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L’Italia medaglia d’oro di cialtroneria

Non è una novità che gli italiani siano notevolmente riluttanti a pagare le tasse. Dopo queste olimpiadi lo saprà tutto il mondo.

Nel paese più potente al mondo, gli Stati Uniti, ai vincitori delle medaglie d’oro come premio vanno circa 17 mila euro. Nella sgangherata Italia inflazionata e in recessione, gli sportivi guadagnano 140 mila euro. Nel paese più capitalista del mondo, sempre gli Stati Uniti, anche gli sportivi non si sottraggono a questa regola ma fino a quando non gareggiano orgogliosi per la bandiera a stelle e strisce. Dopo la finale dei 100 mt lo statunitense giunto terzo ha detto di essere comunque orgoglioso di aver corso per la nazione. Viceversa, l’italiano giunto secondo in una gara di tiro al volo, D’Aniello, non ha trovato di meglio che lamentarsi per le troppe tasse che gravano sui premi ai medagliati. Dopo di lui a ruota lo hanno seguito tutti gli altri e il presidente del Coni si è lasciato scappare un “si può fare” circa la riduzione delle tasse sui premi. Poi ha rettificato dopo molte ore sostenendo che anche gli sportivi devono pagare le tasse (come i poveri cristi) e che al limite il Coni procederà al raddoppio dei premi: 280 mila euro per una medaglia d’oro. Che poi diventeranno molti di più visto che una medaglia alle olimpiadi porta in dote una notevole visibilità mediatica che è sempre foriera di lauti guadagni. La giustificazione del raddoppio dei premi sarebbe quella del “lustro” che gli atleti portano all’Italia. Eppure non sono scienziati scopritori di cure contro il cancro o eroi di guerra. Sono semplici atleti; anzi se vogliamo sono anche piuttosto scarsi visto che il nuotatore statunitense Phelps da solo ha vinto più medaglie d’oro dell’intera spedizione olimpica italiana. Con la differenza che Phelps non ha chiesto di pagare meno tasse.

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