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L’elezione di Grasso, un articolo di Der Spiegel e la doppia natura del grillismo

I voti della decina di senatori grillini che hanno contribuito, sabato, all’elezione di Grasso alla presidenza del Senato, hanno provocato la reazione sdegnata del padrone del M5S in persona che ha invitato i “mentitori” a trarre le conseguenze del proprio gesto e dimettersi.

Perché dovrebbero farlo? Perché Grasso è persona indegna? Assolutamente no. Con tanti saluti al pragmatismo che dovrebbe essere tra i tratti distintivi del MoVimento, perché questioni di bieca tattica politica avrebbero imposto loro di votare solo per il candidato del proprio partito e, venuto a mancare questo, scheda bianca. Non contento di aver dato un’altra dimostrazione del proprio cinismo da politicante, Grillo Giuseppe, che, sull’onda del successo appena ottenuto, vorrebbe andare in fretta a nuove elezioni (possibilmente dopo aver costretto PD e PdL a trovare qualche minimo accordo per poter urlare il suo “son tutti uguali”) convinto che al modico prezzo della rovina del Paese, il suo partito potrà lucrare un ulteriore gaudioso 5%, è poi tornato a tuonare contro le regole della democrazia rappresentativa. Il voto dei senatori, ha detto, avrebbe dovuto essere palese, perché gli eletti “devono rispondere delle proprie azioni al popolo”.

Un bel concetto, di straordinaria semplicità e stupidità (chi avesse dubbi su questo, può sempre consultare un qualunque libretto di educazione civica) già espresso a suo tempo dall’altro grande padrone di partito, Silvio B., che proprio grazie ai voti di fiducia palesi ha fatto approvare le peggiori tra le leggi ad personam per cui il suo governo sarà ricordato. Nulla di cui stupirsi; in fondo proprio alla capacità di semplificare le questioni, fondendo senso berlusconiano delle istituzioni e modi bossiani, in una pregevole sintesi del peggio della nostra politica, si deve una buona parte del successo di Grillo (e non a caso tanti dei suoi nuovi elettori sono berlusconiani e leghisti delusi).

Di questa straordinaria capacità grillina di semplificare i problemi, tanto nell’analizzarne le cause, “è colpa di quelli là”, quanto nell’indicarne le soluzioni “basta mandarli tutti a casa”, scrive anche Jan Fleischauer, editorialista di Der Spiegel, già noto da noi per un’infelice battuta su Schettino (un comandante tedesco o inglese, scrisse allora, non si sarebbe mai comportato a quel modo) che, in un articolo dell’edizione on line del suo settimanale, in cui sottolinea il nocciolo antidemocratico che sta al cuore dell’antiparlamentarismo radicale del M5S, ha definito Beppe Grillo né più né meno che “Der gefährlichste Mann Europas”, l’uomo più pericoloso d'Europa. Non solo. Fleischauer, criticando le simpatie che per il già comico genovese prova una parte della sinistra tedesca (certo non candidato cancelliere socialdemocratico Peer Steinbrueck che ha definito lui e Berlusconi due clown), ha fatto proprio il parallelo tra questi e Mussolini già tracciato dal giornalista inglese (e biografo mussoliniano) Nicholas Farrel.

Sbagliano, i due, a mio avviso. Da una parte, il sostanziale ostruzionismo dei grillini in Parlamento fa pensare piuttosto alla Prima Repubblica e ai suoi continui stalli che sfociavano nei soliti, ingloriosi, governi balneari. Dall’altra, Grillo, che sta arrivando quietamente al potere sfruttando la debolezza di un'esausta (e corrotta, e tutto quel che volete) democrazia parlamentare, assomiglia molto di più ad Adolf Hitler. Messianico quanto il führer e quanto lui capace di incendiare le piazze, nel suo furore antiparlamentare non si rivolgerebbe alla Camera usando il condizionale del mussoliniano: "Avrei potuto fare di quest'aula sordida e grigia un bivacco per i miei manipoli". Se potesse trasformarla in altro, lo farebbe immediatamente, e senza la minima esitazione. Quali altre somiglianze tra la nostra Seconda Repubblica e quella di Weimar? La massa di debiti che grava sui bilanci statali, la profonda crisi economica e la sensazione, di tanta parte della popolazione, d'essere in qualche modo stata turlupinata dalla democrazia rappresentativa. Il vecchio Napolitano? Speriamo sia più preveggente, per quel che può, del suo coetaneo Hindenburg.

E i grillini? Brava gente; nazisti a propria insaputa. Che dite? Manca l'odio razziale? Se avete presente le teorie di Grillo sulla cittadinanza "per diritto di sangue", non potete dubitare che stia per arrivare. E temo anche di sapere nei confronti di chi.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.35) 18 marzo 2013 11:05

    Il paragone Italia - repubblica di Weimar è fondato e preoccupante: Helena Janeczek lo ha rappresentato bene nel suo post:
    http://www.nazioneindiana.com/2013/...

    Anche lei sottolinea alcune sgradevoli analogie con il razzismo nazista e con Hitler.

    Io invece sono dubbioso: ho il sospetto che alcune posizioni nichiliste di Grillo abbiano una spiegazione terra terra: non si è mai posto davvero i problemi di governo e adesso si ritrova del tutto impreparato. Preferirebbe lo sfascio semplicemente perchè ne lui nè i suoi sono in grado di gestire una fase costruttiva.

    Comunque, anche in questa mia ipotesi, i rischi non sono affatto trascurabili.

    GeriSteve

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