L’accordo sul pubblico impiego è una presa in giro

Si complica il confronto tra Cgil, Cisl e Uil: a tre mesi dall'insediamento del nuovo leader di Corso Italia ieri la spaccatura tra i sindacati si è resa ancora più evidente con uno scambio di accuse pesanti tra Susanna Camusso e Raffaele Bonanni a seguito dell'accordo separato sul salario di produttività nel pubblico impiego. Sembra quindi sfumata la speranza di un riavvicinamento a breve tra le confederazioni soprattutto con l'obiettivo di mettere a punto una proposta comune sulla rappresentanza sindacale da discutere successivamente con le controparti imprenditoriali e poi con il Governo.
La luna di miele è stata brevissima, appena pochi giorni: nel discorso di insediamento Camusso lo scorso 3 novembre aveva affermato la necessità di “riprendere il filo del dialogo” con gli altri sindacati e il numero uno della Cisl, Bonanni si era detto convinto dell'importanza dell'unità sindacale e dell'auspicio che questa si ricostruisse con la nuova leader. Ma già dal 5 novembre, con l'incontro dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne con i soli segretari di Cisl e Uil l'incanto si è rotto e la polemica è rimasta sempre accesa, come con il suo predecessore, Epifani negli ultimi mesi del mandato.
Oggi Camusso ha detto il suo primo no a un accordo con il Governo a palazzo Chigi e il suo commento è stato tranchant: “è una presa in giro per i lavoratori”, - ha detto scendendo in conferenza stampa da sola. Cisl e Uil - ha aggiunto – “corrono in soccorso al Governo che è un po' claudicante”. Bonanni si è detto “irritato e dispiaciuto” per le parole del segretario generale della Cgil e ha parlato di “linguaggio che alimenta il clima di violenza e intimidazione verso Cisl e Uil”. Lo strappo di oggi segue comunque mesi difficili per i rapporti tra le organizzazioni con gli accordi senza la Cgil sugli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Mirafiori, la battaglia sul referendum, con l'accordo sulle deroghe al contratto dei metalmeccanici e soprattutto sull'intesa che ormai ha compiuto due anni sulla riforma del modello di contrattazione. Ma se la strada sulla rappresentanza resta tutta in salita così come quella dei rapporti nelle categorie dei metalmeccanici e dei lavoratori pubblici (che però insieme rappresentano oltre cinque milioni di lavoratori dipendenti) negli altri settori i rapporti restano saldamente unitari con la firma comune della grande maggioranza dei rinnovi dei contratti di categoria (l'ultimo lo scorso 28 gennaio per il legno). E’ incomprensibile l’atteggiamento di Cisl e Uil.
In effetti l’accordo sul salario di produttività nel pubblico impiego non era accettabile, considerando soprattutto che il Governo ha da mesi realizzato provvedimenti che tendono a penalizzare quella categoria, imponendo di fatto un blocco nelle remunerazioni. Evidentemente ha ragione Susanna Camusso: i segretari di Cisl e Uil intendono contribuire a sostenere un Governo che, per i noti motivi, è in chiara difficoltà e che, in primo luogo, non ha adottato nessun intervento di politica economica tendente a favorire la ripresa economica (anzi i provvedimenti nei confronti del pubblico impiego vanno in direzione opposta).
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