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L’Italia vive il suo stato particolare nell’esempio regionale ed agrigentino

Le contraddizioni e la politica degli equivoci possono essere superate solo attraverso una fase di transizione dentro la quale prevalga l’interesse generale del Paese,

Convengo con l’on. Mannino che, allo stato, l’alternativa a questo governo non è pronta ma l’arbitro non è Berlusconi ma il Presidente della Repubblica.
 
La maggioranza di centrodestra, oggi, è costituita da quel che resta del PdL e della Lega Nord: maggioranza risicata soggetta ad una navigazione a vista.
 
Il nuovo raggruppamento politico Futuro e Libertà ha rivendicato per sé una piena autonomia di giudizi sugli atti governativi che, di volta in volta, saranno presentati al Parlamento: autonomia significa, quindi, distacco dalla maggioranza costituita nella fase elettorale.
 
A questo governo la critica (oltre che legittima, doverosa) parte dalla dimostrazione che esso ha dato nel suo carattere antimeriodionalista ed a trazione Lega. I fatti più dimostrativi di questo posizionamento “padano” sono dati dal blocco di tutti i finanziamenti annunciati e congelati riguardanti le aree meridionali e la Sicilia, così come la filosofia di una finanziaria che ha previsto - in 3 anni - il collasso definitivo degli EE.LL.dell’Italia del sud.
 
Questi ultimi aspetti avrebbero dovuto incontrare una netta opposizione da parte della deputazione nazionale dell’ex Forza Italia che ha, in Agrigento come in Sicilia, uomini con responsabilità di governo alte e decisive: senza l’acquiescenza e la subalternità dei senatori e deputati del meridione, della Sicilia, di Agrigento mai la linea di politica economica dell’asse Berlusconi-Tremonti-Bossi avrebbe potuto trovare in Parlamento i voti per passare.
 
Sono d’accordo con l’on. Mannino sul fatto che il Paese si trova prigioniero di “un sistema istituzionale ibrido” e che Berlusconi è fortemente tentato, insieme a Bossi, di prendere la scorciatoia delle elezioni anticipate per annientare titubanze, riserve e osservazioni interne nonché l’attuale rappresentanza di Futuro e Libertà conquistando, con tutti i mezzi di cui dispone, una forma “moderna” di democrazia autoritaria.
 
Ma, per fortuna, l’arbitro non è affatto il Presidente del Consiglio né il separatista Bossi ma il Presidente della Repubblica a cui la Costituzione affida il diritto ed il potere di valutare o meno il ricorso anticipato alle urne.
 
Condivido la posizione di Casini il quale, dopo aver preso atto del’implosione della maggioranza relativa e di fronte all’autunno che pericolosamente è davanti a questi giorni sul piano finanziario e della scadenza dei titoli di stato, “lavora” per tutelare il Paese da speculazioni di tipo greco, attraverso un governo di transizione che esalti il sentimento più alto della responsabilità nazionale a tutela del sistema-Paese e persino delle stesse Istituzioni costituzionali.
 
L’Italia vive il suo stato particolare nell’esempio regionale ed agrigentino dove le maggioranze espresse dall’elettorato sono evaporate o, comunque, sono messe a soqquadro al loro interno: vedi il governo Lombardo, vedi il nascente Patto per il territorio.
 
Le contraddizioni e la politica degli equivoci possono essere superate solo attraverso una fase di transizione dentro la quale prevalga l’interesse generale del Paese, della Sicilia e della provincia di Agrigento.
 
Solo dopo vengono le nuove formazioni a destra, a centro ed a sinistra: sta qui la chiave di tutto e, per tutti noi “drogati di politica” l’astinenza rispetto a logiche di potere e di gruppi non può produrre crisi d’identità, semmai fortifica il senso di una politica che guarda alla persona, alla famiglia, alla collettività prima ancora che agli interessi personali e di rappresentanza politica.
 
Perché prima di tutto viene l’Italia, la Sicilia, Agrigento.
 
Nel mio piccolo e spero nel piccolo di ognuno di noi, questo è il solo orizzonte che dà dignità al nostro impegno sociale.
 
 

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