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L’Onu e l’impegno contro le leggi anti-blasfemia

Le leggi an­ti-bla­sfe­mia, in spe­cial modo nei paesi isla­mi­ci e orien­ta­ti verso la teo­cra­zia, col­pi­sco­no pe­san­te­men­te i non cre­den­ti. Seb­be­ne ciò non abbia la dovuta vi­si­bi­li­tà sui media. Come ri­scon­tra­to in di­ver­si casi, atti che ven­go­no con­si­de­ra­ti of­fen­si­vi verso la re­li­gio­ne o anche solo la pub­bli­ca­zio­ne di cri­ti­che laiche, sono og­get­to di non solo di pro­te­ste vio­len­te ma anche della legge.

 

Una si­tua­zio­ne che ci­cli­ca­men­te esplo­de, già messa in evi­den­za dal­l’I­heu, or­ga­niz­za­zio­ne che riu­ni­sce le as­so­cia­zio­ni di non cre­den­ti e di cui fa parte anche l’Uaar in rap­pre­sen­tan­za del­l’I­ta­lia. Pro­prio l’In­ter­na­tio­nal Hu­ma­ni­st and Ethi­cal Union aveva in sede Onu chie­sto la con­dan­na dei paesi che pro­muo­vo­no la vio­len­za re­li­gio­sa, in­vo­ca­to la difesa della li­ber­tà di espres­sio­ne e chie­sto l’abo­li­zio­ne delle leggi an­ti-bla­sfe­mia, che co­sti­tui­sco­no un pe­san­te vulnus alla li­ber­tà di co­scien­za non solo per atei e agno­sti­ci ma anche per le mi­no­ran­ze re­li­gio­se. Tu­te­la­re il sacro dan­do­gli pri­vi­le­gi le­gi­sla­ti­vi, come fa­ce­va­mo notare, è la ri­cet­ta peg­gio­re per fer­ma­re le guerre di re­li­gio­ne. Non è un caso che negli ap­pel­li e nelle ini­zia­ti­ve come quello del laico Center for In­qui­ry si voglia di­fen­de­re sia i non cre­den­ti, sia i cre­den­ti di varie re­li­gio­ni col­pi­ti da nor­ma­ti­ve il­li­be­ra­li.

Ap­pel­li che tro­va­no sempre più ascol­to nelle Na­zio­ni Unite. Tanto che il re­la­to­re Onu per la li­ber­tà di re­li­gio­ne e cre­den­za al Con­si­glio per i di­rit­ti umani Onu, Heiner Bie­le­feldtha messo in guar­dia in un re­cen­te report su come le leggi che ren­do­no reato l’a­po­sta­sia e le “offese” alle figure re­li­gio­se ven­ga­no usate per vio­la­re i di­rit­ti umani. E su quanto ciò riduca pe­san­te­men­te la li­ber­tà di parola.

In paesi come l’A­ra­bia Sau­di­ta e il Pa­ki­stan sono tut­to­ra reati apo­sta­sia, bla­sfe­mia e pro­se­li­ti­smo. Ma anche in alcuni paesi eu­ro­pei sono tut­to­ra in vigore, seb­be­ne quasi mai ap­pli­ca­te. Di­cia­mo quasi perché, come di­mo­stra­no i casi di Manlio Pa­do­van in Italia o Phi­lip­pos Loizos in Grecia, c’è po­ten­zial­men­te il ri­schio.

Bie­le­feldt è tra l’al­tro un pro­fes­so­re e teo­lo­go cat­to­li­co ma fa con­si­de­ra­zio­ni simili a quelle del­l’I­heu, con­sa­pe­vo­le della pe­san­te di­scri­mi­na­zio­ne cau­sa­ta dalle leggi an­ti-bla­sfe­mia. Non è dello stesso avviso, almeno in Italia, il gior­na­le dei ve­sco­vi Av­ve­ni­re che pur pro­muo­ve da tempo una giusta e me­ri­to­ria ini­zia­ti­va che chiede la li­be­ra­zio­ne di Asia Bibi, cat­to­li­ca con­dan­na­ta a morte per bla­sfe­mia in Pa­ki­stan.

