese. A fronte della mia perplessità ci sono due esperienze di studio all'estero, in Belgio (Université Libre de Bruxelles) e in Francia (Université de Strasbourg), dove mi trovo tuttora. Mi sento davvero in dovere di spezzare una lancia nei confronti dell'ignorata e disprezzata Università italiana, conscia del fatto che quest’ultima non stia certo vivendo la sua età dell'oro, come d'altronde molti altri settori dell'attuale Italia allo sbaraglio, ma che è ancora in grado di offrire un alto livello di istruzione, e non solo.

Potrei cominciare con qualche aneddoto, giusto per creare l’atmosfera: giovani intellettuali in erba della Facoltà di Lettere che non sanno chi sia Dante; studenti che pensano che quei trei signori vestiti in modo strano davanti al Bambin Gesù e alla Madonna siano dei loro parenti in visita; un professore di storia dell’arte che descrive il gruppo scultoreo di Canova «Amore e Psiche» come l’incontro furtivo di Apollo con una ninfa - idea rivoluzionaria -; studentessa di Master in Lettere che al corso di Letteratura Medievale chiede se può lavorare sui testi tradotti e non quelli in francese antico; ore ed ore di letture in classe di ricerche scrupolosamente condotte su Wikipedia. Questo è solo un assaggio dei tanti momenti in cui si è costretti a chiudere un occhio sulla vita accademica francese.

L’università belga mi ha permesso di approfondire i miei studi e ne sono stata globalmente soddisfatta, la trovo molto più vicina al metodo italiano. Ma da quando sono in Francia, mi sono dovuta adattare ad un mondo nuovo, e non sempre entusiasmante. Mentre uno studente italiano che studi Lettere esce dalla Laurea triennale con un ampio spettro di materie studiate (non solo letteratura, ma anche storia, filosofia, informatica, storia dell’arte, lingue, latino, greco,ecc.), lo studente francese di Lettere ha studiato solo letteratura, molto spesso solo quella francese. Mentre in Italia un professore di Letteratura francese o italiana o latina è preparato su tutto l’arco di tempo che ricopre la sua materia, in Francia i professori sono specializzati sull’unghia del dito mignolo. Ciò può in effetti essere considerato un vantaggio, ma in questo modo scompare del tutto la visione d’insieme del campo studiato e le varie relazioni fondanti che intercorrono fra i diversi periodi storici. Lo studente universitario francese ha forse più spazio di intervento durante i corsi, ma è allo stesso tempo incatenato ad un sistema rigido che include forme di esame come i cosiddetti exposés o le famose dissertazioni: cartesianismi che ti obbligano a ragionare con i paraocchi, dove devi a forza inserire le tue opinioni in una griglia fissa e irremovibile.

Le esperienze di studio all’estero non possono che essere positive per gli studenti universitari: ti spingono ad ampliare il tuo orizzonte e a confrontarti con realtà nuove ed edificanti. Ma - e questa congiunzione avversativa regge tutto il mio pensiero - capita a volte di riscoprire i lati positivi della tua università di origine, nel mio caso a rivalutarla, e a ringraziare di cuore i professori straordinari che con entusiasmo ti hanno fatto appassionare alla loro materia. Finora l’università francese non mi ha ancora fatto provare sensazioni tali, ma aspetto speranzosa. L’università italiana non appare nella classifica dello «The», e non possiamo che prenderne atto e continuare a interrogarci sulle cause, ma rientra di sicuro nella mia graduatoria personale, e in quella forse di tanti studenti italiani ora fuori sede.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.126) 15 novembre 2010 12:05

    Cara Caterina


    Ho letto con molto interesse il tuo articolo . Manco dall’Universita’ da oltre trent’anni e mi 
    sono sempre chiesto a che punti siamo arrivati , soprattutto in relazione al resto d’Europa .
    Le tue considerazioni mi fanno capire che non e’ cambiato molto e che non e’ pero’ tutto cosi’ negativo come apparentemente sembra , prescindendo , ovviamente,dagli esempi di ignoranza catastrofica che hai citato e che semmai chiamano in causa tutto l’impalcato scolastico italiano .
    Io ero a Fisica a cavallo tra gli anni sessanta e settanta , il confronto tra le 
    nostre strutture didattiche e di laboratorio con quelle di equivalenti atenei tedeschi o francesi ,
    sarebbe sicuramente risultato impietoso .
    Ma la necessita’ aguzza l’ingegno e stimola la curiosita’ . Impone una visione piu’ generale .
    Per questo gli italiani sono creativi , perche’ sono costretti a fare di necessita’ virtu’ .
    Adesso pero’ non vorrei che qualcuno pensasse che il disagio sia "studiato" per conseguire 
    il risultato che ho detto .
    E’ un alibi che non mi sento di concedere ai nostri governanti .

    paolo




    • Di Caterina Sansoni (---.---.---.251) 15 novembre 2010 12:58

      Caro Paolo,
      grazie per il tuo commento: in effetti il mio è un mero punto di vista limitato all’ambito umanistico, e non tengo conto del vantaggio a livello di laboratori e strutture che hanno le altre università europee.

