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L’aria che respiriamo non è buona. I monitoraggi sono solo un alibi?

Civitavecchia – L’aria che respiriamo non è esattamente quella migliore, come conferma puntualmente il rapporto annuale Mal’Aria 2015 di Legambiente. E non stupisce che, nonostante ben 17 centraline di monitoraggio della qualità dell’aria, un territorio come quello di Civitavecchia e comuni limitrofi mostri vistosi problemi per la salute dei cittadini. Sarà l’ozono in eccesso, il PM10 o il peggiore PM2,5, tradotti questi ultimi in invisibili polveri sottili che finiscono nei 20 m3 d’aria al giorno respirati da un essere umano. Ai quali, se non bastasse, si aggiungono anche i metalli pesanti rilevati su un’area costiera, le saline di Tarquinia, documentati dal Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia.

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Roberto Sozzi, ARPA Lazio

A soffermarsi su questi aspetti, in occasione della presentazione del bilancio 2014 e dei progetti per il 2015, è il presidente dell’Osservatorio AmbientaleGiovanni Marsili, direttore del Reparto di Igiene dell’Aria dell’Istituto Superiore di Sanità, sicuramente un’autorità in materia. L’Osservatorio è però da tempo oggetto di non poche critiche perché basa le sue attività sui finanziamenti che Enel Produzione elargisce in base a un accordo del 2003 con il Comune di Civitavecchia e altri limitrofi, conseguente alla trasformazione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Torre Valdaliga Nord.

Marsili, pone interrogativi “esistenziali”: si possono eliminare o ridurre gli inquinanti? Possiamo evitare di respirare? E se i livelli di ozono cambiano con il variare delle condizioni meteo, come intervenire?

Tutte domande che pongono altri quesiti: chi è il responsabile delle emissioni? Il traffico veicolare, oppure il porto che pur non citato è ai vertici dei traffici nel Mediterraneo o la centrale a carbone?

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SODAR, apparecchiatura Sound Detection and Ranging (ISAC-CNR)

La risposta più ragionevole è per buona parte contenuta in un dato numerico: 4.500.000. Sono infatti quattro milioni e mezzo le tonnellate di carbone bruciate ogni anno dall’impianto Enel di TVN e consentite da un’Autorizzazione Integrata Ambientale, sottoscritta nel 2013 dall’ex sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei.

Il numero per quanto enorme, potrebbe però nascondere ulteriori effetti collaterali quali la CO2, le migliaia di tonnellate di scorie e le polveri emesse dal camino: 160 tonnellate/anno.

Non è quindi un caso se gli epidemiologi del DEP Regione Lazio studino da anni cancri e altre patologie in crescita nell’area di Civitavecchia in un trend difficilmente arrestabile alle condizioni attuali.

Eppure Giovanni Marsili, come altri ricercatori dell’ISS o dell’ARPA Lazio chiamati al capezzale di un paziente cronico, sembra considerare l’inquinamento un fattore ormai consolidato, connesso con la crescita economica e di cui non si può fare a meno. Basterà capire con la maggiore accuratezza possibile quali e quanti inquinanti cadono su un territorio dove, visto che i limiti alle emissioni sono una garanzia ritenuta sufficiente, per sopravvivere magari con qualche accorgimento in più rispetto al passato.

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Risultati attesi dalla ricerca

Nel futuro si farà sempre più ricerca mirata a elaborare modelli previsionali di supporto ai decisori politici e alla popolazione per evitare inutili esposizioni agli inquinanti. Insomma ci si avvicinerà a qualcosa di simile al consiglio di munirsi di un ombrello quando le previsioni meteo parlano di pioggia. Il più convinto assertore di questo percorso è Roberto Sozzi, responsabile Divisione Atmosfera e Impianti dell’ARPA Lazio, che ha allo studio la realizzazione di un modello in grado di prevedere con un anticipo di quattro o cinque giorni gli eventi di inquinamento atmosferico e le situazioni più a rischio e, in funzione della diversa dispersione degli inquinanti, indicando, con un sufficiente grado di probabilità, anche le aree urbane più compromesse da evitare.

Per ottenere qualche risultato tangibile, l’Osservatorio Ambientale ha messo in campo un poderoso lavoro di analisi oltre che dell’aria anche del territorio e dell’ambiente costiero. Sarà realizzata una rete deposimetrica con tre stazioni e verrà utilizzata una strumentazione di ultima generazione, come il SODAR (Sound Detection and Ranging) in dotazione all’Istituto per l’Atmosfera ed il Clima del CNR e già utilizzato nel Programma nazionale di ricerche ISAC in Antartide.

Desta qualche sorpresa il poco spazio concesso alla ricerca locale. Per il 2015, tra i partner scientifici dell’Osservatorio ambientale non figura il DEB dell’Università della Tuscia, presente a Civitavecchia con una sede di ricerca e da anni impegnato in programmi di biomonitoraggio su sostanze assorbite dall‘ambiente o nella valutazione di esposizione precoce ad agenti mutageni in una particolare specie di pesce presente nelle acque salmastre delle Saline di Tarquinia.

Se non si possono mettere in dubbio le buone intenzioni del presidente dell’Osservatorio Ambientale o i modelli previsionali di Roberto Sozzi, è anche vero che difficilmente serviranno a esorcizzare l’allarme della popolazione dell’area sulle responsabilità delle non poche sorgenti inquinanti e sui prevedibili effetti futuri sulla salute.

E a testimonianza di un’attenzione sempre più estesa su questi temi, si può ricordare il progetto di epidemiologia popolare Epicentro, condotto nel 2014 dall’associazione A Sud e, un mese fa, l’esordio di Piazza 048 (codice di esenzione per patologie tumorali), un’associazione di cittadini che, come dichiarano gli organizzatori, intende rivolgere “un monito alla popolazione affinché prenda coscienza delle decisioni che negli anni ci hanno condotto ad essere al vertice delle statistiche fra le città con il più alto numero di incidenza per le patologie tumorali”.

Per cambiare direzione, oltre un osservatorio, servirebbe una politica energetica meno “fossile” e lungimirante e un cambiamento sensibile nella formazione, a partire dalla scuola. I cambiamenti climatici non sono infatti un'invenzione ma un dato ormai non più ignorabile con cui il pianeta dovrà fare i conti.

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