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L’imbelle e confuso Pd

 Mentre la popolarità del Governo Berlusconi cresce, Il Partito Democratico rischia di frantumarsi in mille rivoli sotto i colpi delle guerre intestine e delle gaffes marchiane di Walter Veltroni. 

Sarà che è agosto ma sto vivendo un’autentica crisi di coscienza. Non sono più convinto che il Pd esprima e rappresenti il mio pensiero politico. Tutto mi discosta da esso, dalla piccole alle grandi cose. Non mi piace, per esempio, che il Pd, tramite Giovanna Melandri, organizzi una conferenza stampa per protestare contro il taglio dei fondi per l’editoria, che secondo il ministro ombra (ma prezzomolina più che mai) metterebbe in difficoltà cento testate. Non mi piace che il Pd continui a discostarsi dalla gente, che non se non se ne frega nulla dei giornali. I cittadini non sono vacche da mungere per far campare qualche giornalino che non riesce a fare profitto. L’editoria deve essere regolata dal mercato, l’unico arbitro in tutto il mondo. Se lo stato rimborsa i partiti, allora deve evitare di dare contributi ai giornali degli stessi partiti. Così come non dovrebbero più esistere elargizioni di denaro pubblico solo perché tre o quattro parlamentari dichiarano quel giornale come loro riferimento. Di Pietro avrà pure tutti i difetti di questo mondo, ma non si sarebbe nemmeno sognato di avanzare una simile protesta inimicandosi quegli elettori che coi giornali non ci mangiano. Quando c’è da prendere posizione su un tema importante, è il silenzio il miglior alleato del Pd; quando invece si tratta di sparare cazzate il Pd, in pochi mesi, è stato persino capace di eguagliare e superare Bossi & co. O cambiano loro, o cambio io modo di votare. Delle due l’una.

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