      E’ vero, noi italiani siamo creativi, facciamo di necessità virtù, ci adattiamo a situazioni di lavoro impensabili, ma sarebbe ora che gli "Alti Vertici" cominciassero a creare un ambiente lavorativo e accademico che abbia come valore principale la meritocrazia: non siamo stanchi di assistere al flusso continuo del brainstorming?! perchè non valorizzare le capacità?!
      so che sto parlando di utopie, visti i ridicoli fondi che il governo riserva alla ricerca...

    • Di alessandro tantussi (---.---.---.176) 15 novembre 2010 17:54
      alessandro tantussi

      ciao, Paolo! HO RISPOSTO AD UNA TUA DOMANDA SU UN TUO ARTICOLO RECENTE.

      Non voglio sfruttare il tuo ragionamento per sostenere che i nostri governanti sono bravi, riconosco che non è così. Però c’é del vero nel concetto che "la fame stana il lupo dal bosco".

      Mi risulta ad esempio che l’italia è la nazione che, causa la mancanza di fonti energetiche, sia la più efficiente nel consumo di energia cioè in termini di prodotto per unità di energia consumata. E mi pare anche che in generale, essendo diventato tutto un po’ piu facile da ottenere, il mondo sia un po’ peggiorato. In particolare credo che l’impegno dei giovani sia minore di quello che profondevano qualche tempo fa’ e che molti si siano illusi che i risultati si possano ottenere senza troppi sacrifici.

      Forse fare "un pochino" di fame non sarà del tutto negativo. 

  • Di paolo (---.---.---.126) 15 novembre 2010 19:54

    Ti ringrazio Alessandro , vado a vedere .

    L’Italia non manca di fonti energetiche . Escludendo quella contenuta nell’atomo che ,dopo 
    Chernobyl , questo paese ha ritenuto , sull’onda psicologica del disastro , dismettere , noi siamo "ricchi " di fonti di energia . Il sole , l’acqua e il vento non mancano affatto . A meno che tu non ti riferisci all’energia fossile(petrolio , biogas ,carbone) . 
    L’ingegno c’e’ indubbiamente ma , come sottolineava Caterina , anche in tema energetico riproduciamo le carenze organizzative della scuola . Procediamo a vista ,senza una vera programmazione.
    Tu mi sai dire il programma energetico dei prossimi venti anni qual’e’ ? A parte la sparata di Silvio sulle sette o otto centrali nucleari di IV generazione che vorrebbe costruire (minimo trent’anni) .E poi voglio vedere dove reperisce i siti .
    Non conosco il dato sulla "intensita’ energetica" espressa in Mj/€ che tu mi dici , mi sembra 
    francamente poco attendibile . Se non era per la normativa europea , in termini di efficienza energetica noi eravamo ancora all’anno zero ., Il problema e’ complesso e’ non e’ colpa di questo governo ,vorrei non essere frainteso , e’ colpa di quello che descriveva Caterina : siamo bravi ma gli altri lo sembrano piu’ di noi .
    Le nostre universita’ hanno prodotto l’eccellenza in tutti i campi , umanistici e scientifici , e poi non rientriamo nelle classifiche internazionali .
    Mi sai spiegare come mai ? 

    paolo
  • Di Renzo Riva (---.---.---.217) 16 novembre 2010 00:18
    Renzo Riva

    Fisica a cavallo del ’68.
    Sfortunati gli studenti se lei era un insegnante.
    La stupidaggine della IV generazione era scritta in entrambi i programmi elettorali dei poli.
    Anzi sembravano concordati o copiati.
    Deficenti e volutamente truffaldini entrambi.
    .
    http://renzoslabar.blogspot.com/

