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L’Europa di fronte a un bivio

I rigoristi di Bruxelles se ne devono fare una ragione,la gente dell’Europa, la sorte delle banche, non può prevalere sulla sorte degli uomini, sulle loro scelte politiche, sul loro diritto alla sopravvivenza fisica ed economica. La vita e le necessità delle persone valgono di più della quadratura dei conti, le scelte politiche del popolo valgono di più delle scelte burocratiche.

Questa è l’indicazione politica, che ci viene dalla Grecia e dalla vittoria di Tzipras.

Il problema è con quale politica, con quali risorse, e con quali alleanze, questa indicazione, può tradursi, in sede UE, in una iniziativa concreta.

Intanto occorre prendere atto che la linea politica dell'austerità, ha fallito tutti gli obiettivi che la giustificano: la riduzione del debito il rilancio dell'economia reale, l'aumento della occupazione. E per di più non è stata equanime, ha favorito alcuni stati e danneggiato altri,ha avvantaggiato alcune classi, e colpito altre.

Insomma il rigore finanziario, ha impoverito interi paesi,e accentuato lo squilibrio tra gli Stati ,e all’interno di ciascun Stato, tra le classi.

Per superare questa anomalia, non basta una maggiore flessibilità delle regole del rigore, per una maggiore crescita.

Superare l’austerity, significa coordinare la politica finanziaria,fiscale e industriale dei vari stati, per procedere a marce forzate verso una politicizzazione dell’Europa.

Sono troppi i fatti oggettivi che spingono in questa direzione.Le vicende connesse alla costituzione del califfato, la questione ucraina, la stessa questione mare nostrum... reclamano un ruolo della UE nella politica estera e dell'immigrazione. La presenza di 22 paradisi fiscali che infrange il rapporto equilibrato tra stati,drenando risorse da alcuni paesi europei a favore di altri richiede una politica fiscale comune.

Questo i fatti, ma poi esiste la volontà politica degli stati egemoni a lasciare le cose cosi come stanno.

Per contrastare questa volontà è necessario formare un sistema di alleanze tra i paesi interessati a ridimensionare il rigore finanziario e a riorganizzare la zona euro. Il rischio è che tutto sì risolva nella ristrutturazione del debito greco che peraltro impatterà con la forza politica dei paesi contro interessati alla sua riduzione. Se questa operazione andrà in porton l’Italia perderà 40 miliardi, la Germania 60, l’Olanda 20, la BCE 17.

Ma il vero ostacolo alla riorganizzazione della zona euro è la grande intesa tra PPE e PSE. In questa santa alleanza c’è tutta la difficoltà di farla finita con l'austerity, con la quadratura dei conti, che sta distruggendo l'economia reale dell'Europa.

I due partiti,hanno votato insieme l’80 % dei provvedimenti del parlamento europeo. Insieme hanno sostenuto il il fiscalcompact, e lo strapotere della troika finanziaria, sulla sovranità degli Stati come Grecia e Italia. Il PPE, è sostenitore palese dell’austerity,il PSE, di giorno invoca la crescita, ma di notte appoggia l’austerity. Ed è ben difficile che i due partiti possano scostarsi da questa linea, che ha avuto una conferma elettorale, con la vittoria della destra moderata e di quella sinistra che utilizza le ricette della destra.

E allora, c'è il rischio che tutto sì risolva nella concessione a Tziparas, di rinegoziare un poco il debito, di ottenere una sua dilazione.

Ma se fallisce Tzipras fallisce l’Europa. La Grecia va fuori dall’euro e pagherà in dracme senza valore i propri debiti. E’ conveniente per i paesi creditori? E non è forse un’operazione suicida per le economie dei paesi europei, proseguire nella linea, rivelatasi fino ad oggi fallimentare, di pagare il debito con l’austerity?

E d’altra parte, enorme è il rischio politico per la probabilità che i partiti euroscettici, crescano, e in particolare Alba dorata, un partito neonazista nel cuore del vecchio continente.

L'Europa è di fronte ad una bivio: o supera l'austerity, diventa Europa politica, e sopravvive o persevera nella poltica del rigore finanziario e muore.

 

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