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L’Onu: «Manning trattato in modo crudele, inumano e degradante»

Ed Pilkington sul Guardian riporta i risultati di un’inchiesta dello special rapporteur dell’Onu per le torture, Juan Mendez, sul trattamento subito in carcere dalla presunta fonte di WikiLeaks, Bradley Manning. Questa la conclusione sulla situazione patita dall’ex analista dell’intelligence, affidata al quotidiano londinese:

«Concludo che 11 mesi in condizione di isolamento (nonostante il nome dato al suo regime di carcerazione dalle autorità) costituiscono come minimo un trattamento crudele, inumano e degradante in violazione dell’articolo 16 della convenzione contro la tortura. Se gli effetti in termini di dolore e sofferenze inflitte a Manning fossero più gravi, potrebbero costituire tortura»

Nell’addendum Mendez scrive di aver più volte chiesto di poter intrattenere una conversazione privata con Manning (come nelle sue facoltà), ma che il governo degli Stati Uniti si è ripetutamente opposto, dicendosi disponibile solamente a colloqui che potesse «monitorare».

Secondo Mendez, inoltre, le autorità statunitensi avrebbero giustificato il ricorso all’isolamento per quasi un anno chiamando il suo regime carcerario non «solitary confinement» ma «prevention of harm watch». Tuttavia, prosegue, «non hanno offerto dettagli quali danni si stavano cercando di prevenire».

Invece di dire frettolosamente che Manning «ha violato la legge» e condurre una guerra senza precedenti ai whistleblower, Obama avrebbe più di qualcosa da spiegare.

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