  • Di paolo (---.---.---.126) 16 novembre 2010 09:20

    Riva ,stai calmo e abbi rispetto per le persone che non conosci . Prima di dire stupidaggini 

    rileggi bene la frase e forse ,con un po’ di impegno , riuscirai a capire che la mia era proprio la denuncia di una balla spaziale(sparata). Ho parlato di trent’anni per sottolineare come i reattori a fissione di IV sono di la’ da venire sia come sviluppo della 3° generazione che in termini di nuovi standard di sicurezza .
    E non e’ detto che sia l’unica alternativa , dal momento che la fusione dei nuclei e’ una strada in fase di studio .
    Trent’anni sono un terzo di secolo( e forse non basteranno ) con l’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni , il traguardo e’ teoricamente possibile .
    (comunque a Pisa ,tanto per essere chiari , il mio voto agli esami di fisica era 30) .
    Puo’ darsi che mi stia rincoglionendo ma sono sicuro di avere ancora un buon margine 
    su quelli come di te .

    paolo

  • Di paolo (---.---.---.126) 16 novembre 2010 09:40

    Sempre con il sorriso e perche’ mi piacciono gli scambi vivaci , invito Riva o chi per lui , visto 

    che sto’ cercando , finora inutilmente , di capire i programmi di questo paese in termini energetici , a suggerirci le loro soluzioni . 

    paolo



  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:22
    Renzo Riva

    Evviva questo vero scambio vivace.
    Chiedo venia per la mia incomprensione.

    http://renzoslabar.blogspot.com/2009/10/mappe-dei-siti-nucleari-nella-regione.html

    http://4.bp.blogspot.com/_agtF-qaio1s/StRrvzfaw8I/AAAAAAAAAFc/vZfSbAJSrLo/s1600-h/031.jpg


    Al prossimo link il prof. Franco Battaglia chiude il suo intervento con la seguente frase

    Per il nostro Paese, quanto appena detto significherebbe soddisfare il 50% col nucleare, il 30% col carbone, il 10-15% con l’idroelettrico, il 5-10% col gas. Dovremmo insomma avere 30 reattori nucleari, raddoppiare gli impianti a carbone e chiudere molti di quelli a gas (che andrebbe riservato per l’autotrazione che invece dà a noi – unici al mondo – oltre il 50% del nostro fabbisogno). Insomma, bisognerebbe fare esattamente il contrario di quel che stiamo facendo. Non a caso la bolletta elettrica italiana è, con tasse o senza tasse, la più alta al mondo.

    http://www.freenewsonline.it/2010/09/23/sexy-mix/

    =================================================

    Al mio invito ecco la mail di risposta dell’ing. nucleare di Milano ora in pensione che lavorò al progetto CIRENE e quando fu chiuso il nucleare in Italia si riconvertì ad altro.

    Mi avrebbe incuriosito anche se... come ordine di priorita’, viene ENORMEMENTE PRIMA LA FISSIONE...
    Questa settimana vado in giro... parecchio per le mie abitudini!
    Mercoledi’ vado a Roma a parlare con il prof. Giampiero Sciortino che in realta’ insegna idraulica all’universita’ di Roma TRE ma si interessa di Relativita’ Generale per hobby...
    Venerdi’ vado invece a trovare a Saronno l’ing. Giorgio Stiavelli... sempre nella remota speranza, tra l’altro, che tra i suoi invitati ci sia qualcuno che si interessi di R.G. (argomento di immediato interesse industriale quanto la fusione calda ma che trovo "esteticamente" affascinante ... un po’ come la musica classica antica che apprezzo pur essendo alquanto stonato).
    Amike

    Giampaolo

    P.S. Mi raccomando ... se ci vai tira fuori quell’articolo del premio Nobel Hans Bethe che sosteneva (nel 1979 quindi dovrebbe essere cosa risaputa, invece...) l’utilita’ di usare il plasma ipercaldo (100 milioni di gradi ) non principalmente per generare energia ma per "fecondare" con i neutroni sfuggiti dal plasma, il torio e l’uranio impoverito di cui ormai abbiamo scorte gigantesche che diventerebbero pregiatissime se fossero trasformate in plutonio fissile...


