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L’incidente del velivolo “rumeno” dell’Alitalia allegoria di questa campagna elettorale

“Che cosa c’entra un incidente aereo con la campagna elettorale?”. “Possibile che in questa Italia si debba buttare tutto in politica?”. Queste alcune delle probabili eccezioni dei lettori alla prima occhiata al titolo.

Brevissimo riepilogo: un Atr 72, bardato con i colori dell’Alitalia, va fuori pista nell’aeroporto di Fiumicino procurando, per fortuna, danni minimi agli occupanti. Il velivolo in questione, pur “vestito” da Alitalia, si scopre essere della Carpatair, una ditta rumena. Ora non di questo si vuole occupare l’articolo, seppure ci sarebbe da domandare ad Alitalia quanto sia corretto farsi pagare il salato biglietto, quasi sempre tra i più onerosi delle Compagnie operanti in Italia, subappaltando poi il servizio ad una Compagnia rumena!

La questione meriterà di essere trattata in altra sede. Quel che interessa, invece, è quanto accaduto subito dopo l’incidente: in un batter d’occhi il logo e i colori dell’Alitalia, oplà, come per magia, spariscono dalla carlinga dell’aereo. Paura del danno d’immagine? Vergogna? Timore delle conseguenze? Forse un po’ di tutto; chissà. Ma la cancellazione dei colori di casa assomiglia troppo al tentativo di cancellazione delle marachelle dei partiti agli occhi degli elettori in vista delle prossime elezioni politiche.

Iniziamo dal più sfacciato, quel Berlusconi che ha portato l’Italia sull’orlo del disastro e oggi prova a riemergere dal fango. Costui cerca di cancellare dalla “carlinga” del PDL le incredibili malefatte dei propri Governi, nonché della sua condotta personale, affidandosi alla scarsa memoria di tanti italiani beoni, tentando anche di recuperare la fiducia di quella quota di profittatori i quali senza di lui rischierebbero di sentirsi orfani.

Inutile commentare le ultime sparate relative al rimborso dell’IMU, dopo averla provocata, giustificata e votata; esempio lampante di una tra le miriadi di “cancellazioni” dalla carlinga. L’aereo del PDL fa fatica a sollevarsi da terra a causa delle eccessive mani di vernice che lo appesantiscono oltre misura. Berlusconi, per coloro che hanno scarsa memoria, è stato colui il quale, più di chiunque, ha aumentato la pressione fiscale, secondo solo a Monti, e ancora una volta ha l’impudenza di volersi riproporre come antitasse-man. Verrebbe da chiedersi se l’uso del Viagra, oltre ad agire su certi muscoli, riesca ad espandere anche la faccia di bronzo!
 
Maroni, da parte sua, non è da meno. Pontifica su tutti gli altri, scientemente immemore delle malefatte della Lega Nord costate agli italiani (a tutti, non solo a quelli del nord), quantità immense di euro: salvataggio della banca “leghista” prossima al fallimento, quote latte, ronde e altre amenità ora cancellate dalla “carlinga” del suo partito, ivi compresi gli innumerevoli casi di corruzione, concussione, appropriazione indebita al vaglio della magistratura. Poveri leghisti per i quali può valere il detto: “più li bastoni, più ti amano”.
 
Monti invece è, tra tutti, il subdolo per eccellenza. Non ha alcuna necessità di sverniciare la propria “carlinga”. Infatti ha sempre usato e abusato di quelle degli altri (vero, Bersani?). Anche lui, però, spendendosi ora in prima persona, non può coprire del tutto le proprie malefatte, per quanto se la tenti. Il Governo da lui presieduto, nella speranza condivisa da molti che resti il primo e l’ultimo, ne ha fatte “d’ogni donde”. Il suo unico vantaggio, come detto, aver agito utilizzando le carlinghe degli altri. Insomma, proprio come Alitalia, sino a poco tempo fa ha operato in leasing. Ma adesso non più. Il gioco è scoperto.
 
Grillo? Ottimo polemista. Come non concordare con le sue denunce? Un attimo… La “carlinga” del M5S appariva immacolata. Poi, a scrostarla, iniziano a comparire simboli strani, tipo Casapound, come anche le più classiche smentite a negare l’innegabile circa sue dichiarazioni rese pubblicamente, poi ancora le prime liste di proscrizione nei confronti dei sindacati e degli organi d’informazione rei questi ultimi di riportare, tra l’altro, i primi accenni di cattiva amministrazione e le prime conseguenti contestazioni. Il contestatore contestato; cosa c’è di meglio per riderci sopra? O, forse, piangerci sopra.
 
Bersani, poveretto, sta tentando anche lui, con le residue forze, di cancellare dalla “carlinga” del PD le scelte sciagurate, tra le obbligate e non, del Governo Monti. Il fatto tragico sta nell’uso di una vernice non coprente. L’elettorato di centro-sinistra riesce a “leggere” attraverso le particelle anche in trasparenza. Ne sia consapevole; se andrà al Governo del Paese non sarà per la sua bravura, ma solo per assenza di alternative serie. Se ne faccia una ragione e si regoli di conseguenza.
 
Sulle carlinghe degli obsoleti Fokker alla Oscar Giannino e simili è inutile sprecare tempo. Chi invece non si preoccupa dei murales dipinti sulla carlinga del proprio Movimento è Ingroia, il quale se ne vien fuori con una polemica a dir poco inopportuna con la sua collega Boccassini all’ormai classico grido di “facciamoci del male”, ben noto a sinistra.
 
Insomma, la carlinga del velivolo rumeno della Carpatair rischia seriamente di rappresentare l’allegoria di questa Italia dalle immense ricchezze culturali, scientifiche, tecniche, imprenditoriali e, non ultima, la capacità d’inventiva, che spesso si svendono per qualche centesimo “bucato” d’utile sull’altare di un mercato drogato, incapace di ragionare e investire sul domani e di una classe politica imbrigliata lungo una pista d’atterraggio resa scivolosa da interessi oscuri, nebbiosi, umidi, ai quali si sottomette per incapacità e i quali, attraverso Monti, finisce per servire.
 

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