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L’Unione europea accetta la chiusura delle frontiere spagnole ai romeni

I Popolari spagnoli, oggi all’opposizione alle Cortes, hanno stigmatizzato la decisione del Commissario dell’Unione europea all’occupazione ed agli affari sociali, l’ungherese Lazlo Andor, di avvallare la richiesta della Spagna.

"Non è colpa dei lavoratori romeni, come subdolamente cerca di insinuare nei suoi connazionali il Premier Luis Zapatero, se la Spagna è la nazione che più di ogni altra in Eurolandia presenta un tasso di disoccupazione drammatico. Zapatero non deve nascondersi dietro ad un dito: la crisi economica globale è stata gestita malissimo dal governo socialista da lui guidato e, se oggi il 20% degli spagnoli attivi si trova senza lavoro e questa percentuale sale addirittura al 45% tra i giovani, la colpa è esclusivamente sua. E' bene che gli spagnoli si ricordino questi concetti nel prossimo autunno quando nel Paese ci saranno le elezioni politiche anticipate. La decisione, avallata dalla Commissione europea, di applicare la chiusura della frontiere ispaniche solo nei confronti dei lavoratori romeni e di mantenere, invece, la totale libera circolazione nei confronti dei bulgari è una decisione chiaramente discriminatoria e razzista che nasconde il pericolo di indicare come una delle principali cause della crisi nel mondo del lavoro della vecchia Europa proprio l’ingresso della Romania nell’Unione europea. Questi sono oggi i socialisti spagnoli: dei cinici populisti e demagoghi". 

Con queste durissime parole, qualche giorno fa a Madrid, i Popolari spagnoli, oggi all’opposizione alle Cortes, molti imprenditori del paese iberico e anche le associazioni degli immigrati romeni hanno stigmatizzato la decisione con la quale il Commissario dell’Unione europea all’occupazione ed agli affari sociali, l’ungherese Lazlo Andor, ha avvallato la richiesta della Spagna di utilizzare la clausola di salvaguardia prevista nel trattato di adesione di Bulgaria e Romania all’Unione europea e di interdire l’ingresso nel Paese ad ogni romeno che intenda stabilirvisi per motivi di lavoro. Tale chiusura potrà durare al massimo sino al 31 dicembre dell’anno prossimo.

Nei confronti dei cittadini bulgari, invece, la Spagna continuerà ad assicurare il diritto alla libera circolazione per motivi di lavoro.

La Spagna – a seguito del crollo dell’industria delle costruzioni, vero e proprio pilastro della sua economia – infatti presenta ad oggi una percentuale di disoccupazione pari al 20% che, se si considerano solamente i giovani, si impenna al 45%. In Spagna risiedono legalmente circa 850.000 romeni, sono la maggiore comunità straniera della Nazione, e tra di loro, in gran parte proprio impiegati nell’edilizia, la percentuale di disoccupati raggiunge ben il 30%.

Profondamente colpiti dalla crisi del settore dell’edilizia, in cui la maggior parte di loro era impiegata, dal primo agosto scorso i cittadini europei provenienti dalle parti di Bucarest non potranno neanche più trovare ingaggio in agricoltura dove al loro posto lavoreranno extra - comunitari, come i tanti magrebini e sudamericani, oppure polacchi e bulgari.

Secondo i socialisti spagnoli, infatti, è da addebitarsi proprio alla grande immigrazione conseguente all’ingresso della Romania nell’Unione europea lo sconquasso del mercato del lavoro nazionale che ha portato ad una percentuale record di disoccupati.

Le teorie zapateriste sui romeni comunque stanno facendo breccia presso altri governi nazionali dell’Unione europea. Già l’Olanda e, forse, la Danimarca, la Finlandia e la Svezia, cui potrebbe accodarsi la Francia, stanno predisponendo la chiusura delle proprie frontiere, salvo che in casi eccezionali, ai lavoratori romeni, ma in questi ultimi casi almeno, affinché non si possa parlare di discriminazione razziale, anche per i bulgari dovrebbero operare le medesime misure di salvaguardia.

In Spagna, invece, la sinistra al governo, come sottolinea il Partito Popolare all’opposizione, in vista delle elezioni politiche generali di novembre, ha preferito riservare lo stato di paria dell’Unione solamente ai romeni. "Si badi bene, i socialisti non vogliono nel nostro Paese non solo i Rom, ma tutti i cittadini provenienti da quello Stato neo - comunitario", affermano scandalizzati i liberal- democratici iberici che osservano come questa non sia "una misura di ordine pubblico ma esclusivamente di salvaguardia nazionale dettata da meri calcoli di bottega": fu proprio Zapatero due anni fa a spalancare le porte della Spagna ai romeni che allora definiva come "elementi indispensabili per la crescita del Paese". Oggi che non è più così, ha deciso di cambiare radicalmente rotta, dimostrando tutta la confusione mentale in cui si trova un partito, quello socialista, di fronte alla più grave crisi economica del dopoguerra.

Per Diana Dinu, presidente dell’Associazione nazionale spagnola degli imprenditori stranieri, il blocco "non risolve i problemi e le rigidità del mercato del lavoro spagnolo e raggiunge il solo risultato di mettere sotto accusa i romeni". Le misure adottate a Madrid, e ratificate dal Commissario ungherese a Bruxelles (fra ungheresi e romeni corre notoriamente cattivo sangue), sono state accolte con esecrazione a Bucarest ed anche se il ministro romeno al lavoro Sebastian Lazaroiu, fortemente criticato dall’opposizione liberal - socialista per non aver ottenuto alcunché durante un recente incontro con il Premier iberico, ha affermato di comprenderle. Il Ministro degli Esteri Teodor Baconschi non esita a bollarle come “discriminatorie” e già pensa di ricorrere al prossimo Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea con l’obiettivo di costringere la Spagna a ritirarle o, almeno, a estenderle anche ai vicini bulgari cioè all’altra Nazione europea soggetta per trattato alle Norme di Salvaguardia.

Il timore di Baconschi, che cioè nella recentissima Finanziaria ”lacrime e sangue” italiana avesse potuto far capolino una norma analoga, è stato ieri completamente fugato da Roma tanto che stamattina nella Bucarest dei palazzi del potere, ivi compresi quelli occupati dalle opposizioni, si indica il Premier italiano Silvio Berlusconi come "un vero amico della Romania, una persona onesta e seria" contrapponendolo al populista Zapatero. Potenza di certe catarsi! C’è da aggiungere, tra l'altro, che già oggi quasi i due terzi dei Parlamentari romeni stanno pensando comunque a misure di ritorsione verso questo atto discriminatorio ratificato dall’Unione europea contro il loro Paese. Stanno pensando cioè di bloccare la Legge di ratifica sull’ingresso della Croazia nell’Unione almeno sino al primo Gennaio 2014, data di cessazione delle Norme di salvaguardia previste dal trattato di adesione di Bucarest alla Confederazione a ventisette: "Perché quando i governi europei di centro - destra adottano misure dure contro i Rom la solerte Commissaria Cecilia Malstroem interviene affermando che quando è troppo è troppo, mentre ora che ad essere discriminati ed additati al ludibrio generale da parte di un governo di sinistra sono tutti i romeni, Bruxelles tace e ratifica?" si chiedono indignati. 

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