    Infine chi ha le idee più chiare in tema di fonti energetiche, fra tutti, è il prof. Franco Battaglia che ho potuto avere relatore a Buja in due convegni.
    Il primo convegno dal titolo "L’illusione dell’energia dal Sole" dove ha in anteprima presentato il libro dello stesso titolo.
    Al secondo convegno è stato relatore ed ha presentato il suo libro "Energia nucleare? Sì per favore".
    http://www.meteoclima.net/it15/index.php?option=com_content&view=category&id=35&Itemid=58


    Caro Paolo,
    Se incrocia in quel di Pisa il prof. Marino Mazzini oppure l’ing. Guglielmo Lomonaco li saluti da parte mia.
    http://www.opinione.it/view_journal.php?file=10112010.opinione.pag10.c.pdf
    Ho avuto il piacere di aver invitato a Buja il prof Mazzini quale relatore per un convegno sui siti nucleari in Friùli-VG ed l’ing. Lomonaco a darmi manforte ad una trasmissione "Le Quarantie" sulle scorie nucleari a TNE a Padova.

    Renzo Riva
    +39.349.3464656
     
    P.L.I. F-VG
    Energia e Ambiente
    e

    C.I.R.N. F-VG

    (Comitato Italiano Rilancio Nucleare)

    [email protected]

    http://renzoslabar.blogspot.com/

  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:45
    Renzo Riva

    Paolo ha scritto:

    Non conosco il dato sulla "intensita’ energetica" espressa in Mj/€ che tu mi dici , mi sembra 
    francamente poco attendibile . Se non era per la normativa europea , in termini di efficienza energetica noi eravamo ancora all’anno zero ., 

    E qui sei carente.
    L’Italia è nel Mondo la nazione dove più si è investito per l’efficienza energetica e non per obblighi verso Bruxelles.

    Un esempio per tutti riguardo le aziende energivore:
    Gruppo Arvedi
    Vecchio impianto per produrre lamiera continua in coils
    Lunghezza 1200 m con raffreddamenti intermedi dalla colata al treno di laminazione.

    Nuovo impianto:
    Lunghezza 280 m. Parte dalla colata continua e senza raffreddamenti arriva al treno di laminazione da dove escono i coils.
    Risparmio d’energia rispetto al vecchio impianto pari al 75%.

    Arvedi rischiò parecchio perché le banche, arrivate a 1000 miliardi di lire di crediti chiesero come garanzia anche la sua casa d’abitazione ma alla fine vinse la sfida che si era imposto. Da sottolineare senza alcun becco di quattrino di soldi pubblici a vario titolo.
    Oggi detiene una serie di brevetti e riesce a produrre con costi da sbaragliare tutta la concorrenza.

    Caro Paolo,
    Per ora mi fermo ma dovrò ancora fare le pulci a qualche altra tua affermazione.
    Mandi,
    Renzo Riva

  • Di Renzo Riva (---.---.---.166) 16 novembre 2010 23:48
    Renzo Riva

    L’Italia è nel Mondo la nazione dove più si è investito per l’efficienza energetica e non per obblighi verso Bruxelles bensì perché le nostre aziende andavano fuori mercato per la concorrenza estera che aveva costi energetici mediamente del 30% inferiori.
    Come si dice?
    Necessità aguzza l’ingegno.
    Oggi per le imprese energivore l’energia è il primo elemento di costo.

  • Di paolo (---.---.---.126) 17 novembre 2010 14:05

    OK Riva . 

    ( Intanto mi scuso con Caterina perche’ il suo post e’ scivolato su temi forse diversi dalle intenzioni dell’autore ) 
    A livello industriale non dubito che le nostre aziende , spinte dalla necessita’ che aguzza 
    l’ingegno , siano concentrate sull’ottimizzare l’efficienza energetica . Quindi le produzioni 
    indubbiamente hanno dovuto compensare il differenziale di costo energetico , in termini 
    di soluzioni tecnologicamente avanzate .
    Mi riferivo , ed era meglio specificarlo , a tutto il settore dell’edilizia (civile ed industriale).
    I produttori di laterizio (blocchi) stanno producendo blocchi a setti sottili o con interposto 
    materiale isolante per ridurre le trasmittanze delle pareti opache .
    Le normative ci sono ( UNI EN 1745 e UNI EN ISO 6946) perche’ l’Europa ci ha imposto  
    (direttiva 2002/91/CE ) l’obbligo di riduzione del fabbisogno energetico poi tradotto in D.Lgs 
    192 del 18-8-2005 et succ. dl311 ) . Se era per i nostri governanti eravamo ancora all’anno zero altro che casa passiva .
    Nella finanziaria prossima ventura forse non sara’ rinnovato lo sgravio del 55% sulle ristrutturazioni che consentono il miglioramento dell’indice di efficienza degli edifici esistenti .
    Questo era quello che volevo dire . 
    Vado a vedere i tuoi link .

    ciao - paolo

     

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