Anche l’Uaar au­spi­ca la fine delle leggi che si ac­ca­ni­sco­no contro coloro che ven­go­no eti­chet­ta­ti come “bla­sfe­mi” e chiede la li­be­ra­zio­ne della donna, alla cui triste storia ha dato anche spazio. Di con­ver­so però la Chiesa cat­to­li­ca non chiede l’a­bo­li­zio­ne delle leggi sul vi­li­pen­dio e sulla be­stem­mia, pre­fe­ren­do man­te­ne­re in Italia come al­tro­ve una tutela pri­vi­le­gia­ta. I loro fedeli anzi se ne av­val­go­no per chie­de­re la con­dan­na di atei che si li­mi­ta­no ad af­fer­ma­re che Dio non esiste, au­to­re­vol­men­te spinti dalle più alte ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che. Come quando il car­di­na­le Angelo Ba­gna­sco ha lan­cia­to l’a­na­te­ma contro lo slogan Uaar sugli au­to­bus, cosa che ha por­ta­to alla cen­su­ra.

In­vi­dia cle­ri­ca­le per le co­sti­tu­zio­ni dei paesi a mag­gio­ran­za mu­sul­ma­na fon­da­te sulla sharia

Vale la pena di ri­cor­da­re poi l’at­ti­vi­smo con­fes­sio­na­le degli ultimi due mi­ni­stri degli Esteri, Franco Frat­ti­ni e Giu­lia­no Terzi di San­t’A­ga­ta, che hanno tro­va­to spazio e plauso sui gior­na­li cat­to­li­ci. Il primo chie­de­va ad­di­rit­tu­ra la santa al­lean­za tra re­li­gio­ni contro atei­smo, ma­te­ria­li­smo e re­la­ti­vi­smo dalle co­lon­ne dell’Os­ser­va­to­re Romano. Il se­con­do, quando scop­piò il caso delle vi­gnet­te sa­ti­ri­che sul set­ti­ma­na­le fran­ce­se Char­lie Hebdo e della dif­fu­sio­ne del film an­ti-Mao­met­to The In­no­cen­ce of Mu­slims, si schie­rò contro le “offese” alla re­li­gio­ne. Più re­cen­te­men­te ha la­men­ta­to la scarsa at­ten­zio­ne del­l’Eu­ro­pa alle radici cri­stia­ne e alle per­se­cu­zio­ni contro i fedeli; dalle sue di­chia­ra­zio­ni si per­ce­pi­va una certa in­vi­dia cle­ri­ca­le per le co­sti­tu­zio­ni dei paesi a mag­gio­ran­za mu­sul­ma­na fon­da­te sulla sharia.

Pro­prio di questi giorni l’en­ne­si­mo scon­cer­tan­te epi­so­dio di in­tol­le­ran­za re­li­gio­sa. Una folla di mu­sul­ma­ni ve­ner­dì scorso ha messo a ferro e fuoco il quar­tie­re cri­stia­no della Joseph Colony a Lahore, di­strug­gen­do nu­me­ro­se abi­ta­zio­ni e co­strin­gen­do cen­ti­na­ia di fa­mi­glie alla fuga. La vio­len­za è scop­pia­ta dopo che un gio­va­ne cri­stia­no è stato ac­cu­sa­to da alcune per­so­ne di re­li­gio­ne isla­mi­ca di aver pro­nun­cia­to offese contro il pro­fe­ta Mao­met­to, du­ran­te una lite pri­va­ta. Le forze del­l’or­di­ne sono in­ter­ve­nu­te pure per ar­re­sta­re l’uomo ac­cu­sa­to con un pre­te­sto, per pla­ca­re le pro­te­ste.

Non in­se­gna­no nulla le di­scri­mi­na­zio­ni che su­bi­sco­no i cri­stia­ni nei paesi isla­mi­ci, basate per l’ap­pun­to sulle leggi an­ti-bla­sfe­mia? Forse in­se­gna­no loro che l’at­teg­gia­men­to li­ber­ti­ci­da di paesi a guida isla­mi­sta va co­pia­to, come del resto ac­ca­de­va nel­l’Eu­ro­pa me­die­va­le e con­tro­ri­for­mi­sti­ca, ma anche tra i pro­te­stan­ti. Ecco perché la Chiesa cat­to­li­ca vuole, nei paesi in cui i suoi fedeli sono ancora mag­gio­ran­za, man­te­ne­re la tutela penale del sen­ti­men­to re­li­gio­so. E fa niente se in altri paesi l’ap­pli­ca­zio­ne del me­de­si­mo prin­ci­pio porta alla per­di­ta di vite umane. La coe­ren­za non è di questo mondo (re­li­gio­so). Spe­ria­mo lo sia invece al­l’O­nu e che le pres­sio­ni delle Na­zio­ni Unite — no­no­stan­te l’at­ti­vi­smo so­prat­tut­to dei paesi isla­mi­ci per san­ci­re a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le il reato di bla­sfe­mia — por­ti­no pro­gres­si­va­men­te i sin­go­li paesi a met­te­re da parte queste leggi. E, in­sie­me ad esse, un pe­rio­do nero della storia umana.

 

 

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